«A Camogli Gianni Berengo trascorre anche più di una settimana al mese. La sua casa ligure, tradizionale nella tipologia architettonica, e soprattutto le tipiche fasce a gradoni dove ha creato un vero e proprio frutteto sono il suo vero rifugio. Dal giardino di casa sua la visione del mare, pur se in lontananza, è protagonista, apre una visuale che ispira il maestro, spesso anche il solo transito del vaporetto di linea lo stimola a comporre nuove immagini e pensare a nuovi progetti.

Il progetto di reportage sul Borgo di San Fruttuoso di Camogli ha avuto origine diversi anni or sono, prima ancora del periodo pandemico e proprio il periodo che abbiamo da poco superato ha da una parte permesso di documentare un luogo molto particolare in una situazione ancor più particolare – diverse immagini contenute nel libro svelano tracce di quanto è stato questo periodo di tempo sospeso –, da un’altra ha posticipato i tempi di uscita del progetto e alimentato l’attesa».

«Ecco, facendo mio un concetto credo presente nella filosofia di Gianni Berengo Gardin fotografo, l’arte di attendere, il volume composto da più di centoventi fotografie ci consegna una testimonianza unica e un messaggio di rara bellezza necessario per il nostro vivere quotidiano. Nel racconto del libro vengono distinte alcune tematiche che credo possano a pieno descrivere quello che ancora oggi significa il borgo di San Fruttuoso. Il viaggio per arrivare a destinazione, il paesaggio naturale così caratterizzante, il borgo costruito e ancora vissuto, la presenza dello storico mulino, gli episodi architettonici monumentali quali l’Abbazia e la Torre Doria e le persone che ancora oggi passano gran parte del loro tempo nel borgo.

Avendo avuto l’occasione di accompagnare Gianni nella sua campagna fotografica, mi fa piacere sottolineare ancora una volta come il solo osservare i suoi comportamenti, il modo così meticoloso e preciso di utilizzare il tempo nel compiere le riprese, l’attenzione ai dettagli e al comportamento delle persone siano informazioni da recepire, fare proprie e che svelano la passione che ancora lo anima e spiegano la sua grandezza».

Guido Risicato