18 febbraio 2019
È l’Italia interna, che costituisce la spina dorsale della Patria. Andrea Carandini, Presidente FAI
Il mondo dell’Alpe, inteso come alpeggio, è un patrimonio dell’Italia che contraddistingue tutte le regioni italiane, ovunque infondendo elementi geografici, culturali, antropologici, ambientali ed economici affini, pur nelle specifiche declinazioni. Non solo i caratteri “genetici” ma anche le problematiche sono simili: la crisi dell’economia tipica della montagna a dispetto di una prevalente economia legata al turismo talvolta molto invasiva; l’abbandono dei pascoli e delle tradizioni legate alla pastorizia; l’emarginazione di borghi e paesi che si vanno spopolando; il rischio del collasso totale di un’architettura di montagna; l’inevitabile dissesto idrogeologico causato dall’abbandono del territorio da parte di chi lo manteneva – con le drammatiche conseguenze che in anni recenti hanno riempito le pagine di cronaca, come frane, alluvioni, incendi, crolli – che sta condannando le comunità montane a un destino di marginalità, al ruolo di “nuove periferie”.
È questo il tema del XXIII Convegno Nazionale dei Delegati e Volontari del FAI, tenutosi a Brescia, che ha lanciato, durante la sessione aperta al pubblico lo scorso 16 febbraio, il “Progetto Alpe. L’Italia sopra i 1.000 metri”, il primo progetto organico di restauro, valorizzazione e gestione di Beni nell’Italia delle terre alte e delle aree interne: dalle Alpi agli Appennini fino ai Nebrodi, alle Madonie, al Gennargentu, lungo la linea dorsale del Paese.
Il progetto del FAI è una strategia di sviluppo, almeno decennale, che mira ad acquisire una collana di Beni rappresentativi del mondo italiano dell’Alpe. L’intervento sui Beni si fonda sul restauro di architetture e paesaggi, ma anche di pratiche di vita e di produzione, indagate e ripristinate secondo storia e tradizioni locali in una chiave di sostenibilità contemporanea.
A partire dai Beni già posseduti e gestiti, la Fondazione darà avvio nel 2019 a tre ulteriori acquisizioni di Beni situati sull’arco alpino: il rifugio Torino Vecchio a Punta Hellbronner sul Monte Bianco a Courmayeur (AO), in partnership con il CAI – Club Alpino Italiano di Torino; le baite walser Daverio in Val d’Otro ad Alagna Valsesia (VC), in collaborazione con l’Unione Alagnese e il Comune; l’alpeggio Sylvenoire a Cogne (AO), in sinergia con il Comune di Cogne e il Parco Nazionale Gran Paradiso. Il “Progetto Alpe” è anche una campagna volta a sensibilizzare e a educare le generazioni presenti e future sulla necessità di salvaguardare e promuovere il valore materiale e immateriale di contesti paesaggistici e culturali oggi in sofferenza, riscoprendo e riattivando le attività e il patrimonio culturale tipici della montagna.
In nome di questi obiettivi, il FAI svilupperà dal 2020 anche un programma specifico di raccolta fondi rivolta a cittadini, istituzioni e aziende interessati a sostenere l’iniziativa generale o i singoli progetti con donazioni di beni, fondi, opere e materiali.
A oggi, il FAI possiede e gestisce – tra i suoi 61 Beni in tutta Italia, di cui 30 regolarmente aperti al pubblico – 4 Beni alpini: un pascolo di 500 ettari circa con una malga in località Fontana Secca sul Massiccio del Monte Grappa a Quero (BL), un pascolo di 200 ettari circa con stalle sulle Alpi Pedroria e Madrera nelle Alpi Orobie a Talamona (SO), un mulino seicentesco a Roncobello, frazione di Bàresi, in Val Brembana (BG), e un maso – denominato “Fratton Valaja” – ai margini del Parco Naturale Adamello Brenta a Spormaggiore (TN).
Rientrano nel progetto del FAI anche i Beni già acquisiti lungo la dorsale appenninica, ovvero Podere Case Lovara, azienda agricola nel Parco Nazionale delle Cinque Terre a Punta Mesco, Levanto (SP), i Giganti della Sila - riserva biogenetica data in concessione alla Fondazione dal Parco Nazionale della Sila - e l’adiacente Casino Mollo, casino di caccia seicentesco donato dall’antica famiglia cosentina nel Comune di Spezzano della Sila (CZ), sull’Appennino Calabrese.
Sabato 16 febbraio, Andrea Carandini e Marco Magnifico – rispettivamente Presidente e Vicepresidente Esecutivo del FAI – hanno raccontato diffusamente il “Progetto Alpe”, preceduti da alcuni interventi delle più alte cariche dello Stato: dopo la lettura di un messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stata la volta del Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio; segue il contributo video del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Erika Stefani insieme al Ministro per il Sud Barbara Lezzi e quello dell’ex Ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, per poi chiudere con l’Assessore all’Autonomia e alla Cultura della Regione Lombardia Stefano Bruno Galli e il Sindaco del Comune di Brescia Emilio Del Bono.
Il convegno è stato anche l’occasione per illustrare i progetti sui nuovi Beni, che saranno interessati da interventi di restauro architettonico e paesaggistico, con particolare attenzione a conservare e valorizzare sia le peculiarità storiche e culturali che l’ambiente naturale e le attività produttive tradizionali, incentrate sulla pastorizia. Ad esempio, il Rifugio Torino Vecchio, a partire dal riallestimento del tipico rifugio d’alta quota, racconterà, tra le altre cose, le storie di celebri protagonisti della Resistenza al Nazifascismo e dell’alpinismo come Sandro Pertini e Walter Bonatti. Il nuovo allestimento intende inoltre restituire il profondo senso di spiritualità che l’alta montagna infonde e allo stesso tempo educare a una sua fruizione consapevole e rispettosa. Il recupero dell’Alpeggio Sylvenoire ricreerà le condizioni di vita di un classico alpeggio di media quota, con particolare attenzione alla produzione casearia caratteristica della Val d’Aosta – la fontina – spiegandone la filiera e promuovendo l’attività degli imprenditori locali. Infine, il ripristino delle Baite Daverio ad Alagna Valsesia mira a promuovere la conoscenza della cultura walser, dalle tecniche costruttive e la gestione dei pascoli sino alle tradizioni di lingua, vita e cultura.
Sul tema del Convegno sono intervenuti anche il giornalista Enrico Camanni, che ha parlato delle Alpi nello scenario di crisi, tra falsi modelli e opportunità di riscatto; il geografo Franco Farinelli ha proposto la sua visione della storia d’Europa come “storia delle terre alte”, in cui domina la pianura, sede delle città, a scapito dei rilievi; il giornalista Aldo Bonomi, che ha approfondito la dimensione sociale, economica e politica delle Alpi leggendo lo scenario attuale; infine lo scrittore Paolo Rumiz, con un provocatorio intervento sugli Appennini come simbolo di identità nazionale che stiamo progressivamente perdendo.
Si ringrazia per il Patrocinio concesso al XXIII Convegno Nazionale dei Delegati e Volontari FAI il Ministero per i beni e le attività culturali, il Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, Regione Lombardia, Comune di Brescia e Fondazione Cariplo che da venticinque anni è vicino al FAI e ha concesso anche un contributo.
Il FAI ringrazia UNCEM-Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani per la disponibilità a sottoscrivere un protocollo d’intesa volto ad attivare iniziative comuni per lo studio e la valorizzazione delle Terre alte.
Il XXIII Convegno Nazionale del FAI è realizzato grazie al fondamentale sostegno di Ferrarelle, acqua ufficiale del FAI, dal 2010 main sponsor dell’evento nell’ambito di una consolidata partnership pluriennale e al prezioso contributo del Gruppo Epta, vicino al FAI da oltre trent’anni e generoso sostenitore dei Beni della Fondazione.
Si ringraziano inoltre per aver deciso di sostenere questo importante evento istituzionale Cedral Tassoni dal 2011 vicina al FAI e Olimpia Splendid che rinnova il suo contributo alla Fondazione. Un ringraziamento anche a Fondazione ASM.
Un caloroso ringraziamento alla città di Brescia e ai Volontari e Delegati FAI della città.
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