16 maggio 2011
“E’ pittoresco che tutta l'attenzione si sia concentrata sulle spiagge, di cui non me ne frega un tubo, quello che c'e' dentro sono i distretti turistici, che sono fondamentali per questo Paese”. Questo il pensiero del ministro dell’Economia Giulio Tremonti riguardo alla grande attenzione di media e cittadini sul cosiddetto “Decreto Sviluppo” suscitata dall’appello lanciato da FAI e WWF al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Una dichiarazione che ha provocato la pronta risposta delle due associazioni secondo le quali sarebbe opportuno invece che il ministro Tremonti si occupasse delle spiagge, “visti i pochi soldi che lo Stato incassa per le concessioni demaniali e vista l’altissima evasione fiscale degli stabilimenti balneari”.
Ma andiamo con ordine. Nell’accorato appello congiunto di settimana scorsa, FAI e WWF avevano chiesto al Presidente Napolitano di intervenire per valutare la costituzionalità del decreto legge conosciuto come “Decreto Sviluppo”, contenente un provvedimento che garantiva ai privati concessioni demaniali per le spiagge per i prossimi 90 anni. Un provvedimento che mette a rischio ambiti territoriali sottoposti a vincoli paesaggistici e, in alcuni casi, ambientali. Secondo le due associazioni questa concessione, in aperto contrasto con gli orientamenti della Commissione europea sulla libera concorrenza, spiana la strada alla costruzione di migliaia di immobili costruiti sul demanio costiero, con conseguente ulteriore scempio delle coste italiane.
Questo perché, spiegano le due associazioni, il Governo prevede il riconoscimento del cosiddetto “diritto di superficie”, introducendo in pratica per un tempo abnorme “quest’istituto del codice civile nell’ambito demaniale costiero. Questo nei fatti significa che si attribuiscono diritti ben più forti e radicati a coloro che hanno in gestione le aree demaniali. Il riconoscimento del diritto di superficie inoltre condiziona radicalmente il tempo della durata di concessione. Tutto ciò è fatto per consentire il rientro degli investimenti che i gestori dovranno affrontare per aumentare l’offerta turistica. Ma quali investimenti possono rientrare in tempi tanto lunghi, se non quelli immobiliari?”.
In particolare, grande interesse di pubblico e media ha suscitato la provocazione di FAI e WWF secondo cui il “Decreto Sviluppo” sembra soddisfare alla perfezione le richieste presentate al Governo da Assobalneari all’inizio del 2010: proroga delle concessioni in essere fino al 2015, previsioni di concessioni demaniali cinquantennali e introduzione del diritto di superficie sul demanio.
Peraltro, il Presidente Napolitano ha accolto l’appello delle due associazioni movendo rilievi al Governo per la modifica del testo del decreto legge. Modifica che si è concretizzata nella diminuzione da 90 a 20 anni delle concessioni demaniali e nell’impegno al pieno rispetto dei principi comunitari di economicità, efficacia e imparzialità.
Infine, come detto, il botta e risposta tra il ministro Tremonti e le due associazioni. “Non tutti sanno – scrivono FAI e WWF - che gli stabilimenti balneari per i servizi in concessione (ombrelloni, lettini e cabine) non sono tenuti allo scontrino fiscale ma a una rendicontazione quotidiana che avviene a fine giornata rendendo praticamente impossibile ogni controllo”. Nel 2009 sono stati dichiarati dagli stabilimenti balneari incassi per circa 2 miliardi di euro contro i 10 miliardi stimati, per un incasso da parte dello Stato di 101 milioni di euro, pari a 50 centesimi per metro quadro al mese. Secondo le due associazioni, la “prova provata degli alti introiti consiste anche nel fatto che molti stabilimenti subappaltano la gestione dei servizi ristoro il che significa che a guadagnare sono due distinti soggetti, il titolare della concessione e il gestore della ristorazione”.
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