Riforma Madia: prosegue il dibattito

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Riforma Madia: prosegue il dibattito
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28 agosto 2015

La discussione sulla riforma della Pubblica Amministrazione si sposta sul futuro ruolo delle Prefetture e sul pericolo che le Soprintendenze vi confluiscano, perdendo l'indipendenza del loro ruolo e l'autonomia delle loro funzioni. Di fronte a questa paura è lecito prendere una posizione di aspra critica ben sapendo, però, che su questo fronte il Consiglio dei Ministri deciderà nei prossimi mesi.

Prosegue in questi giorni di fine estate il dibattito sulla riforma della Pubblica Amministrazione Madia, divenuta legge lo scorso 4 agosto. E' ormai archiviata la norma sul silenzio-assenso (articolo 3), approvata dalle Camere con un'attenuazione utile e non trascurabile - l'allungamento dei termini da 60 a 90 giorni, più eventuali supplementi di indagine -, frutto di un'opposizione costruttiva, ma netta e costante, manifestata fin da subito e in particolar modo dal FAI. Stessa sorte, ma senza alcuna attenuazione, per lo scandaloso articolo 6 (già 5, comma 1 lettera b) – che cancella le sanzioni per chi inizia attività edilizie con certificazioni irregolari -, denunciato dal FAI fin da subito con la stessa forza, ma misteriosamente omesso nel dibattito pubblico sulla riforma, e oggi, purtroppo, legge. Si torna, dunque, a parlare della riforma Madia, questa volta a proposito dell'articolo 8 (già 7) sulla riorganizzazione dell'amministrazione dello Stato. Una domanda si fa insistente: le Soprintendenze confluiranno nelle Prefetture? Di fronte a questa paura, che il testo di legge oggi purtroppo non fuga, è lecito prendere una posizione di aspra critica, come molti stanno facendo, ben sapendo, tuttavia, che su questo fronte ancora nulla è perduto, perché tutto è ancora da decidere.

Cosa dice la legge?

L'articolo 8 (comma 1 lettera e) affronta il tema delle Prefetture, che saranno oggetto di una riorganizzazione generale. Già Ufficio territoriale del Governo, le Prefetture saranno trasformate in “Ufficio territoriale dello Stato, quale punto di contatto unico tra amministrazione periferica dello Stato e cittadini”. La legge stabilisce “l'attribuzione al Prefetto della responsabilità dell'erogazione dei servizi ai cittadini, nonché di funzioni di coordinamento dei dirigenti degli uffici facenti parte dell'Ufficio territoriale dello Stato”, ma soprattutto - ed è ciò che più si teme - prevede “la confluenza nell'Ufficio territoriale dello Stato di tutti gli uffici periferici delle amministrazioni civili dello Stato”: incluse, in teoria, le Soprintendenze.

Cosa potrebbe accadere?

Interviste e appelli apparsi nelle ultime settimane sui giornali hanno definito questa norma il finale e definitivo attacco al sistema della tutela dei Beni Culturali. Spingendone la portata alle estreme conseguenze si delineerebbe in effetti uno scenario gravissimo: le Soprintendenze potrebbero confluire nelle Prefetture, indebolendosi se non progressivamente annullandosi, e i soprintendenti potrebbero dover sottostare alle decisioni dei prefetti, perdendo indipendenza e autonomia di giudizio che derivano da competenze tecniche specifiche e che costituiscono una garanzia per la difesa del patrimonio sancita dalla Costituzione. In questo tragico scenario, inoltre, si anniderebbe un conflitto di interessi: nella pratica, infatti, se il Governo volesse fare un'autostrada in un centro storico, dovrebbe chiedere l'autorizzazione ad un Soprintendente, che la dovrebbe chiedere al Prefetto, il quale però è emanazione locale del Governo: ciò significa, in estrema sintesi, che il Governo finirebbe per chiedere l'autorizzazione a sé stesso.

Cosa succede adesso?

Diversamente dalla norma sul silenzio-assenso o da quella sulle sanzioni, che sono già purtroppo operative, per quanto riguarda l'articolo 8 nell'immediato non succederà nulla. Si tratta, infatti, di una legge di delega, con cui il Parlamento delega il Governo a emanare entro il 28 agosto 2016 una serie di decreti legislativi che stabiliranno ruolo e funzioni delle nuove Prefetture e quali amministrazioni vi confluiranno o saranno da queste coordinate. Si può dire tutto, pertanto, ma non si è ancora deciso niente. Quanto stabilisce la legge Madia su questo tema è un quadro generale di riferimento, la cornice entro cui il Governo si muoverà per riorganizzare questo settore dell'amministrazione statale. In pratica, ad oggi, non è scritto da nessuna parte che le Soprintendenze confluiranno nelle Prefetture e che i soprintendenti saranno subordinati ai prefetti. Dichiarazioni simili, che giustamente suscitano largo e condivisibile sdegno, compreso il nostro, attualmente non corrispondono ai fatti, e anzi li deformano, svelando una malafede a nostro giudizio poco costruttiva che alimenta la denuncia per il gusto della denuncia. Se è giusto manifestare preoccupazione e vigilare con la massima attenzione sui prossimi atti, non è giusto precipitare gli eventi.

Chi decide?

I decreti legislativi che disciplineranno questa materia saranno deliberati nei prossimi 12 mesi dal Consiglio dei Ministri. Il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini parteciperà alla stesura dei decreti e potrà opporsi a disposizioni che compromettono il sistema della tutela garantito dal suo stesso Ministero. Del resto, attraverso il Consiglio Superiore dei Beni Culturali (leggi la mozione del 4 agosto) il Ministero fin da subito ha espresso la sua posizione, ha denunciato difetti e pericoli potenzialmente insiti nella norma e ha chiesto esplicite ed esaustive rassicurazioni al Ministro Madia. Il Consiglio Superiore, in particolare, ha chiesto che, nei decreti legislativi che si scriveranno, tutela e valorizzazione del patrimonio siano esplicitamente esclusi dal campo di competenze delle nuove Prefetture e che le Soprintendenze non siano tra le amministrazioni che confluiranno in esse.

Segnali rassicuranti

Non sono giunte piene rassicurazioni da parte del Governo, tuttavia vi sono senza dubbio alcuni segnali rassicuranti che è giusto menzionare. Tra gli ultimi atti della discussione parlamentare sulla riforma, ad esempio, va segnalato l'Ordine del Giorno a firma degli On. Ghizzoni, Malisani e Piccoli Nardelli (PD) che chiede l'esclusione delle Soprintendenze dal novero delle amministrazioni che confluiranno nelle Prefetture e il mantenimento in esse delle funzioni di tutela e valorizzazione del patrimonio. Il documento è stato accettato dal Ministro Madia. Un Ordine del Giorno accettato dal Governo non ci garantisce sul suo futuro operato, ma è uno strumento adoperato nella dinamica parlamentare che indubbiamente svela una sensibilità del Governo stesso rispetto a questo tema e che rappresenta una traccia concreta per capire attorno a quale idea potrebbe prendere definitiva forma il rapporto tra Soprintendenze e Prefetture, ancora tutto da decidere.

Cosa fa il FAI?

Il FAI si è mosso da subito in questa vicenda con grande impegno, lavorando sui canali di informazione e su quelli della politica con l'intenzione di offrire un apporto costruttivo su temi delicati, che riguardano la sua missione e le sue attività quotidiane, volendo contribuire a orientare al meglio le decisioni del Parlamento. Siamo convinti che questo si chieda a libere associazioni come il FAI e vediamo, nel nostro piccolo, i risultati di questo approccio nell'attenzione sempre maggiore delle istituzioni alle cause che abbracciamo. Vogliamo essere interlocutori credibili, non solo per la reputazione e l'esperienza accumulata, ma anche per la scelta di un approccio sereno e concreto, positivo e fattivo, di chi parla con tutti e di tutto, cercando la soluzione migliore. Anche in merito all'articolo 8 ci muoveremo perché si approdi alla soluzione migliore, schierandoci sempre e comunque dalla parte della tutela del patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Diversamente, come tante volte abbiamo fatto da quarant'anni a questa parte, saremo pronti ad un'opposizione netta e durissima.

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