Passione e creatività a servizio del Bello

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Passione e creatività a servizio del Bello
FAI Giovani

21 giugno 2012

Quattro interviste a quattro membri di alcuni Gruppi FAI Giovani d'Italia: infatti, in occasione della pubblicazione, sul Notiziario del FAI n.123, di un articolo dedicato al Progetto FAI Giovani, si è voluto dare voce a chi si impegna quotidianamente a diffondere la mission del FAI tra i coetanei. I giovani mettono a disposizione della Fondazione il proprio tempo e la propria creatività, esplorando nuove strade e nuovi linguaggi, ma facendo sempre tesoro dell'esperienza.

Andrea, come è iniziata la tua esperienza con il FAI e in particolare con la Delegazione/Presidenza e il Gruppo FAI Giovani?

Il mio avvicinamento al FAI è avvenuto per caso grazie ad amici che mi hanno presentato persone, oggi anche loro amiche, innamorate di un ideale. Non nego che all'inizio ero un po'scettico intorno alla possibilità di aderire. Fino a quando mi sono messo personalmente a disposizione e ho scelto di essere volontario. Allora ho smesso di pensare e senza nemmeno chiedere ho ricevuto tutte le risposte; i dubbi sono passati naturalmente. Mi ricordo di essere stato molto colpito dalla capacità di ‘realizzare', di creare cose stupende con poco e sicuramente importantissima è stata l'energia che ho condiviso con gli altri volontari durante la mia prima Giornata FAI di Primavera. Indimenticabile. L'esperienza con e per la Toscana invece è arrivata quando ho deciso di cambiare città e trasferendomi da Milano a Firenze ho sentito la necessità di trovare qualcosa che mi fosse familiare. Istintivamente il primo pensiero che ho avuto è stato quello di cercare la Delegazione più vicina per presentarmi e rendermi disponibile come avevo fatto sino ad allora in Lombardia. Raggiunta la storica sede di piazza Antinori al 2-ormai una seconda casa- sono stato accolto, devo dire da subito, con equilibrio e gentilezza e da allora vivo quest'esperienza -per me unica- insieme con la Presidenza e Segreteria regionale che, oltre alla possibilità di essere scelto come formatore regionale, mi ha in seguito incaricato di occuparmi dell'allora nascente Gruppo FAI Giovani Toscana. Oggi posso assolutamente dire di essere pienamente integrato non solo con Firenze ma con le Delegazioni sparse sul territorio toscano e insieme cerchiamo quotidianamente di passare la nostra ‘passione' a quanta più gente possibile tenendo alto e portando con orgoglio il testimone del FAI. Sinergia volta all'accoglienza delle nuove generazioni per la formazione di nuovi Gruppi Giovani FAI.

Quali attività tu e il tuo Gruppo Giovani avete in programma per il 2012 e quale risposta vi aspettate?

Più che sentirlo il ‘mio' Gruppo Giovani vivo forte una appartenenza, ma senza possesso. Il Gruppo Giovani è ‘nostro', della Toscana tutta e di tutti i giovani degli altri gruppi sparsi su e giù per l'Italia. Le attività in programma invece sono diverse. Si va dalla gita fuori porta ai gemellaggi culturali, alle conferenze su ambiente, giardini e paesaggio, ai concerti nei luoghi più magici e segreti della città. Partiranno a breve una serie di visite alle proprietà più vicine e mi piacerebbe poter realizzare degli scambi con le altre regioni per vivere di persona ciò di cui poi siamo ambasciatori. Stiamo pensando a un coinvolgimento attivo delle Università e delle Istituzioni al fine di creare un legame forte al tema della formazione considerando il bisogno costante di acquisire competenze sempre nuove e al passo con i tempi che possano servire nella ricerca di un futuro impiego o nel miglioramento dell'attuale. L'età dei giovani che aderiscono alle nostre attività infatti è varia e perciò stiamo cercando di offrire possibilità che possano giovare al ventenne così come a chi ha superato la trentina. Dopotutto fare volontariato non è solo dare ma anche ricevere; abbiamo pensato che avere in dote ‘occasioni' siano esse di approfondimento o esperienza possa per i giovani oggi fare la differenza. Non entro nel particolare perché questa parte della nostra proposta è per i nostri ragazzi una sorpresa che avranno modo di scoprire presto. Fino a questo momento abbiamo raccolto risultati direi eccellenti. Recentemente abbiamo concluso due appuntamenti della rassegna musicale dedicata a J.S.Bach in collaborazione con il Conservatorio di Milano e la Confraternita di S. Francesco Poverino che ci ha dato modo di accogliere nel gruppo nuovi giovani peraltro già attivissimi nella realizzazione e produzione dei nostri prossimi appuntamenti. Lo scorso marzo la Presidenza regionale ci ha affidato in toto l'apertura dell' Abbazia di Settimo a Scandicci (Fi) per la Giornata FAI di Primavera. In questa occasione abbiamo dimostrato una sinergia davvero eccezionale e un saper fare squadra che ha reso testimonianza del fatto che i giovani -quando hanno la possibilità di ‘fare' e gli si dà fiducia- sanno raggiungere orizzonti inimmaginabili. Per dovere di cronaca mi piace condividere il risultato con tutti gli amici volontari; abbiamo accolto più di 8000 persone quasi ‘uno ad uno' raccogliendo una cifra di tutto rispetto e coinvolgendo oltre 150 nuovi aderenti. Credo che come prima volta sia stata soddisfacente e in questo caso non c'entri per nulla il vecchio detto ‘fortuna del principiante'!
Ci piacerebbe poter fare sempre di più e al termine di un'esperienza ci chiediamo subito: a quando la prossima? Sono fiducioso del fatto che strada facendo si concretizzeranno i nostri progetti e nuove avventure ci offriranno l'occasione di contribuire alla missione dei nostri ‘fondatori'. Abbiamo idee, la capacità di realizzarle, una infinita voglia di conoscere e scoprire; un potenziale da sostenere che sta dando ottimi risultati e che può garantire alla Fondazione la possibilità di immaginare strade nuove. Magari affidando alle nuove generazioni il timone sostenute e ‘tifate' da chi ci ha invitato a cominciare il viaggio.

Quale messaggio vi piacerebbe lanciare ai Giovani?

Partecipare alla vita della Fondazione è un'opportunità. Camminare a piedi nudi nella bellezza offre milioni di spunti. Intanto permette di capire realmente i limiti che ci appartengono per poi superarli. Sono infatti moltissime le attività che richiedono attivamente l'opera del volontario, di un volontario professionista, che sappia interagire, coinvolgere, mettersi in gioco, proporre obiettivi e raggiungerli. Poi l'avere una voce. Comunicare è necessità comune e condivisa ma per un giovane, che è pervaso dal bisogno di realizzare e da entusiasmante energia, significa la possibilità di condividere e realizzare sul serio una propria idea, un proprio sogno. Stare nel FAI mi ha insegnato una lingua nuova proprio come per l'inglese o il tedesco, la lingua di un gruppo di persone che ha scelto di condividere la propria passione e a cui, per questo, sono grato. Senza dubbio mi sento di lanciare ai giovani l'invito di almeno provare cosa significa essere nel FAI. Sono sicuro che ciascuno a seconda della propria personale sensibilità sarà in grado di trovare nella forza di tante persone legate dalla voglia di creare cose belle il motivo per continuare, giorno per giorno, a conoscere. Se davvero siamo certi del fatto che conoscere rende liberi, liberi di scegliere, credo che nessuno debba perdere un'occasione d'oro come questa: vedere con occhi nuovi. Quelli dell'emozione, del cuore, della vita.

Secondo te qual è il valore aggiunto del FAI Giovani per la Fondazione?

Il FAI Giovani può rappresentare per la Fondazione quello che le foglie sono per l'albero: futuro. Le foglie sono gli ‘organi' in cui, nella maggior parte delle piante, ha luogo la ‘respirazione' e –solidali alla luce- diventano ‘forze imponderabili'. Attraverso la loro presenza nutrire il mondo favoloso che è stato creato da chi ha scritto fino a oggi la storia della Fondazione. Così i Giovani, organi e non un ‘suppellettile' come alcune volte siamo considerati, possono concretamente contribuire a ridisegnare i confini del Bello utilizzando un linguaggio nuovo. Uno dei compiti più piacevoli di chi si presta attivamente al volontariato per la Fondazione sta nell'incontrare un oceano di persone tutte diverse tra loro. Capita principalmente durante la Giornata FAI di Primavera ma, per i 7000 che come me possiedono cuore verde e sangue arancio, ogni occasione è buona per raccontare e invitare. In questi momenti mi piace sempre ricordare come tutta la ‘struttura' del FAI sia simile a quella di un albero. Le radici rappresentano passato e tradizione, ci raccontano le nostre ‘origini'. Esse hanno il talento di tenerci uniti a un livello più profondo ed elevato, ed è grazie a queste che ci è permesso crescere. Il tronco, con la sua corteccia ricorda idealmente la caparbietà e l'amore che si prova e si profonde quotidianamente nel salvare il nostro Paese. Infine, ma non meno importanti, le foglie che danzanti sui lunghi rami sembrano tendere all'infinito e traggono da esso nutrimento.
Credo dunque che i giovani siano indispensabili alla vita del FAI; è un po'come quando si mangia il cioccolato, ci si sente più forti. Allo stesso modo credo che la nostra presenza debba essere in piena armonia e accordo con i volontari storici a cui va riconosciuta la bravura e la lungimirante visione che ha permesso di preservare a lungo questi brevissimi 37 anni tanta bellezza. Insieme, perché il FAI è UNO, mantenendo in armonia l'individualità di ciascuna età abbiamo il dovere e l'onore di far crescere questa che per me è forse la più bella avventura.

Leggi l'intervista ad Elisa Cruciani, Gruppo FAI Giovani Emilia Romagna

Leggi l'intervista a Riccardo Fogaroli, Gruppo FAI Giovani Bergamo

Leggi l'intervista a Francesco Vurchio, Gruppo FAI Giovani Andria Barletta Trani

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