26 giugno 2017
La chiesa di Santa Croce, situata nel centro visitatori del Bosco di San Francesco ad Assisi, è stata arricchita da un nuovo importante insieme di opere in terracotta dello scultore Mario Viti, donate al FAI dai nipoti dell'artista, Mario e Ruggero Longari: si tratta di una Via Crucis, formata da 14 formelle, e da una scultura rappresentante il volto di San Francesco.
Mario Viti nacque a Volterra nel 1882 e fu uno scultore viaggiatore che, nei primi anni del ‘900, visse e operò in India per la corte dei Maharajas: scolpì statue e fontane per le loro regge, e monumenti dedicati a celebri personaggi, tra cui Gandhi. Rientrato in Italia per l'inizio della seconda guerra mondiale, si stabilì definitivamente a Firenze fino alla morte nel 1976. Le opere donate al FAI furono realizzate durante l'ultimo periodo di attività dello scultore e sono espressione di una fase più matura e riflessiva del suo lavoro.
Da notare che nella Via Crucis, contrariamente alla normale sequenza delle stazioni, abbiamo due versioni della stazione XI, Gesù inchiodato alla croce, raffigurata con due diverse iconografie. Manca, invece, la stazione II, Gesù viene caricato della croce. Anche il busto di San Francesco si discosta dalla classica iconografia: il Santo, morto poco più che quarantenne, è ritratto come un anziano, con i tratti del viso molto accentuati, tipici di un realismo espressionista. La Via Crucis è stata allestita su tutte le pareti della piccola chiesa, compreso l'abside, mentre il volto di San Francesco trova collocazione nella sagrestia. Entrambe le opere sono state benedette e inaugurate agli inizi di giugno.
La Chiesa di Santa Croce è stata interessata anche da un piccolo intervento di manutenzione che le ha "restituito la voce". La campana infatti non suonava più da alcuni mesi, a causa delle frequenti rotture, dovute al continuo sfregamento sul cemento, della corda di canapa che la azionava. Attraverso un buco nel tetto, è stato cambiato il percorso della corda, e sono stati cambiati i supporti alla campana, che adesso può riprendere a suonare nella vallata per annunciare i vespri del sabato pomeriggio e i matrimoni che occasionalmente vengono celebrati.
Lo scorso marzo è stato firmato l'Accordo di Programma tra Regione Lombardia, il Comune di Morazzone (VA) e il FAI per il via agli interventi di rigenerazione e rivitalizzazione urbana del centro storico con il restauro di Casa Macchi, donata al FAI in eredità dall'ultima proprietaria, Marialuisa Macchi, per consentirne la fruizione pubblica.
L'Accordo rappresenta un modello virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato che, a partire dal recupero e dalla valorizzazione di un bene storico-artistico, potrà diventare volano di sviluppo sociale, economico e turistico di un'intera comunità. Il progetto, già presentato al pubblico nel dicembre 2016, si struttura su due diversi filoni. Il primo è in capo al Comune di Morazzone che progetterà e metterà a punto il nuovo arredo urbano, viabilistico e infrastrutturale del centro storico, al fine di renderlo più attrattivo in termini turistici e creare nuove opportunità imprenditoriali; il secondo coinvolge direttamente il FAI e i lavori di recupero e restauro di Casa Macchi, un'intatta testimonianza di dimora della borghesia lombarda della seconda metà dell'Ottocento, completamente arredata, rarissimo esempio di contesto abitativo completo di ogni minimo dettaglio in grado di comunicare uno spaccato di vita e un preciso periodo della storia del gusto e dell'abitare italiani e in particolare lombardi.
Con la firma dell'Accordo, grazie al quale Regione Lombardia si è impegnata a cofinanziare il progetto complessivo con due milioni di euro, è stato quindi avviato lo studio di fattibilità per il restauro della casa e dei suoi arredi e la progettazione definitiva degli interventi: Casa Macchi verrà aperta al pubblico come casa-museo e verrà inserita nel sistema dei beni FAI a livello territoriale, insieme a Villa e Collezione Panza, Villa Della Porta Bozzolo, Monastero di Torba e Torre di Velate, ma anche nella rete regionale delle case-museo dell'800 e nel circuito dei musei aderenti all'Abbonamento Musei Milano Lombardia Card.
Il progetto del FAI prevede una fase di restauro dell'edificio, che si trova in uno stato piuttosto critico di conservazione a causa della mancata manutenzione negli ultimi 50 anni, con abbondanti infiltrazioni d'acqua, ampi crolli dei soffitti e cedimenti strutturali degli arredi. Il progetto di valorizzazione vedrà invece un adeguamento degli spazi all'accoglienza del pubblico, con l'individuazione di percorsi di visita e di servizi per i visitatori.
Grazie al determinante contributo della Regione Lombardia
Da alcuni mesi Villa e Collezione Panza ospita “Robert Wilson for Villa Panza. Tales”, mostra di alcuni “Video Portraits” e installazioni del celebre artista americano. Ma cosa si nasconde dietro le quinte di una grande esibizione?
Nei mesi precedenti all'inaugurazione, l'artista e i curatori, durante approfonditi sopralluoghi, hanno studiato con cura e attenzione gli spazi della villa e, insieme ai tecnici, hanno individuato le soluzioni strutturali più adeguate per gli allestimenti. Alcune stanze hanno richiesto un completo disallestimento della Collezione permanente, l'oscuramento delle finestre e la creazione di pareti in cartongesso in cui inserire i video e nascondere tutti gli apparati tecnici (cavi, altoparlanti …). Tutti gli interventi si inseriscono armoniosamente nel contesto della villa e sono naturalmente completamente reversibili.
Particolarmente curioso è il racconto dell'allestimento di “A house for Giuseppe Panza”, installazione collocata nel giardino ed entrata a far parte della Collezione permanente. La piccola casa in legno è stata trasportata a Villa Panza in due pezzi: il tetto è entrato dal portone per pochi centimetri, mentre per posizionare nel giardino il corpo principale è stato necessario trasportarlo con una gru, che l'ha scaricato da un camion fermo nella strada sottostante.
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