04 luglio 2007
Si allarga il fronte contrario alla demolizione del complesso carcerario di via Pilati a Trento. Anche il FAI, dopo Italia Nostra, dice no alla distruzione delle carceri in via Pilati, prevista nei progetti della Provincia che su quell'area vuole realizzare il polo giudiziario. Il progetto prevede la salvaguardia dell'edificio del Tribunale mentre le vicine carceri, compresa la chiesa, verranno abbattute.
"Trento non può distruggere un elemento organico ed essenziale che fa parte di un progetto integrale perciò indissolubile sotto il profilo funzionale ed estetico". A parlare è la Presidente della sezione trentina del FAI, la Professoressa Giovanna degli Avancini, che nei giorni scorsi ha incontrato l'assessore Margherita Cogo per chiedere ufficialmente alla Provincia di fare retromarcia.
Commenta la Presidente: "Il Palazzo di Giustizia con il complesso delle Carceri fu costruito tra il 1876 e il 1881 per volontà dell'Amministrazione Austriaca la quale aveva voluto questa associazione unitaria tra Tribunale e Carceri per due motivi: massima sicurezza nell'occasione del trasferimento dei detenuti dal Carcere alle aule di Giustizia; risparmio di mezzi e di tempi sempre nell'occasione del trasferimento dei detenuti".
"Il complesso carcerario può essere svuotato, - prosegue degli Avancini - l'edificio realizzato nel 1966 al posto dell'imponente Corte d'Assise, allora delittuosamente demolita, può essere raso al suolo (si tratta di un edificio senza alcuna dignità architettonica), e così si possono demolire tutte le sovrastrutture realizzate negli anni sessanta del secolo scorso per ridare al complesso la sua caratteristica stilistica, ma non si possono demolire le Carceri e addossare al Palazzo di Giustizia un complesso che gli è estraneo e che contrasta e confligge con la maestosità quasi sacrale del Tribunale trentino. E dell'atmosfera mitteleuropea. Trento ne è intrisa in varie addizioni alla città medievale e rinascimentale".
Il concorso di idee promosso dalla Provincia, e a cui hanno partecipato architetti di fama internazionale, non prevedeva vincoli di sorta sull'immobile, così come non esiste una tutela da parte della Soprintendenza. Una situazione che, secondo il FAI, è frutto di un grossolano errore commesso nel 1991, quando su quell'area venne tolto il vincolo. "Questo nonostante la concezione unitaria del complesso - commenta la Professoressa degli Avancini - e nonostante la presenza di una chiesa. Se verrà distrutta sarà il primo caso di un monumento religioso ottocentesco raso al suolo". Il FAI contesta la determina di vincolo di tutela storico-artistica che ricade solamente sul Palazzo del Tribunale e non sulle Carceri.
Ad iscriversi al partito dei contrari alla demolizione è anche il Patt (Partito Autonomista Trentino Tirolese). "Presentermo interrogazioni in consiglio comunale e provinciale - spiega il segretario Ugo Rossi - e avvieremo una campagna di sensibilizzazione della popolazione. Valuteremo se ci sono i margini per fermare l'operazione altrimenti ci attiveremo affinchè la progettazione venga modificata al fine di conservare gli aspetti morali e storici più interessanti".
Margherita Cogo, vice presidente della giunta provinciale e assessore alla cultura, dà poche chance alla possibilità di una revisione del progetto di polo giudiziario nel senso di un mantenimento delle Carceri di via Pilati. "Io posso anche condividere l'importanza dell'unitarietà del progetto carceri-tribunale ed ho grande stima della Presidente del FAI. degli Avancini, ma quello che ho sottolineato anche alei è che in questa battaglia c'è un ritardo di cinque anni". Cogo fa presente: "Si parla nel dettaglio di questo progetto dal 2002 e siamo troppo avanti con la procedura. Oltretutto è stata fatta una gara di progettazione europea e nessuno degli architetti ha ipotizzato di salvare quel complesso, o meglio solo uno che però non è entrato nei primi dieci". L'assessore alla cultura lascia però aperto un piccolo spiraglio alla speranza del FAI che le scelte possano essere riviste: "Si può anche provare ad approfondire e mi faccio carico di portare la questione in giunta, perchè non è detto che se è stata decisa una sciocchezza non si possa tornare indietro. Ma la scelta è sempre sembrata largamente condivisa e francamente l'intervento del FAI mi sembra tardivo".
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