03 dicembre 2013
Con 28 voti favorevoli e 17 contrari il Consiglio regionale del Veneto ha approvato la terza proroga al Piano Casa. L'aula ha confermato la possibilità di ampliare del 20% del volume o della superficie gli edifici esistenti, in deroga ai piani urbanistici e ai piani ambientali dei parchi regionali (ma in questo caso con parere vincolante della Soprintendenza). Gli ampliamenti potranno essere realizzati anche su un lotto limitrofo, fino a 200 metri di distanza dall'edificio principale, su un diverso corpo di fabbrica. In ogni caso, è consentito a tutti un ampliamento sino a 150 metri cubi per le prime case singole.
Con stupore il FAI - Fondo Ambiente Italiano si chiede come sia possibile reiterare normative che vanno in deroga agli strumenti ordinari di pianificazione.
"Perché spendere denaro pubblico per la redazione di piani urbanistici comunali, se poi devono essere disattesi” – dice Andrea Carandini, Presidente del FAI - “anche contro la volontà dei sindaci? La conformazione urbana, la destinazione delle aree e l'uso dei suoli meritano attenzione e cura: pianificare significa avere capacità di visione, comporre le regole. Evidentemente” – continua Carandini – “questi non sono obiettivi ritenuti utili: meglio il caos. La deroga diventa la norma e ci si spinge anche oltre: ogni Comune viene obbligato a uniformarsi cancellando di fatto l'utilità dei propri piani".
Il tema della riqualificazione urbana e del recupero del patrimonio immobiliare esistente è oggi centrale nel dibattito sullo sviluppo territoriale, preso atto che è necessario arrestare il consumo di suolo per tutelare una risorsa non rinnovabile, il paesaggio e la qualità della vita, e garantire la sicurezza alimentare. La riqualificazione urbana, unica in grado di mantenere vitale l'economia del comparto edilizio, tuttavia non può essere il "Far West". In particolare il FAI condanna la possibilità di aumentare le cubature come motore più utile per generare la domanda – principio alla base del Piano Casa del Veneto. Questo rafforza solo la bulimia del cemento, con effetti devastanti sui nostri centri, sui pochi nuclei urbani compatti che hanno attraversato indenni gli ultimi decenni. Si arriva al paradosso: aumentando le cubature, in nome della sicurezza degli edifici o del loro efficientamento energetico il Piano casa distrugge la forma delle città e rende più fragile il territorio.
Il nuovo orizzonte è adattare l'edilizia esistente alle nuove sfide energetiche e mettere gli edifici in sicurezza rispetto agli eventi climatici estremi, ai terremoti e al dissesto idrogeologico, ma questo deve essere affrontato con strumenti diversi dalla certificazione degli edifici - capace di corrispondere concretamente un aumento di valore al bene – e gli strumenti di natura fiscale. I dati pubblicati dal CRESME (2013) infatti confermano il buon funzionamento degli strumenti di natura fiscale: con gli incentivi alla ristrutturazione e al risparmio energetico al 2012 lo Stato italiano ha registrato un saldo economico positivo di 2,3 miliardi di euro e un saldo finanziario positivo di 17,8 miliardi di euro. Senza lo scempio del paesaggio.
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