25 marzo 2007
Indossare le vesti e rivivere le scene di vita quotidiana nello splendido palazzo di Villa Bozzolo. All'evento “Intrighi di corte e rivolte di popolo” non mancheranno parrucche e merletti, nei finti e belletti per ricostruire, insieme alla Compagnia di San Giorgio e il Drago, un'affettata scena settecentesca.
Indossate anche in tempi remotissimi, le parrucche si utilizzavano nel Cinquecento per compensare la calvizie o per abbellimento, e si diffusero nei secoli successivi anche per fini pratici, perché la facile trasmissione dei pidocchi rendeva conveniente rasare i capelli e sostituirli con chiome artificiali. Nel Settecento le parrucche ebbero un grande successo prima tra gli uomini e poi tra le donne, e assunsero forme e decorazioni diversissime: mentre quelle femminili diventavano enormi, ricche di nastri e fili d'argento, quelle maschili si ridimensionavano perché troppo scomode nei combattimenti e nella lettura.
Pesanti e scomode, le parrucche erano segni di autorità, sovranità e potere, oltre a rappresentare uno status sociale. Ve ne erano di speciali per le cerimonie, di naturali che imitavano le capigliature fluenti di lunghezza media, e di più semplici per tutte le altre occasioni.
La moda delle parrucche maschili imponeva almeno tre o quattro boccoli rigidi a più piani per lato, che col tempo divennero solo due, per trasformarsi alla fine del secolo in piccoli toupet. Generalmente le parrucche erano anche incipriate, decorate con nastri e fiocchetti, arricchite con fili d'argento e lunghi riccioli.
Erano accessori ornamentali molto costosi, in base alla lunghezza o al materiale con cui erano fatte: potevano essere realizzati con capelli umani, quelli degli schiavi, o con crine di cavalli e capre. I parrucchieri svolgevano un lavoro molto complesso e, proprio per il ruolo simbolico che le parrucche avevano per nobiltà e borghesia, il mestiere del creatore di parrucche ottenne un crescente prestigio nel corso del secolo XVIII.
Le parrucche non erano che uno dei simboli più vistosi e utilizzati del Settecento. Donne e uomini, infatti, erano soliti rimodellare il proprio volto con belletti bianchi e rossi e soprattutto grossi nei finti, che con la loro collocazione rappresentavano un vero e proprio linguaggio simbolico ed erano un elemento essenziale nella vestizione delle dame.
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