09 novembre 2011
“San Gennaro... piensece tu!”. Sembrava ci fosse davvero bisogno di un miracolo per “salvare” il Rione Sanità di Napoli dalla condizione di isolamento e degrado culturale, sociale ed economico che lo aveva trasformato in una sorta di “ghetto”. E il miracolo è puntualmente arrivato. Niente di soprannaturale, però, visto che il merito è completamente da attribuire all'intelligenza e all'amore di persone che hanno a cuore il futuro della città.
Tutto inizia nel 2008 quando l'Arcidiocesi di Napoli, in risposta al Bando Storico-Artistico e Culturale proposto dalla Fondazione per il Sud, presenta il Progetto “San Gennaro extra moenia, una porta dal passato al futuro” che prevede anche la riapertura al pubblico delle splendide Catacombe di San Gennaro e della Catacomba di San Gaudioso. Obiettivo dichiarato: aprire una nuova via di accesso al Rione e favorire il transito di pellegrini e turisti, stimolando così lo sviluppo economico e i cicli produttivi del quartiere.
Dopo tre anni le catacombe sono state riaperte, grazie anche all'importante lavoro svolto dal Parroco della Basilica S. Maria della Sanità di Napoli, Don Antonio Loffredo, che ha coinvolto in prima persona i giovani del quartiere.
Alle Catacombe di San Gennaro si può accedere sia dal piazzale della Basilica dell'Incoronata Madre del Buon Consiglio a Capodimonte, sia dalla Basilica di San Gennaro extra moenia. Il sito è composto da due livelli non sovrapposti: il nucleo originario della catacomba superiore è da individuare nell'utilizzo e nell'ampliamento del cosiddetto “vestibolo inferiore” avvenuto tra la fine del II e gli inizi del III secolo. Gli elementi che caratterizzano maggiormente la catacomba superiore sono la piccola “cripta dei vescovi” e la maestosa “basilica maior”, una vera e propria basilica sotterranea. Nella prima, ubicata presso la tomba di San Gennaro, vennero sepolti alcuni dei primi Vescovi napoletani; la seconda è il frutto di un'ampia trasformazione dei vicini ambienti realizzata quando, nel sec. V, fu traslato il corpo di San Gennaro.
Dalla Basilica di Santa Maria della Sanità si accede invece alla catacomba dell'africano S. Gaudioso, giunto a Napoli probabilmente nel 439 in seguito alla persecuzione dell'ariano re dei Vandali Genserico. Il complesso si presenta come un affascinante palinsesto artistico che va dalle preesistenze cimiteriali di età paleocristiana alle prime significative affermazioni monumentali su pianta circolare dell'architettura controriformistica, dallo sviluppo artistico d'età moderna all'artigianato plastico ottocentesco, fino alle recenti acquisizioni di opere di artisti contemporanei. Elemento peculiare è la sepoltura dei crani dei defunti incassati nelle pareti dell'ambulacro e l'apertura di una nuova zona al di sotto della cripta, destinata alla realizzazione dei cosiddetti “seditoi”, volgarmente chiamati “cantarelle” o “scolatoi”, sedili scavati nel tufo con un vaso sottoposto, all'interno dei quali i defunti venivano lasciati a disseccare prima di essere deposti.
Nella foto: Vesibolo Inferiore delle Catacombe di San Gennaro
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