Tre aperture legate alla civiltà rurale raccontate dai volontari FAI

Tre aperture legate alla civiltà rurale raccontate dai volontari FAI

Condividi
Tre aperture legate alla civiltà rurale raccontate dai volontari FAI
In primo piano

14 marzo 2023

Cosa hanno in comune una villa nel centro di Roma, un’idrovora nella pianura ferrarese e delle fosse granarie in provincia di Foggia? Ce lo raccontano i Delegati e i Volontari FAI che hanno deciso di aprire alcuni luoghi legati alla civiltà rurale durante le Giornate FAI di Primavera 2023.

Ci sono luoghi che sembra non abbiano niente in comune, eppure sono legati da un filo rosso.

Fra le aperture delle Giornate FAI di Primavera di sabato 25 e domenica 26 marzo, alcune Delegazioni della Rete Territoriale hanno deciso di dare la possibilità al pubblico di visitare luoghi inediti e curiosi, accomunati dal tema recentemente presentato all’ultimo Convegno Nazionale FAI: l’agricoltura. L’Italia è un Paese di campi, boschi e pascoli, e questa pratica millenaria, che ne ha modellato il profilo nel corso dei secoli, è ancora oggi lo strumento migliore per prendersene cura. Un paesaggio coltivato, infatti, è un paesaggio presidiato, tutelato e manutenuto, che conserva identità e vitalità.

Per questo motivo abbiamo chiesto ai nostri Delegati e Volontari FAI di raccontarci perché Villa Lubin, situata nel cuore di Villa Borghese a Roma, sia “Un inno gioioso ed elegante all’agricoltura e al valore della terra”; e come l’Impianto idrovoro di Saiarino, nella terra della bonifica ferrarese, abbia il compito di mantenere in “buona salute” il territorio attraverso la gestione idraulica delle acque. E infine di illustrarci l’eccezionale apertura di una delle più importanti testimonianze della civiltà agricola del Tavoliere delle Puglie il Piano delle fosse granarie di Cerignola, che svela l’importanza della conservazione dei cereali nella civiltà contadina.

Villa Lubin, Roma – Delegazione FAI di Roma

«“Un inno gioioso ed elegante all’agricoltura e al valore della terra”: sono queste le parole usate dai nostri giovanissimi Apprendisti Ciceroni per definire Villa Lubin a Roma, oggi sede del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. La villa è un unicum nel suo genere in quanto nata per celebrare la centralità dell’agricoltura nella storia della civiltà umana. La sua costruzione, nel cuore verde di Villa Borghese, risale al 1906 ed è legata all’intraprendente David Lubin che nei primi anni del Novecento ebbe la visione, supportata da Vittorio Emanuele III, di istituire l’Istituto Internazionale di Agricoltura, impegnato nella tutela del mercato agricolo al fine di contrastare lo spreco alimentare: un esempio ante litteram della FAO, nella quale l’I.I.A. confluì nel 1946. Questa apertura ha quindi come scopo quello di offrire un importante momento di riflessione sul tema dell’agricoltura, dimostrando, attraverso la figura di David Lubin, come le piccole grandi idee, se supportate, possano davvero cambiare il mondo».

Giovannina Annarumma, Volontaria Delegazione FAI di Roma

Loading

Cosa vedrai durante le Giornate FAI

Villa Lubin occupa un'area di circa 7.500 mq e si distingue per il suo stile in “perfetto equilibrio tra neo-barocco e liberty”: un corpo centrale riccamente decorato fiancheggiato da due ali leggermente arretrate, destinate ad ambienti di servizio. Una eccellente fusione tra architettura e decorazione frutto della stretta collaborazione tra l'architetto Pompeo Passerini e la squadra di artisti guidata da Adolfo Cozza. Nonostante gli interventi di ristrutturazione del 1981 e la costruzione dell'attigua biblioteca, Villa Lubin mantiene ancora oggi il suo aspetto originario.

Impianto idrovoro di Saiarino, Agenta, (FE) – Delegazione FAI di Ferrara

«L’interesse nei confronti dell’Impianto idrovoro di Saiarino nasce dal voler conoscere la storia, come scrive la Bonifica Renana, di un “territorio frutto del rapporto continuo e secolare tra le acque, la terra e il lavoro dell’uomo”.
L'Impianto idrovoro di Saiarino, realizzato tra il 1917 e il 1925, si trova nella bassa pianura padana, nel Comune di Argenta in provincia di Ferrara, nei pressi della confluenza tra i fiumi Reno, Idice e Sillaro.
Interessante esempio di architettura industriale del Novecento, ha il compito di mantenere in “buona salute” il territorio attraverso la gestione idraulica delle acque, favorendo lo scolo delle acque di pioggia, prevedendo allagamenti e inondazioni, attraverso un complesso sistema artificiale composto da canali, impianti idrovori e casse di espansione, in continuo potenziamento e adeguamento alle esigenze attuali, oltre a fornire acqua irrigua di superficie per le coltivazioni agricole, le aree verdi, pubbliche e private. Tutto ciò impostato prestando particolare attenzione all’ambiente e alla salvaguardia dei suoi delicati equilibri.
Il sito di Saiarino e l’area a esso connessa è in linea con quanto presentato al Convegno Nazionale FAI sul tema dell’agricoltura e della tutela dei nostri paesaggi agricoli, in quanto esempio di trasformazione di un territorio al fine di renderlo salubre e fonte di lavoro e dignità, in una zona altrimenti povera e fragile. L’impianto salvaguarda e favorisce il mantenimento della flora e della fauna spontanee attraverso il ciclo dell’acqua, la conservazione del paesaggio rurale storico e di un’agricoltura vitale, elemento fondamentale di stabilità sociale, di conservazione del suolo e di identità di un luogo».

Barbara Pazi, Capo Delegazione FAI di Ferrara

Loading

Cosa vedrai durante le Giornate FAI

Tutto il complesso è perfettamente integro e funzionante: magnifica la Sala Liberty delle pompe idrovore del Novecento. Nel grande e suggestivo impianto di Saiarino si possono ammirare tutti i dispositivi tecnici dell'epoca, il limnigrafo che segna a china, dal 1925, i livelli delle acque che giungono al nodo del Saiarino, oltre a un interessante plastico che illustra il complesso funzionamento del sistema della Bonifica Renana. Da ultimo, ma non ultimo, è di grande fascino il parco circostante con i tigli secolari.

Fosse granarie, Cerignola (FG) – Delegazione FAI di Foggia

A sud del centro abitato, a pochi passi dalla Chiesa di San Domenico, Cerignola conserva l'ultimo esempio in Capitanata (il distretto storico-geografico corrispondente alla zona settentrionale della Puglia) di un'antica modalità di conservazione del grano, lo straordinario Piano delle Fosse Granarie, con almeno 600 fosse estese su un'area di 26.000 metri quadrati. Considerata la loro elevata valenza storica, dal 1982 le fosse sono soggette a un vincolo di tutela emanato dalla Sovrintendenza per i Beni Artistici, Archeologici e Storici della Puglia.

Le fosse granarie si presentano come una cavità a forma di campana ricavata nel terreno, tinteggiata, originariamente, a latte di calce per evitare il contatto diretto del prodotto con il terreno. La loro capacità varia dai 500 ai 1.100 quintali. Al loro interno erano conservati grandi quantità di cereali, semi di lino, fave e mandorle.

«Il Piano delle fosse di Cerignola costituisce una delle più importanti testimonianze della civiltà agricola del Tavoliere. È particolarmente significativo che questa apertura, fortemente sollecitata dall'Istituto comprensivo Don Bosco-Battisti di Cerignola, venga un mese dopo l'importante assemblea nazionale FAI di Viterbo dedicata all'agricoltura, e al paesaggio rurale. In questo caso si tratta di un paesaggio urbano, costituito da alcune centinaia di "fosse", alcune decine delle quali ancora in uso, per conservare grano e altri cereali. Si tratta dell'unico "piano delle fosse" ancora esistente nella pianura del Tavoliere, il più importante dei quali era quello di Foggia, descritto negli anni Trenta da Ungaretti che lo esaltò come un vero e proprio "monumento nazionale". L'apertura è motivata anche dalla necessità di sollecitare misure di salvaguardia di questo "monumento", per trasmetterlo alle future generazioni».

Saverio Russo, Presidente Regionale FAI Puglia

Loading

Cosa vedrai durante le Giornate FAI

Questo tipico "monumento sotterraneo" verrà raccontato dagli Apprendisti Ciceroni: esternamente la fossa ha un cordolo in pietra locale ed è chiusa da assi di legno ricoperte da un cumulo di terra. Inoltre, sono presenti anche dei cippi in pietra sui quali venivano scolpite le iniziali del proprietario e il numero della fossa. Durante le Giornate FAI sarà possibile assistere all'apertura di una fossa, visitare il monumento a Giuseppe Di Vittorio, di Ettore de Conciliis, e l'adiacente Museo del Grano.

News correlate

Registrati alla newsletter
Accedi alle informazioni per te più interessanti, a quelle inerenti i luoghi più vicini e gli eventi organizzati
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te