Milano, no al centro medico nel Parco Sud

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Milano, no al centro medico nel Parco Sud
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19 giugno 2013

Il Progetto CERBA è stato "congelato" per sei mesi, in attesa di una proposta da parte delle banche coinvolte. Il FAI chiede che venga individuato un altro luogo dove far nascere il polo di ricerca: il Parco Sud, infatti, è una preziosa area verde che deve essere tutelata e la città offre aree dismesse o sottoutilizzate che hanno maggiori servizi e infrastrutture.

Le decisioni sul progetto CERBA, il Centro europeo di ricerca biomedica, che rischia di nascere all'interno del Parco Agricolo Sud Milano, sono congelate per i prossimi sei mesi in attesa di una proposta da parte delle banche interessate

Una nota della Regione Lombardia informa che il collegio di vigilanza del tavolo relativo all'accordo di programma per la realizzazione della struttura ha confermato il "permanere dell'interesse pubblico dell'accordo" e ha deciso di riunirsi a gennaio 2014 "per verificare l'esistenza delle condizioni necessarie per poter procedere alla definizione di un atto integrativo dell'accordo".

Il FAI, Legambiente e WWF hanno presentato nei giorni scorsi , nell'audizione alla Commissione Ambiente del Comune di Milano un appello al Sindaco e ai Presidenti di Regione e Provincia perché si trovi una nuova collocazione al CERBA.

Tuteliamo una grande area agricola protetta

“Ai politici vogliamo mandare un messaggio forte e chiaro: la scommessa immobiliare del CERBA nel Parco Sud, dopo dieci anni di discussioni inconcludenti e il crack delle società di Ligresti, è arrivata al capolinea, mantenerla in vita artificialmente equivale a prolungare una minaccia che grava sul cuore di una grande area agricola protetta – dichiarano Costanza Pratesi, Damiano Di Simine e Paola Brambilla, promotori dell'appello in rappresentanza di FAI, Legambiente e WWF - . Quella scommessa però contiene anche una sfida, un progetto scientifico e clinico che è da salvaguardare come polo di eccellenza, e che per questo deve trovare una sede più idonea e accessibile di quanto non lo siano i campi e le risaie che costeggiano via Ripamonti”.

I primi firmatari dell'appello sono 20 docenti di atenei milanesi (Statale, Bocconi, Politecnico e Cattolica), rappresentanti delle associazioni ambientaliste, da Giulia Maria Mozzoni Crespi ad Andrea Poggio, esponenti di fondazioni e di istituti di alta cultura, come Marco Vitale e il presidente dell'INU Federico Oliva, professionisti come Ezio Antonini e Luca Beltrami Gadola, giornalisti e artisti come Ivan Berni e Stefano Belisari, in arte Elio.

Ci sono tante aree dismesse e sottoutilizzate che potrebbero accogliere il CERBA

Secondo i promotori dell'appello “insistere con quella localizzazione comporterebbe sicuramente, nel breve periodo, un forte disagio su una arteria stradale già strozzata dal traffico di ingresso alla città e, nel medio, severi oneri a carico degli enti pubblici per fornire infrastrutture essenziali del tutto inesistenti in zona. In città ci sono tante aree dismesse e sottoutilizzate che potrebbero senza difficoltà accogliere un polo di ricerca, in condizioni di dotazioni di servizi sicuramente migliori di quelli disponibili nelle ultime campagne tra Macconago e Chiaravalle. La salvaguardia del progetto di una grande clinica sperimentale si intreccia ovviamente con la tutela delle aree agricole milanesi. Quei 620.000 ettari racchiudono una enclave agricola estremamente rilevante, e irrinunciabile per una città che si accinge a celebrare un Expo dedicato proprio ai temi dell'agricoltura”.

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