SOS Paesaggio: il petrolio d'Abruzzo

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SOS Paesaggio: il petrolio d'Abruzzo
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25 settembre 2014

Con le sue spiagge, i suoi paesi e la sua vegetazione, la costa d'Abruzzo è uno splendido litorale italiano. Ma pochi forse sanno che dal 2008 è a rischio trivellazioni.

Il caso

E' in quell'anno, infatti, che la Petroceltic Italia presenta al Ministero dello Sviluppo Economico il primo permesso di ricerca per idrocarburi liquidi e gassosi su un'area di 730 kmq nel tratto antistante la costa abruzzese, tra Pineto e Vasto. In seguito al parere positivo espresso sulla compatibilità ambientale della ricerca di idrocarburi dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, FAI, WWF, Legambiente e LIPU presentano ricorso al TAR Lazio che annulla, in quanto illegittima, l'intera procedura autorizzativa. L'anno successivo, nel 2009, il Ministero dell'Ambiente riavvia il procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale successivamente a un'istanza di concessione di coltivazione del giacimento chiamato Ombrina Mare da parte della Medoilgas: quest'ultima prevede, lungo il medesimo tratto di costa abruzzese, la trivellazione di 6 pozzi di petrolio, l'installazione di una piattaforma a 6/9 km dalla riva e di una nave desolforante, normalmente utilizzata nell'industria petrolifera.

I rischi

Il FAI, in collaborazione con la Delegazione locale, si oppone al progetto e presenta le proprie osservazioni chiedendo che “il progetto Ombrina Mare venga bocciato dall'autorità competente in quanto potenzialmente dannoso ed estremamente impattante per un tratto di costa così ricco di elementi di rilievo paesaggistico, ambientale, storico-culturale”. Sarebbe, infatti, bassissima la qualità del petrolio che verrebbe estratto, non in grado quindi di compensare l'enorme impatto paesaggistico e il rischio di un depauperamento delle valenze ambientali, paesaggistiche ed economiche del territorio. Inoltre la difficoltà che comporta l'estrazione del petrolio in quest'area determinerebbe inevitabilmente l'utilizzo di tecniche molto aggressive tra cui, con ogni probabilità, il fracking, vietata in numerosi Paesi europei per gli elevati rischi ambientali collegati, le cui conseguenze sarebbero gravissime per l'habitat costiero e si aggiungerebbero all'inevitabile rilascio di sostanze tossiche in mare conseguente all'attività estrattive off-shore.

La posizione del FAI

"Un tratto di costa come quello abruzzese, così ricco di valori paesaggistici, ambientali e storico - culturali non può essere compromesso da un progetto così dannoso ed estremamente impattante" ha dichiarato il Presidente del FAI, Andrea Carandini - "In particolare la Costa Teatina, interessata direttamente dal progetto di coltivazione del giacimento viene segnalata dal Piano Paesaggistico come 'area a più elevato valore naturalistico e percettivo e con il più alto grado di integrità sul territorio e quindi di maggiore fragilità ambientale'. Queste sono caratteristiche di estrema rarità naturalistica e di elevata vulnerabilità che determinano l'obbligo di individuare usi compatibili, tra cui non sono incluse le attività estrattive."

Il FAI ribadisce, dunque, la necessità di valutare anche sul fronte dei costi-benefici il peso che l'estrazione del petrolio da Ombrina Mare apporterebbe al fabbisogno energetico nazionale, peso che risulta essere decisamente limitato, e l'impatto che questa attività potrebbe avere sulla florida industria del turismo, fondata sull'integrità e sull'unicità di questi territori e sulla locale attività ittica.

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