13 dicembre 2017
Tutto si paga, nel 2017, anche se nulla ha il giusto prezzo. Del resto il costo di qualcosa niente - o poco - ha a che fare col suo valore. Paghiamo rassegnati per ciò che dovrebbe essere anche nostro. Il mare, la terra, il sole, l’acqua. Paghiamo per andare in spiaggia, per abbronzarci o farci ombra, per parcheggiare l`automobile, per bagnarci alle sorgenti calde. Paghiamo convinti la natura - o quel poco che ne resta - per camminare in una riserva, un`area protetta, un sentiero attrezzato, un orto botanico. Paghiamo convinti per la musica dal vivo, per il cinema in sala e per il teatro.
Paghiamo per la cultura - per ammirare ciò che non sapremmo più creare: per vedere in un museo quadri o affreschi che spesso furono dipinti perché tutti potessero goderne, per vedere la casa di uno scrittore, un ospedale di innocenti, il palazzo di un re, o i resti di una città, i mosaici, i templi scampati ai crolli dei secoli o degli imperi.
Ma bando al provincialismo e alla xenofilia. L'uso del biglietto non è una malattia italiana né occidentale bensì mondiale. Si paga per entrare in tanti monasteri e chiese - cattoliche, luterane, copte, armene, ortodosse - e tante moschee e santuari islamici: non solo se antichi, fragili, bisognosi, in precario stato di conservazione. Si paga nella ricca Zurigo per entrare a Fraumiinster e contemplare le vetrate di Chagall e nel remoto Dhofar omanita per pregare sulla tomba di Giobbe. Paghiamo per la fisiologia - per scegliere cosa mangiare o cosa bere tra gli stand di una fiera, e anche per andare in bagno a espletare le nostre funzioni. In Italia non si orina e non si defeca gratis a meno di non farlo bestialmente (come sempre più spesso avviene proprio a Roma) tra i cassonetti e le auto in sosta.
Logico dunque ed equo che si paghi anche per entrare in un monumento, il Pantheon, di incalcolabile bellezza e vetustà che bisognerà pur mantenere, riparare e proteggere dall’usura del tempo. Poiché ciò che è di accesso libero viene purtroppo considerato non proprio ma di nessuno e quindi oltraggiato sbadatamente, come accade ogni giorno alla scalinata di Trinità dei Monti o a piazza Navona, l’obolo che farà frontiera tra la cancellata e l`interno conferirà un paradossale valore a ciò che è già là, e che non viene riconosciuto. Inoltre l’obolo farà del Pantheon qualcosa di vivo. Perché in Italia non si paga la visita di un cimitero, di un ossario o di una rovina abbandonata. Paghiamo. Dunque il Pantheon è di qualcuno e non è morto.
Ah, un’altra cosa non si paga al mondo. L’accesso al centro commerciale, cioè al luogo dove tutto si compra. Ecco il Pantheon non si può comprare né rifare. Quindi bisogna averne cura.
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