28 luglio 2015
Il Presidente del FAI Andrea Carandini ha commentato la vicenda sul Corriere del Mezzogiorno.
"Continuiamo a interrogarci su quanto accade a Pompei. Sono anni che lo facciamo. Per questo mi chiedo se sia ancora giusto, nella società post industiale di oggi, che i custodi degli Scavi restino ancora dipendenti pubblici". Andrea Carandini, archeologo di fama mondiale, presidente del FAI ed ex presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, affronta con disagio la polemica esplosa a Pompei dopo che per ore migliaia di turisti sono stati costretti a rimanere fuori dall`area archeologica in attesa che terminasse un'assemblea sindacale.
«Nell'area archeologica - spiega - si intrecciano due ordini di problemi: il primo riguarda i lavori nel sito. Da presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali varai il Progetto Pompei per la manutenzione programmata di tutta la città. Progetto che poi è stato trasformato in una opera di restauro, costosissima, di un certo numero di domus. Invece la manutenzione avrebbe assicurato un raggio di azione più ampio e di conseguenza una larga attività di messa in sicurezza. Il secondo ordine di problemi - aggiunge Carandini - riguarda appunto l'efficienza del personale. Purtroppo, i sindacati non sono positivi per i Beni culturali. E un ministero avvitato su una impostazione così burocratica non riesce a fornire risultati rassicuranti. Forse è giunto il momento di esternalizzare il servizio di vigilanza. Occorre sperimentare nuove formule. Il vecchio modello di sorveglianza aveva qualche ragione molti anni fa. Ma ora occorrono giovani preparati, che sappiano accogliere i turisti, riescano a farsi interpreti di una esigenza comunicativa particolarmente richiesta dai visitatori. Insomma, anche il concetto di vigilanza cambia".
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