Muretti a secco: da sempre nel cuore del FAI, da oggi patrimonio Unesco

Muretti a secco: da sempre nel cuore del FAI, da oggi patrimonio Unesco

Condividi
Muretti a secco: da sempre nel cuore del FAI, da oggi patrimonio Unesco
In primo piano

29 novembre 2018

Il 28 novembre l'Unesco ha iscritto "l'Arte dei muretti a secco" nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell'umanità in quanto rappresentano "una relazione armoniosa fra l'uomo e la natura".

Un traguardo raggiunto grazie alla mobilitazione di otto Paesi europei, tra cui l'Italia, che hanno presentato la candidatura di questa particolare opera architettonica tradizionalmente diffusa sul territorio europeo, ma di cui spesso non viene riconosciuta la grande importanza a livello paesaggistico, storico e sociale.

I muri a secco rischiano infatti di scomparire a causa della mancanza di una manodopera specializzata e del ricorso all'agricoltura meccanizzata che li vede come un ostacolo.

I muri a secco nei beni FAI

In tutti i Beni del FAI localizzati in area mediterranea, si ritrova la tipologia costruttiva dei muri a secco, sia in forma di contenimento strutturale e modellazione morfologica dei terreni sia come elemento di perimetrazione dei compendi agricoli o di protezione delle coltivazioni. Gli esempi sono numerosi.

In Liguria i terreni di pertinenza dell'Abbazia di San Fruttuoso (Camogli, GE) o di Podere Case Lovara (Levanto, SP) sono per ampie porzioni modellati da terrazze impiegate per la coltivazione dell'ulivo o della vite.In Campania alla Baia di Ieranto (Massa Lubrense, NA) i terrazzamenti di muri a secco sono coltivati a uliveto, a orto o come limoneti, protetti dal vento dall'antico sistema delle pagliarelle.In Puglia, tra le regioni italiane più impegnate per la candidatura Unesco dei muretti a secco, il compendio agricolo di pertinenza dell'Abbazia di Santa Maria di Cerrate (Lecce) è delimitato da muri a secco, sistema tradizionalmente utilizzato in questa regione per la perimetrazione delle proprietà e che contribuisce a rendere caratteristico il paesaggio del Salento. Nell'isola di Pantelleria, il Giardino Pantesco Donnafugata è un recinto di pietra lavica utilizzata a secco, utile per garantire le migliori condizioni microclimatiche per la coltivazione di una straordinaria e secolare pianta di arancio dolce, mentre il Giardino della Kolymbethra, nel cuore della Valle dei Templi (AG) offre tra i più antichi esempi di questa tecnica tradizionale.

Un patrimonio prezioso che da sempre il FAI si impegna a tutelare attraverso un'importante opera di conservazione e manutenzione.

Loading

Un ecosistema complesso quanto prezioso

I muri a secco, realizzati in pietra locale, rappresentano da secoli uno degli elementi più significativi della presenza dell'uomo nei lunghi tratti di costa della nostra penisola, caratterizzati da una morfologia difficile, spesso a picco sul mare. Costruiti pazientemente a mano, pietra dopo pietra, non solo mantengono in vita un artigianato tradizionale e sono testimoni della storia e della cultura materiale, ma procurano grandi benefici anche per la biodiversità.

I terreni racchiusi all'interno di queste particolari architetture ospitano infatti un variopinto assortimento di piante in grado di crescere rigogliose solo su un suolo povero di sostanze nutritive e una ricca varietà di specie vegetali di pregio, in larga parte già sottoposte a norme di tutela e protezione. E proprio le piante - così come gli animali che trovano in questo microbiotopo le condizioni di vita favorevoli - sono diventate assai rare in natura. I muretti a secco sono infatti ecosistemi complessi in grado di ospitare specie ornitiche, piccoli rettili ed entomofauna, in quanto forniscono cibo, rifugio e condizioni ideali per la riproduzione.

Un patrimonio storico e ambientale

Ricorrere a questa antica pratica costruttiva, edificando nuovi muri a secco e provvedendo alla manutenzione di quelli esistenti contribuisce a proteggere questo prezioso spazio vitale e a contrastare frane e smottamenti del terreno. I muri a secco svolgono l'importante funzione di stabilizzazione geomorfologica dei versanti a cui si aggiunge quella di elemento in grado di conservate l'integrità ecologica del territorio e dunque la biodiversità della flora e della fauna locali.

Caratteristica preziosa delle pratiche agricole e silvo-colturali arcaiche e storiche è quella di essere all'origine di un'elevata diversificazione ambientale: alterare uno degli elementi che costituiscono questo equilibrio naturale significa compromettere la stabilità della fauna selvatica, minacciandone la sopravvivenza.

Lo sapevi che...
Per ricostruire due metri di antichi muretti a secco occorre una intera giornata di lavoro di due operai? Un lavoro prezioso quanto oneroso. Anche tu puoi dare il tuo contributo
Registrati alla newsletter
Accedi alle informazioni per te più interessanti, a quelle inerenti i luoghi più vicini e gli eventi organizzati
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te