05 novembre 2012
Tredici anni fa, un enorme parco divertimenti: 600mila metri quadrati di ruote panoramiche, giochi multimediali e hotel a cinque stelle, con l'ambizione di attirare tantissimi visitatori. Il progetto Mediapolis, che prende il nome dalla società torinese che dal 1999 lavora per realizzare nel Canavese, in Piemonte, quest'opera gigantesca ora non può più nascondere la sua crisi: il Consiglio di Amministrazione e il Collegio dei Sindaci di Mediapolis si sono, infatti, dimessi in blocco e comincia a vedersi a fatica un futuro per questo progetto. La notizia è stata accolta con favore dal FAI e da Italia Nostra Piemonte e Valle d'Aosta, Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta, Pro Natura Torino e WWF Piemonte, che già in passato avevano manifestato le loro critiche.
Le preoccupazioni, però, non finiscono qui: Brainspark, società inglese che detiene la maggioranza di Mediapolis, ha dichiarato sulle pagine dei giornali di questi giorni di essere intenzionato a rilanciare il progetto con una politica più aggressiva. L'intenzione è, infatti, di suddividere i terreni in quattro distinti settori (parco a tema, hotel, centro commerciale e centrale di cogenerazione), senza però specificare la condizione primaria dell'accordo di programma, costituita dall'unitarietà del progetto e dall'impossibilità di realizzare edifici alberghieri e commerciali se non a servizio del parco, secondo una condizione necessaria di pubblico interesse dell'intera operazione senza la quale i terreni sono assolutamente inedificabili in base al vincolo idrogeologico.
Ed è a questa condizione che si appellano il FAI e le altre associazioni ambientaliste che chiedono alle Amministrazioni Pubbliche Piemontesi di archiviare definitivamente il progetto Mediapolis e offrono la loro disponibilità per pensare insieme, con maggiore serietà e realismo, ad alternative di sviluppo dei luoghi, coniugate insieme ad una rigorosa protezione ambientale e non a danno del paesaggio e dei valori civici del Canavese.
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