La Velarca entra nel porto del FAI

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La Velarca entra nel porto del FAI
Velarca

23 settembre 2011

Una casa galleggiante da 50 anni ancorata lungo la riva occidentale del Lago di Como, proprio a due passi da Villa del Balbianello, per la precisione a Ossuccio di fronte all'Isola Comacina, e costruita sulla base di una ‘gondola corriera tramezzina', la storica barca da lavoro del Lario degli anni '30. Stiamo parlando della Velarca, la casa-barca di 19 metri progettata nel 1961 dal mitico Studio BBPR di Milano, del quale facevano parte Lodovico Barbiano di Belgioso, Gian Luigi Banfi, Enrico Peressutti ed Ernesto N. Rogers. Quello stesso Studio che, due anni prima, aveva progettato la celeberrima Torre Velasca (da qui il nome Velarca dato al natante), l'ardito primo grattacielo milanese. A volerla furono Emilio e Fiammetta Norsa, alla fine degli anni Cinquanta, con l'obiettivo di farne un luogo d'incontro per gli intellettuali che in quegli anni frequentavano questo tratto di lago.

Esempio unico nel suo genere, la Velarca fece subito notizia: grazie all'eccezionale qualità del progetto, alla sua comodità, al superbo livello di ogni dettaglio e dei materiali usati, fu pubblicata sulle maggiori riviste d'architettura del mondo come testimonianza della creatività e dell'ingegno italiani. Il volume ligneo dell'abitazione che si appoggia sull'antico scafo è segnato da una serie di aperture verticali, con vetri sali scendi, su modello dei vecchi tram milanesi, mentre sul ponte superiore si alza il volume cilindrico rivestito di teak che contiene la scala a chiocciola centrale su cui si innesta una sorta di tensostruttura composta da un telone bianco e rosso sormontato nel fulcro centrale da una piccola calotta in rame.

L'interno è organizzato in modo simmetrico rispetto alla scala a chiocciola e gli arredi sono risolti con pratico spirito nautico, coniugando funzionalità e minimo ingombro. Due cabine sono distribuite ai lati del breve corridoio, mentre lungo i fianchi della barca sono collocati i servizi. A poppa infine sono posizionati un guardaroba con un'ulteriore cabina e uno studiolo con scrittoio a ribalta.

Il prof. Aldo Norsa e sua moglie Maria Luisa , che per tanti anni l'hanno felicemente abitata nella bella stagione, hanno deciso di donare la Velarca al FAI per consentirci di raccontare a tutti una nuova, piccola e prestigiosa storia italiana: “Noi non siamo i miei genitori: abbiamo altri modi di vivere…- spiegano - Inoltre è difficile proteggere un monumento dell'architettura moderna senza viverci. Abbiamo pensato al FAI, perché il FAI si occupa di tutela e lo fa in modo esemplare e poi c'è la vicinanza con Villa del Balbianello e con la Torre di Ossuccio che permette un ‘sistema ambientale' in questa bassa Tremezzina che può diventare affascinante”.

Foto: © Thomas Libis

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