Nuova Pac, manca una vera strategia

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Nuova Pac, manca una vera strategia
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19 dicembre 2013

Critiche e delusione da parte del FAI e di altre associazioni di tutela ambientale e dell'agricoltura biologica per l'accordo tra il Ministero dell'Agricoltura e le Regioni sull'applicazione della nuova Pac 2014 – 2020 (Politica agricola comune), che non propone una visione strategica per il rilancio dell'agricoltura italiana ma solo un mantenimento di privilegi acquisiti e interessi consolidati legati ai sussidi europei.

Manca una vera strategia per il rilancio dell'agricoltura italiana. Questa la considerazione del FAI e di altre associazioni di tutela ambientale e dell'agricoltura biologica (AIAB, Associazione per l'Agricoltura Biodinamica, Federbio - Upbio, FIRAB, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Slow Food, Touring Club Italiano, Pro Natura, Società Italiana Ecologia del Paesaggio, WWF) sulla nuova Pac – Politica agricola comune 2014 – 2020, orientata alla difesa di interessi consolidati legati ai sussidi europei anziché a una visione di futuro dell'agricoltura italiana che rischia, così, di perdere il treno della competitività e della sostenibilità.

Ecco i punti stabiliti dall'accordo tra il Ministro dell'Agricoltura e le Regioni:

  • non si procede ad un vero riequilibrio tra Regioni, il greening sarà calcolato in percentuale dei pagamenti diretti percepiti e non con un premio uguale per tutti;
  • ai pagamenti accoppiati si applicherà la percentuale massima consentita (15%) non per obiettivi territoriali, di aumento del biologico, di conservazione della biodiversità o sociali, ma solo per compensare chi più perderà risorse;
  • pagamenti ridistributivi al 5% per evitare ogni riduzione progressiva sopra i 150mila euro.
  • adozione del regime piccoli agricoltori: niente dal 1° pilastro alle aree svantaggiate, niente flessibilità tra 1° e 2° pilastro. A questo punto per completare le decisioni che competono agli Stati membri resta solo da decidere chi saranno gli agricoltori attivi.

Le 14 Associazioni avevano posto nel novembre scorso all'attenzione del Ministro alcune scelte di ordine generale che ritenevano prioritarie, come l'applicazione della percentuale massima consentita per la modulazione dal primo al secondo pilastro (15%) per aumentare le risorse per i progetti concreti per agricoltori e territorio rurale e si aspettavano decisioni importanti per lo sviluppo dell'agricoltura biologica attraverso la definizione di un Programma Operativo Nazionale considerato che il modello biologico oggi rappresenta il miglior investimento di risorse pubbliche per creare occupazione e migliorare il nostro ambiente.

Ora non resta che confidare nel Programma nazionale della Rete Rurale Nazionale: il FAI e le altre associazioni chiedono per questo un maggiore coinvolgimento del partenariato sociale ed economico, in particolare per i temi legati alle sfide ambientali della PAC, all'agricoltura biologica e alla ricerca e promozione delle buone pratiche e scambio di esperienze. Diventa,inoltre, indispensabile lavorare su una strategia integrata tra il livello nazionale e quello regionale per l'innovazione e per la promozione di PEI (partenariati europei per l'innovazione) dedicati alle due priorità ambientali dello sviluppo rurale (Preservare e migliorare ecosistemi collegati all'agricoltura e Transizione verso una “low carbon economy”) e ottenere l'immediata adozione del Piano di Azione Nazionale (PAN) per l'uso sostenibile dei fitofarmaci.

Alle Regioni le 14 Associazioni ambientaliste e dell'agricoltura biologica chiedono, quindi, un'incontro e l'impegno per sottoprogrammi regionali dedicati all'agricoltura biologica così da incentivare la nascita di filiere del biologico, dalla produzione alla trasformazione e commercializzazione, e favorire la nascita di biodistretti in particolare in aree vocate e a elevato valore naturale o siti Natura 2000. Le Regioni dovranno, inoltre, prevedere per l'attuazione dei propri PSR (Programmi Sviluppo Rurale) l'utilizzo degli accordi agro-ambientali d'area tematici dedicati alla conservazione della biodiversità, alla gestione delle risorse idriche e per l'adattamento ai cambiamenti climatici.

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