22 ottobre 2014
Da una decina di anni la Maremma Toscana, zona di ex miniere con un sottosuolo ricco di metalli, è presa d'assalto da varie aziende alla ricerca di minerali preziosi, dall'oro al metano, dal rame al mercurio. Per ben due volte negli ultimi anni il FAI si è mobilitato per contrastare questi progetti di estrazioni minerarie e ha presentato le proprie osservazioni insieme a Italia Nostra, LIPU e WWF Italia.
La prima attività di ricerca viene avviata nel 2012 dalla società canadese Adroit Resources che presenta un progetto per l'estrazione mineraria di antimonio presso il Comune di Manciano, in provincia di Grosseto. L'area coinvolta, oltre a insistere su una falda acquifera che rifornisce molte località della zona, è riconosciuta dalla Regione Toscana come territorio agricolo di elevata qualità ambientale e naturale, ricco di biodiversità – è abitata infatti da alcune specie protette – e per questi motivi tutelato. Nell'agosto 2012 il progetto viene sottoposto al procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale, al quale fanno seguito le osservazioni presentate dal FAI insieme a Italia Nostra, LIPU e WWF Italia. Nel dicembre dello stesso anno, la società Adroit ritira ufficialmente il progetto di ricerca dopo che l'ufficio regionale competente e le agenzie regionali si esprimono negativamente rispetto alla compatibilità ambientale dell'iniziativa.
Un nuovo progetto di estrazione mineraria viene presentato lo scorso agosto 2014 dallo studio Ecogeo nel Comune di Manciano, in località Santa Barbara, sempre in un territorio agricolo di alta qualità ambientale e naturale, estremamente ricco di biodiversità e considerato una delle zone più integre e interessanti dal punto di vista paesaggistico e naturalistico dell'Agro di Manciano. Di nuovo, le associazioni ambientaliste si attivano e il FAI, insieme a Italia Nostra, LIPU e WWF, presenta ancora una volta le proprie osservazioni ribadendo i danni che ne deriverebbero per l' inquinamento ambientale, dell'aria, del terreno, delle coltivazioni limitrofe e per una probabile contaminazione delle falde acquifere, senza tenere conto della necessità di disboscamento e dell'enorme impatto paesaggistico che l'attività di estrazione a cielo aperto comporterebbe, fortemente invasiva per il territorio maremmano e per le sue risorse turistiche ed economiche.
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