Ma perchè dimentichiamo?

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Ma perchè dimentichiamo?
Suolo

07 gennaio 2009

Quest'autunno sono avvenuti parecchi disastri: a Cagliari il fiume Rio Mannu è tracimato, distruggendo case, scuola, negozi della piana circostante densamente costruita nell'alveo. Due settimane dopo, in Gallura, un nuovo disastro: i fiumi sono entrati dentro le case, là dove i Comuni hanno rilasciato per decenni concessioni a getto continuo, in luoghi sotto pericolo di esondazioni. Non siamo nuovi a fatti di questo genere. Lo scorso autunno e la scorsa primavera in Piemonte vi furono eventi alluvionali di enorme gravità. Ma prima ancora, come dimenticare l'alluvione in Valtellina del 1987, l'esondazione del Sarno nel 1998 in Campania e poi l'alluvione di Soverato e del Bacino del Po nel 2000?
Questi sono soltanto alcuni esempi che dovrebbero insegnare ai Sindaci e ai costruttori che non si può edificare ovunque. La natura va rispettata a cominciare dai piccoli rivi d'acqua. Torrenti e fiumiciattoli dimenticati con l'abbandono dell'agricoltura (ritenuta non sufficientemente redditizia) vanno comunque ripuliti, curati e non cementificati. Prendiamo esempio dall'Austria e dalla Svizzera. Gli Ultimi: “quelli di Lassù” come diceva Rigoni Stern, sono aiutati e finanziati perché mantengano l'equilibrio acqua-boschi-suolo e così prevengono alluvioni e frane.

Però si può imparare
Mi domando: l'ex Sindaco di Monza, che si è battuto affinché il Lambro in zona Cascinazza non venisse deviato per permettere una lottizzazione su terreno agricolo, aveva forse imparato dai disastri decennali che imperversavano in Italia? Forse sì… a lui va un profondo ringraziamento. E i finanziatori dell'autostrada Broni–Mortara comprenderanno che costruire un'autostrada inutile, sacrificando una zona fertile di preziosissimi fontanili, basilari per gli agricoltori, è violentare la natura? Sono pochi esempi, ma se ne potrebbero citare molti altri in questo Paese dove, negli ultimi 15 anni, il consumo di suolo ha cementificato e asfaltato una superficie equivalente al Lazio e all'Abruzzo.

Il FAI, nel suo piccolo, cerca di fare qualcosa. Ecco allora la grande battaglia per impedire la mega speculazione nella meravigliosa campagna intatta del Canavese che attornia la reggia di Masino. Proprio ultimamente si è avuta una nuova dimostrazione dell'assurdità del progetto. A seguito delle copiose piogge stagionali (non evento straordinario per la zona) l'area su cui si vorrebbe costruire un enorme centro commerciale con parco tematico si è completamente allagata. Ma questo progetto, che prevede interventi sul corso delle acque e imbrigliamenti, non è l'ennesima forzatura della natura che potrebbe causare un domani danni e disastri oggi non prevedibili? Sempre disastri causati dalla cementificazione!
E' evidente - e non posso stancarmi di ripeterlo - che molti Comuni svendono il territorio per far cassa attraverso gli oneri d'urbanizzazione e l'ICI (le seconde case!), e inoltre sono incapaci di contenere le spinte dei poteri economici e politici.
Ora l'ICI sulla prima casa, anche degli abbienti, è stata abolita e, secondo le stime dell'ANCI, si sono persi circa 3,2 miliardi di gettito. I Comuni quindi sono ancora più bisognosi di liquidità per le loro spese correnti: asili, scuole, strade, smaltimento rifiuti, fognature, tempo libero. Dunque gli oneri di urbanizzazione sono sempre e più che mai appetibili
Tutti dimenticano troppo spesso che il suolo è anche un bene comune, prezioso e limitato che ci garantisce aria, acqua, biodiversità e salute! Ma il suolo, una volta edificato, è perso per sempre.
Per questa ragione il FAI cerca di dialogare con gli Enti locali. Lo abbiamo fatto recentemente, per esempio, con il Sindaco di Lenno (CO), dove c'è la nostra magica Villa del Balbianello, perché una delle nostre prerogative è cercare di proteggere il territorio attorno ai propri beni. Il dialogo però è spesso difficile. Sì, siamo riusciti a fermare la “villettopoli sul Lavedo”, ma altre speculazioni sono rimaste a deturpare il lago più bello d'Italia.
Il FAI si sta anche strenuamente battendo a tutela dei laghi di Mantova dove poco meno di due anni fa il coraggioso Sindaco riuscì a bloccare una devastante lottizzazione che avrebbe sfregiato per sempre il dolce paesaggio, immortalato dal Mantegna ne “La Morte della Vergine”, ora al museo del Prado, paesaggio che ancora oggi si può ammirare intatto affacciandosi dalla Camera Picta di Palazzo Ducale.
Purtroppo una sentenza del TAR ha recentemente annullato la inedificabilità. Allora l'arguto Soprintendente di Brescia, Cremona e Mantova ha proposto, proprio all'inizio di novembre, un nuovo, diverso vincolo monumentale rispetto ai laghi e alle opere di ingegneria dell'uomo. Siamo quindi col fiato sospeso e pieni di speranza…
Ministro Bondi, a nome del popolo FAI, per piacere difenda quel paesaggio!
In mezzo a tante notizie pessimistiche, almeno una è buona. A Rapallo, la Regione Liguria, sollecitata anche da un appello del FAI, è intervenuta per fermare l'inutile abbattimento di un filare di alberi secolari, di dimensioni, qualità e valenza ambientale eccezionali, che costeggia il torrente Boate.

Ma vi sono anche altre speranze
A Vittorio Veneto, sul Brolo di San Giacomo di Veglia, alle spalle di un convento cinquecentesco (una vasta area intatta intorno ai 60.000 metri quadrati) pendono preoccupanti progetti di edificazione. Grazie al censimento del FAI “I Luoghi del Cuore”, questa iniziativa è stata, per ora, bloccata. Chissà se il sogno del FAI di rendere quel brolo un parco aperto ai bambini, agli anziani e a tutta la cittadinanza, diventerà realtà?
Come pure siamo pieni di speranza per la costa incontaminata di Sant'Andrea Apostolo dello Jonio. Un fragile ecosistema dunale, sulla cui spiaggia la scorsa estate sono nate più di cento piccole tartarughe Caretta-caretta, con un entroterra agricolo lussureggiante, segnalato dal censimento del FAI “I Luoghi del Cuore” perchè minacciato da un mega progetto di lungomare attrezzato. Per supportare la richiesta alle Autorità di istituire un'area protetta e apporre un vincolo di tutela, il FAI realizzò, grazie al contributo di Intesa Sanpaolo, uno studio dettagliato sull'area. Come avrebbe potuto farlo la Soprintendenza con i mezzi da tempo così ridotti? Ma ora i mezzi sono più che mai ridotti, dopo gli ingenti tagli ai Beni Culturali della Finanziaria Triennale varata fin dallo scorso luglio (1 miliardo di euro in tre anni: 236 milioni nel 2009, 251 nel 2010 e addirittura 434 nel 2011). Ahimé! Ahimé!...

Il FAI segue con timore e speranza queste e altre vicende ambientali. Ovviamente non può rispondere a tutte le richieste di aiuto, ma noi ci battiamo soprattutto per cercare di rendere consapevoli gli italiani che il vantaggio di oggi può diventare un dramma per il domani.

Cari lettori, vogliamo batterci tutti per questo Ideale?
“Vivere nell'Idea, significa considerare l'Impossibile come se fosse Possibile”.
Questo dice Goethe nelle sue Massime.
Questa è l'aspirazione del FAI.

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