28 novembre 2012
«Attualmente per me non vi sono ragioni di pittura e scultura, le mie ricerche sono per un'arte che si deve rinnovare attraverso il mezzo.» Con queste parole Lucio Fontana chiarì il suo approccio all'arte ad Arturo Schwarz, che nel 1957 lo interrogò su “le ragioni della sua pittura” per l'inchiesta pubblicata nella Pittura italiana del dopoguerra. E' proprio l'arte di Fontana, lo spazialismo, al centro dell'incontro tenuto dal docente Giorgio Zanchetti che si terrà mercoledì 28 novembre alle ore 18 presso l'Aula Magna dell'Università degli Studi di Milano. La lezione del corso d'arte del FAI sarà disponibile on demand sul portale FAI TV da giovedì 29.
Col sistematico superamento delle distinzioni canoniche tra arti maggiori e decorazione, tra virtuosismo tecnico e materismo primario, tra le due dimensioni della pittura e la tridimensionalità della scultura, Fontana si propose di rinnovare radicalmente la percezione fisiologica e psicologica dello spazio. A questo fine mirano, evidentemente, i gesti esemplari e ultimativi del buco e del taglio inferti simbolicamente sul campo rappresentativo della tela, ma è un itinerario che si snoda con fondamentale coerenza sin dalle esperienze degli anni Trenta, con la rarefazione plastica dell'anatomia riscontrabile anche nella sua scultura monumentale d'ispirazione civile o religiosa, col sontuoso cromatismo della ceramica, con l'uso antinaturalistico ed atipico, anche nella plastica figurativa, della policromia e dell'applicazione a inopinati fini espressivi di materiali vili, come il gesso, il cemento o il catrame.
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