04 dicembre 2018
Andrea Carandini, Presidente FAI - Fondo Ambiente Italiano
"Il FAI è promotore dell'iniziativa: il Patto per l'Acqua. Perché il FAI si occupa dell'acqua? Per assolvere al terzo punto della sua missione: 'Il FAI vigila sulla tutela dei beni paesaggistici e culturali, nello spirito dell'articolo 9 della Costituzione'. E come vigila il FAI? L'incontro di oggi mostra 'il nostro modo di essere ambientalisti'. Il FAI vigila operando, come per il Patto per l'Acqua, con un approccio e un metodo ispirati a pragmatismo, collaborazione e audacia. I principi che affermiamo nascono dall'esperienza nel nostro campo di attività - tutela, valorizzazione e gestione di Beni (61, di cui 30 aperti al pubblico) - e trovano applicazione nella nostra stessa attività: i Beni diventano campo di sperimentazione di principi e buone pratiche. Tuttavia, su grandi temi come questo il FAI non può procedere da solo: serve un 'patto' con altri attori, pubblici e privati, piccoli e grandi, per dare sostanza, forza e futuro a richieste che altrimenti rischiano di rimanere rumore di fondo, teoriche, inevase, sterili. Richiedere una strategia nazionale per l'acqua, suggerire un modello efficiente e sostenibile di sfruttamento della risorsa idrica, educare al valore dell'acqua: sono ambizioni alte, propositi audaci, ma ogni grande opera, nella pratica, si articola e si realizza in piccoli gesti: ognuno, singolo o associato, ha il diritto e il dovere di contribuire; così il FAI, così chi aderirà al Patto per l'Acqua che oggi lanciamo".
Maria Cristina Tullio, Consigliere Nazionale AIAPP - Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, e Uta Muhlmann, Delegato AIAPP presso IFLA - International Federation of Landscape Architects
"AIAPP aderisce al Patto per l'Acqua in continuità con l'impegno nella promozione, su scala internazionale, di attività di ricerca e divulgazione sul water management. Ne è un esempio l'IFLA Europe med_net working group, network che riunisce i paesi che si affacciano sul Mediterraneo o che condividono le caratteristiche climatiche e ambientali, nato nel contesto di IFLA (International Federation of Landscape Architects) su proposta della delegata AIAPP. Mission del gruppo di lavoro med_net è condividere conoscenze ed esperienze, modalità e strumenti per affrontare le problematiche specifiche nei Paesi Mediterranei. Water management è il primo tema su cui il gruppo di lavoro med_net ha deciso di focalizzare la sua attenzione e che sarà sviluppato in tutto il 2019. Anche se con modalità differenti, in tutti i paesi del Mediterraneo si passa dall'estrema siccità alle inondazioni sempre più frequenti. Fra i temi che il working group sta affrontando citiamo: la divulgazione delle soluzioni tecnico-costruttive che il paesaggista può adottare; la verifica delle tecnologie più innovative che possono essere impiegate; la costituzione di un data base per condividere informazioni e ricerche sul tema; l'approfondimento dell'esigenza di una gestione responsabile dell'acqua (water management) presso enti comunali, regionali e nazionali, e della prevenzione e adeguamento tecnico per affrontare le situazioni estreme, sempre più frequenti; la promozione di una formazione specifica. Di questo si è parlato a Venezia nel workshop AIAPP organizzato a ottobre 2018 e si discuterà nello Spring Meeting del gruppo med_net a Tel Aviv per elaborare proposte concrete, condividere le conoscenze e le competenze con riguardo al water management tra professionisti e stake holders privati e pubblici dei paesi med_net".
Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue
"L'Italia vince la sfida della crescita, dell'occupazione, della competitività sui mercati globali se mette, al centro della capacità competitiva, anche la bellezza e l'originalità dei valori dei suoi territori, che devono essere sicuri, ordinati, manutenuti, tutelati, valorizzati per esaltare quanto di unico rappresentano. Ambiente, storia, cultura, paesaggi, cibo sono driver, sui quali puntare per sviluppare l'economia italiana; l'acqua è un elemento vitale, ma limitato, da tutelare e gestire con grande determinazione per avere territori idrogeologicamente sicuri, paesaggi d'acqua 'mobili' e dinamici, cibo di qualità e in quantità giusta perché, se la risorsa è disponibile, si possono programmare le produzioni, importante fattore competitivo, ma anche grande speranza contro la fame nel mondo. Il Patto per l'Acqua costituisce, quindi, il tentativo virtuoso di coniugare esperienze e sensibilità diverse, ma tutte con l'obiettivo di mettere la risorsa idrica al centro di scelte e politiche positive, tese (come ANBI da tempo sostiene) a valorizzarla in quanto 'bene pubblico globale e collettivo', elemento alla base dell'introduzione di nuovi strumenti di pianificazione come i Contratti di Fiume nelle loro varie declinazioni (foce, sorgente, ecc.); iniziative come il Patto puntano ad aumentare la consapevolezza nelle coscienze dei più giovani, ma anche in quelle dei decisori, chiamati a grandi responsabilità su temi quali i servizi ecosistemici erogati dall'acqua, l'invarianza idraulica nelle modifiche di destinazione dei territori, l'equo governo delle risorse idriche per contrastare la causa principale dei flussi migratori e dell'odioso land grabbing a discapito dei Paesi più poveri".
Bengasi Battisti, Direttivo nazionale Associazione Comuni Virtuosi
"Abbiamo sottoscritto il Patto per l'Acqua proposto dal FAI per riaffermare il ruolo delle Comunità nel ribadire il valore ecosistemico dell'acqua. Un bene comune indispensabile per la vita degli esseri viventi sul cui accesso si fondano uguaglianza, giustizia sociale, paesaggio e salute. Acqua come diritto inalienabile da garantire a ogni Cittadino in quanto fondamentale per la dignità dell'uomo. Acqua come garanzia di futuro per le nuove generazioni. Ancora un impegno a favore di questa fondamentale e scarsa risorsa per garantirne qualità e quantità".
Enrico Giovannini, Portavoce ASviS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
"Apprezzo molto l'iniziativa del FAI di proporre un Patto per l'Acqua. Assicurare acqua pulita e buone condizioni igieniche per tutti, come recita il Goal 6 dell'Agenda 2030 dell'Onu, è un dovere assoluto, anche in Italia. È urgente introdurre nella legislazione italiana il riconoscimento e la quantificazione del diritto all'acqua, riconoscere l'acqua come un bene comune pubblico e favorire l'impegno degli enti locali e le forme partecipative a tutela di questa risorsa. L'inquinamento delle falde, le abbondanti perdite della rete idrica, la depurazione non sempre garantita rendono necessaria una Strategia Nazionale che tuteli questo bene primario. L'importanza dell'acqua è sempre più evidente in presenza dei cambiamenti climatici: per questo l'ASviS ha proposto che anche la cooperazione italiana si concentri su questo fattore di sviluppo, perché la mancanza di acqua genera povertà, conflittualità e migrazioni, come l'esperienza drammatica dell'Africa dimostra chiaramente".
Vito Felice Uricchio, Direttore CNR-IRSA Istituto di ricerca sulle acque
"Le crescenti incertezze derivanti da cambiamenti climatici e ambientali, uniti agli incrementi demografici, rendono imprescindibili scelte strategiche in materia di gestione delle risorse idriche, incardinate su solide basi scientifiche. In aggiunta tali situazioni di contesto impongono un rinnovato e diffuso senso di responsabilità - che trovano nel Patto elementi di sintesi - e che considerano l'acqua come servizio ecosistemico che racchiude in sé aspetti di naturalità e di vita, uniti agli utilizzi produttivi di cibo, di materie prime, di energia, impieghi industriali, di regolazione biologica, di benessere spirituale. In tale dimensione il Patto per l'Acqua punta ad assicurare la resilienza ambientale, sociale ed economica dell'utilizzo delle acque richiamando i principi di una cittadinanza europea, prima ancora che locale e nazionale, fondata sulla formazione, sull'etica, la coscienza e sull'assunzione di responsabilità individuali e collettive radicate nella determinazione spazio-temporale della convivenza civile per la tutela di questo irrinunciabile patrimonio della biosfera e quindi dell'umanità: l'acqua".
Ettore Prandini, Presidente Coldiretti
"L'acqua è un fattore strategico per l'agricoltura italiana. La disponibilità di risorsa idrica, qualitativamente e quantitativamente adeguata, è di vitale importanza per la produttività del settore e per la permanenza delle imprese agricole sul territorio e costituisce anche un essenziale elemento per la qualità e la sicurezza alimentare. Il Patto per l'Acqua che sottoscriviamo propone di sottolineare la responsabilità delle imprese agricole per fermare l'impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi attraverso una gestione delle risorse idriche più efficiente e una maggiore tutela dei corpi idrici. Ci proponiamo che lo sviluppo delle relazioni tra le nostre associazioni si traduca in una straordinaria occasione di modernizzazione del sistema di gestione delle acque, sulla base di nuovi elementi di conoscenza e di uno scenario pianificatorio e infrastrutturale che complessivamente incoraggi gli investimenti nel settore, specialmente per quanto riguarda la raccolta di acque in adeguati invasi. Una rete infrastrutturale al servizio dell'agricoltura ma di cui il Paese ha bisogno per dare una risposta alle emergenze".
Carlo Gasparrini, Membro Giunta esecutiva dell'INU - Istituto Nazionale di Urbanistica
"L'Istituto Nazionale di Urbanistica ha contribuito alla stesura del Patto per l'Acqua e lo sottoscrive convintamente perché da anni sostiene che una progettazione urbanistica ecologicamente orientata sia essenziale per una progressiva e profonda modificazione delle città in una direzione resiliente, adattiva alle condizioni di rischio e capace di governare il ciclo di questa risorsa centrale per la qualità urbana. L'acqua sollecita infatti un'azione progettuale di rigenerazione della città a diverse scale tra loro strettamente connesse: non solo la scala dei tessuti edilizi, la necessaria ritenzione e il riciclo delle acque che li attraversano e la permeabilità dei loro spazi aperti di pertinenza; ma anche la scala degli spazi urbani che disegnano la città, le acque che scorrono in superficie spesso a rischio esondazione, quelle che scorrono nel sottosuolo e che richiedono nuove reti per rispondere ai cambiamenti climatici e, ancora, quelle che sollecitano una nuova generazione di giardini e parchi capaci di accoglierle e riciclarle. Questo sguardo consapevole di una dimensione integrata delle soluzioni possibili richiede nuovi piani, programmi e politiche per la città, assieme a pochi ma efficaci dispositivi normativi e finanziari per agevolare gli interventi e renderli fattibili. Richiede un'Agenda Urbana in cui ad esempio dare priorità e risorse a un grande piano di riurbanizzazione delle città, in cui le infrastrutture blu e verdi, e dunque in primis l'acqua nelle sue diverse forme e modalità d'uso, divengano sempre più il telaio della città pubblica e di una rigenerazione urbana diffusa. In questo senso il Patto per l'Acqua è un'occasione importante per affermare questi principi e obiettivi che l'INU mette alla base del "Progetto Paese", lanciato al XXIX Congresso nel 2016, al centro delle attività e delle proposte per il XXX Congresso in programma nell'aprile 2019".
Marco Marcatili, Responsabile Area Sviluppo di Nomisma
"Abbiamo aderito con favore al Patto per l'Acqua promosso dal FAI perché crediamo fortemente che, in uno scenario di severità idrica e di forte gap sugli investimenti in efficienza e infrastrutture, sia necessario avviare una stagione pattizia anche per lo sviluppo di una strategia Paese sull'acqua. C'è una forte attenzione internazionale sul tema idrico, legato ai cambiamenti climatici, l'aumento demografico, i maggiori fabbisogni di questa risorsa. In Italia piovono ogni anno 300 mld di m3 di pioggia e ne vengono recuperati solo l'11%; prevalentemente la rete delle infrastrutture idriche in Italia risale a più di 30 anni e, in alcune zone del paese, la perdita della risorsa idropotabile supera il 50%. L'acqua è stata sempre una questione specifica e di tecnica idraulica, ma diventa sempre più 'metafora' per nuove prospettive di rinnovamento tecnologico (in agricoltura ed edilizia, nei processi produttivi d'impresa, negli stili di vita, etc), di riconoscimento di un nuovo valore ecosistemico dell'acqua (uguaglianza e giustizia sociale, paesaggio, salute, etc), di sperimentazione di strumenti e finanza per una 'infrastrutturazione blu' dei territori (es. contratti di fiume, contratti di sviluppo, etc). Il Patto per l'Acqua del FAI, cui abbiamo dato un nostro contributo scientifico, avanza concrete richieste che necessitano di una risposta politico-strategica che speriamo non vada a latitare".
Davide Chiaroni, Vice-Direttore Scientifico Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano
"L'efficienza idrica deve divenire una priorità strategica per il Paese. Da studioso del mondo della sostenibilità, credo che il settore possa imparare molto dagli errori e dalle intuizioni corrette che hanno portato nel tempo allo sviluppo delle rinnovabili e dell'efficienza energetica. Introdurre meccanismi di incentivazione dei comportamenti virtuosi da parte delle imprese, così come proposto nel Patto per l'Acqua, può essere una leva importante per garantire gli investimenti necessari a portare il tema al centro dell'attenzione".
Giordano Colarullo, Direttore generale Utilitalia
"Noi siamo i gestori dell'acqua, la prendiamo e la portiamo direttamente nelle case dei cittadini; e poi facciamo in modo che sia depurata e che si chiuda il ciclo idrico. Ma gli acquedotti, e in genere le infrastrutture idriche, hanno bisogno di interventi. L'Italia ha un gap che si porta dietro da anni di sotto-investimenti. La stessa cosa vale per la depurazione, che in più ha sulla testa la bacchetta dell'infrazione europea. Le reti idriche italiane hanno una media di perdita pari al 38,2%. È necessario capire che la logica in questo settore deve guardare alla qualità del servizio offerto all'utente finale; e questo dipende dalla qualità delle infrastrutture che a sua volta dipende dagli investimenti. Anche se qualcosa di buono, in quest'ultimo periodo, c'è stato: la prima è per esempio il consolidamento dell'Arera; un'Authority più strutturata porta maggior trasparenza, certezza, e attrattività del settore. Con l'attribuzione delle funzioni di regolazione tariffarie all'Arera, il comparto ha segnato una crescita di investimenti: nel periodo tra il 1999 e il 2009 la media era di circa 0,5 miliardi di euro all'anno; si è passati a oltre un miliardo all'anno per il periodo compreso tra 2012 e il 2015, per superare oltre due miliardi all'anno in questi ultimi tre anni. Servono investimenti per 5 miliardi all'anno, una cifra considerata il minimo necessario per coprire il fabbisogno di infrastrutture del nostro Paese. Serve però fare di più. Siamo contenti della ripresa generale ma non è sufficiente. L'auspicio è che, nonostante la strada sia ancora lunga, si prosegua in questa direzione. Senza dimenticare poi il valore della depurazione. Come avvenuto per i rifiuti nei decenni passati, il percorso è quello di passare dalla cultura dello scarto alla cultura del riciclo e della valorizzazione, anche economica. Infine al nostro Paese serve una pianificazione; significa guardare ai bisogni del Paese in un'ottica di medio periodo. Noi lanciamo la proposta di una Strategia Idrica Nazionale (SIN) che, come per l'energia, veda partecipi tutti i soggetti nella tutela e gestione della risorsa idrica, e che sia integrata anche con le strategie in campo ambientale, e un Piano di interventi di ampio respiro".
nei Beni FAI tutto l'anno
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