29 giugno 2011
Uno: i 120 giorni previsti per il cambio di assetto dei parchi lombardi sono pochi, anzi pochissimi, per operare un così profondo cambiamento statuario. Il rischio è quello della proliferazione di commissariamenti che si aggiunge alla mancanza di garanzie sulle risorse finanziarie. Due: la modifica dell’art. 17 e. 3 della L. 86/83 rende troppo facile (basterà una delibera assembleare) modificare i confini dei parchi e quindi costruire edifici e infrastrutture “con vista parco”. Tre: non è necessario abolire i consorzi di gestione, cioè quelli dei parchi lombardi, perché il decreto “Milleproroghe” prevede l’abolizione dei soli consorzi di funzione.
Sono questi tre i punti che, uniti, formano la linea d’attacco di FAI, Legambiente e WWF contro la legge di riforma della L.R. 83/1983 che prevede un ridisegno completo della governance dei parchi lombardi. Lungi dal voler essere “difensori a tutti i costi dello status quo” del modello lombardo, le tre Associazioni non vogliono che la legge di riordino, in votazione oggi al Consiglio Regionale della Lombardia, sia un pretesto per alleggerire il già fragile regime di tutela.
La preoccupazione delle Associazioni legata alla modifica dell’art 17 è soprattutto quella di un proliferare di cementificazione nei parchi: il nuovo articolo permette, come detto, di stralciare particolari aree del perimetro di ogni parco con l’unico vincolo del rispetto della superficie complessiva. L’enorme discrezionalità insita in questa disposizione sembra davvero un “dono” ai costruttori e un inventivo a costruire in territori di grande pregio.
“Chiediamo che ciascun consigliere regionale – scrive la Presidente Onoraria FAI, Giulia Maria Mozzoni Crespi in una lettera inviata al Presidente Regione Lombardia Roberto Formigoni e ai Capigruppo Consigliari - cerchi di immaginare lucidamente come sarà la Lombardia dei nostri figli e nipoti: nella quale il grado di civiltà e di felicità pubblica dovrà necessariamente essere garantito da un rapporto sereno con la natura e con il paesaggio che ci è stato tramandato, a testimonianza della nostra storia di cui siamo giustamente orgogliosi”.
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