Sibari, una tragedia che si consuma in silenzio

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Sibari, una tragedia che si consuma in silenzio
Dal territorio

29 gennaio 2013

Lo scorso 18 gennaio 2013 le acque del fiume Crati hanno sommerso il Parco Archeologico di Sibari, tra i più importanti della Magna Grecia. Questo disastro non ha trovato spazio in tv e sui giornali. Il Presidente Regionale FAI calabrese Anna Lia Paravati ha scritto una drammatica lettera che chiede un intervento urgente. Il suo appello non deve restare inascoltato.

Lo scorso 18 gennaio 2013 il maltempo ha provocato l'esondazione del fiume Crati, in Calabria. Le acque del fiume hanno sommerso il Parco Archeologico di Sibari, dove si trovano reperti risalenti al 720 a. C. Tonnellate di acqua e fango hanno annegato un sito archeologico tra i più importanti della Magna Grecia.

Questo disastro è stato accolto dal silenzio di giornali e televisioni. Il Presidente Regionale FAI Calabria Anna Lia Paravati ha inviato al Vicepresidente Esecutivo FAI Marco Magnifico una lettera accorata e dolorosa, un drammatico appello perché Sibari venga salvata.

Il Vicepresidente esecutivo FAI Marco Magnifico ha inoltrato questa lettera al Segretariato Generale e alla Direzione Generale per le Antichità del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e in copia alla Regione Calabria scrivendo “ È evidente che ciò che è successo è ben chiaramente a vostra conoscenza ma mi domando se, assieme a voi possiamo fare qualcosa in più perché stampa, televisione e opinione pubblica possono rendersi conto del danno subito. L'impressione è un po' quella che, se a uno ‘starnuto' di Pompei tutta la stampa del mondo reagisce con sconcerto, la broncopolmonite di Sibari non abbia assolutamente colpito il cuore degli italiani”.

“Sibari deve essere salvata”

Lettera del Presidente Regionale FAI Calabria Anna Lia Paravati al Vicepresidente Esecutivo FAI Marco Magnifico

Caro Marco,

il silenzio, l'indifferenza che hanno accompagnato le disastrose conseguenze dell'alluvione sull'area archeologica di Sibari impongono una riflessione, richiedono interventi, necessitano riparo.

A quasi una settimana dall'evento, il livello dell'acqua, quello stagno sporco che copre la nostra storia, è sceso di poco, lentamente risucchiato da poche e inadeguate idrovore che desolatamente ricordano l'impari lotta di Davide contro Golia. Sibari deve essere salvata, dobbiamo salvare il paziente lavoro di chi l'ha curata e ha raccolto i messaggi del tempo, quello che ha ancora da dirci su chi eravamo e trarre da ciò l'orgoglio del nostro presente. I volontari del FAI calabrese sono pronti a dare il proprio contributo ma non basta un gesto di solidarietà collettiva. Serve ben altro!

È necessario, evidentemente, risvegliare l'amore per il nostro patrimonio culturale, imparare di nuovo ad indignarsi di fronte a eventi che non interessano più a nessuno, non fanno notizia! Non possiamo assistere senza reagire alla cosa peggiore che possa capitarci: sentirsi impotenti. Non noi.

Non può essere una giustificazione quello che sentiamo dirci troppo spesso: mancano i soldi. Sibari è lì da millenni e ha superato ben altro e noi abbiamo il dovere di conservarla.

Ti prego, stai al nostro fianco e insieme sollecitiamo chi ha la responsabilità istituzionale di intervenire, facciamo sentire loro che Sibari non può essere dimenticata

Anna Lia

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