27 agosto 2009
Un nuovo, splendido Bene entra a far parte della grande famiglia del FAI: il Negozio Olivetti in Piazza San Marco a Venezia, opera del grande architetto Carlo Scarpa. Da anni, il negozio si trovava in condizioni non consone alla sua stupefacente qualità: nell'ultimo periodo, infatti, era affittato a un commerciante di oggetti non “all'altezza” del luogo. Per questo motivo, importanti esponenti del mondo della cultura e dell'architettura internazionali erano intervenuti, chiedendo di riportare il negozio alla purezza originaria. Grazie anche all'instancabile azione della Capo Delegazione FAI di Venezia, Maria Camilla Bianchini d'Alberigo, Assicurazioni Generali, proprietaria del negozio, dimostrando una visione illuminata ha raccolto l'appello e deciso di affidarlo in gestione al FAI, curandone completamente il restauro.
Il FAI è grato ad Assicurazioni Generali per questo gesto di fiducia e considerazione. La previsione è di aprire il negozio nell'autunno del 2010 perché sia soprattutto un “museo di se stesso”, ma anche per aspitarvi piccole mostre di grandissima qualità. Abbiamo chiesto a Francesco Dal Co, uno dei più importanti storici dell'architettura italiani, di raccontarne la storia e l'importanza.
In che senso il Negozio Olivetti di Carlo Scarpa va considerato come un autentico capolavoro, un monumento nazionale?
Scarpa costruisce il negozio Olivetti dopo aver ricevuto il Premio per l'Architettura Olivetti nel 1956. L'incarico gli viene conferito da Adriano Olivetti. In questo momento Scarpa sta attraversando uno dei suoi momenti più felici ed è impegnato a realizzare alcune delle sue opere più importanti. Il Negozio costituisce per lui una sfida. Piazza San Marco rappresenta il luogo in cui si concentrano le molteplici anime di Venezia: quella bizantina (Scarpa amava definirsi “un bizantino”) della Basilica di San Marco, fonte di suggestioni che ritroviamo nel Negozio Olivetti; quella delle Procuratie Vecchie, dove Sansovino abitava e dove è situato il Negozio; quella rinascimentale delle Procuratie Nuove. Queste queste anime sono fuse nel Negozio Olivetti, sintesi di suggestioni che lo rendono una preziosa boite a malice.
Scarpa realizza il Negozio rendendone trasparenti le pareti esterne, creando ampie vetrine dalle quali si gode una visione inedita, quasi in tralice, della Piazza, una visione a sua volta traguardata dalla scultura di Viani sospesa all'interno, con gusto tipicamente veneziano, con il suo grande peso su un filo d'acqua. Scarpa si avvale poi di paramenti misti all'esterno e nel trattare gli inserimenti in pietra dà una nuova prova delle sue doti di lapicida, impiegando la pietra grezza come sfondo di una delle sue più riuscite prove quale inventore di caratteri. Al proposito è bene ricordare che l'epigrafia (campo nel quale Scarpa fu eccellente) sin dal tempo dei romani per giungere a quelli di Leon Battista Alberti è un terreno di prova decisivo per gli architetti.
Il Negozio è poi una raccolta di modi espressivi e di delicatezze straordinari. Tra i primi vi sono i pavimenti a mosaico bianchi e rossi (sulla cui fattura bisognerebbe spendere molte parole), i colori di Klee (il maestro protagonista di una celebre mostra alla Biennale di Venezia magistralmente allestita da Scarpa); tra le seconde vi sono la scala sospesa, che nasconde il suo peso e il fatto di essere invasiva di uno spazio in origine diversamente servito, e il bellissimo trattamento delle finestre del mezzanino, protette da un infisso dal profilo apparentemente arbitrario, ma in realtà di ispirazione orientale, che le ridisegna all'interno lasciandole immutate all'esterno.
Nel Negozio Olivetti lo spazio è perfettamente modellato dalla sapienza costruttiva ed è un monumento nonostante le sue piccole dimensioni, ma da queste reso ancor più prezioso e meritevole delle massime attenzioni. Infine, il Negozio è la prova di quanto sia decisivo il rapporto tra architetto e committente per la buona riuscita di ogni opera. Anche da questo punto di vista il Negozio offre una lezione più che attuale, in un'epoca in cui latitano tanto i bravi architetti quanto i committenti illuminati. Adriano Olivetti lo era e il Negozio che Scarpa costruì per lui è anche un irrinunciabile documento della storia dell'imprenditoria italiana che Adriano nobilitò più di ogni altro.
Quale auspica possa essere la funzione del FAI con la futura gestione di questo bene?
Auspico che i giovani e gli architetti di tutto il mondo che vengono a visitarlo e che in questi anni erano stati privati della possibilità di apprendere abbiano la possibilità di studiarlo finalmente liberamente. Se così sarà ciascuno potrà ammirare qui una prova eloquente del fatto che ogni grande architettura si nutre di ciò che il passato le ha lasciato in eredità – ed è questa la lezione che Scarpa ha ripetuto nel corso di tutta la sua vita.
Che tipo si restauro immagina per questo monumento?
Naturalmente deve essere un restauro assolutamente conservativo e filologico. Il Negozio deve essere restaurato da una persona che sia alla sua altezza e oggi penso che vi sia soltanto un architetto all'altezza di questo compito. Si chiama Tobia Scarpa.
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