01 settembre 2008
“Un crescendo di emozioni, man mano che si avvicinava la fine dei lavori, in cui si mescolavano magicamente la conoscenza sempre più profonda della mano felice e della cura dei dettagli di mio nonno, e la gioia di capire che l'apertura di Villa Necchi Campiglio sarebbe stata la cosa più bella che potesse capitare per far conoscere a tutti la sua arte”. Usa parole di entusiasmo e commozione Piero Castellini Baldissera, direttore artistico dei lavori di restauro, nonché nipote dell'architetto Piero Portaluppi, progettista della Villa milanese.
Parole che testimoniano la felicità di aver portato a termine un progetto che, come sottolinea Castellini, “mi ha permesso non tanto di lavorare con lui, ma ‘per lui'. Credevo di conoscere già tanto mio nonno: il mio studio è il suo studio, faccio parte della Fondazione Portaluppi e quindi quei muri e quelle maniglie le conosco bene, ma attraverso i lavori nella Villa l'ho conosciuto ancora di più. Oggi, una villa che avrebbero visto in pochissimi, è a disposizione di tutti. Il modo migliore per far comprendere la grandezza di mio nonno, e per me di fare qualcosa di così bello per lui. Spesso la sera, tornando a casa dopo il lavoro, mi ritrovo a fare una deviazione per passare davanti alla Villa, per controllare che sia tutto a posto. Devo ammettere che mi manca”.
Una nostalgia, la sua, che nasce sia dalla consapevolezza di aver lavorato al fianco di una “squadra formidabile” composta dalle persone del FAI, dai restauratori e dalla Soprintendenza, sia dalla riscoperta di quell'armonia che è un po' l'anima di Villa Necchi Campiglio. “La Villa – conferma Piero Castellini Baldissera - deve essere guardata contemporaneamente come fosse un modello trasparente. Solo così è possibile apprezzare l'armonia tra la severità dell'esterno, soprattutto della facciata principale, e l'incredibile bellezza degli interni, resa perfetta dal ‘miracolo Gian Ferrari'. Le sue opere d'arte, che arricchiscono le pareti e le stanze della Villa, sono esattamente le opere perfette per quel luogo”.
Armonia e perfezione, dunque. Qualità che, conclude Castellini, “offrono a Milano quel respiro internazionale di cui la città lombarda non può fare a meno in vista dell'Expo 2015”.
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Credito fotografico: Giorgio Majno
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