La Valle dei Templi: un paesaggio rurale d’interesse storico

La Valle dei Templi: un paesaggio rurale d’interesse storico

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La Valle dei Templi: un paesaggio rurale d’interesse storico
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23 settembre 2025

Il paesaggio agrario della Valle dei Templi è stato inserito nel Registro Nazionale del "Paesaggi rurali d’interesse storico" del Ministero dell’Agricoltura: un riconoscimento di grande valore per la tutela e la valorizzazione di questo territorio unico, custode di un sistema agricolo millenario.

L’importante traguardo dell’inserimento della Valle dei Templi nel Registro Nazionale del "Paesaggi rurali d’interesse storico" – che si intreccia con il riconoscimento ottenuto dalla Valle dei Templi nel 1997 come Patrimonio dell’Umanità – è il risultato della collaborazione tra l’Ente Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, la società agricola Terra del Barone e il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano.

Nella Valle dei Templi si estendono oltre 300 ettari di paesaggio agricolo, dove “boschi di mandorli e ulivi”, si alternano a profumati giardini di agrumi, pascoli e macchia mediterranea.

Si tratta di un mosaico di coltivi, un sistema policolturale e promiscuo, che vede l’integrazione di specie diverse, in cui gli alberi non sono disposti secondo schemi regolari, ma seguono criteri agronomici tradizionali tramandati nel tempo.

Già nel 480 a.C., lo storico Diodoro Siculo descriveva la campagna agrigentina come un territorio fertile, ricco di “vigneti di eccezionali dimensioni e bellezza, e la maggior parte delle terre era coperta di ulivi la cui abbondantissima produzione era destinata al commercio cartaginese”. Questo paesaggio è stato poi celebrato nel corso dei secoli da numerosi letterati e artisti: da Goethe a Pirandello, dal Voyage pittoresque di Jean-Pierre Houel alle raffigurazioni neorealiste di Renato Guttuso.
Nel 1767, il barone Johann Hermann von Riedesel, diplomatico, scrittore e archeologo tedesco, descriveva con queste parole il tessuto agrario della Valle:

«Mio caro amico rappresentatevi un pendio che dalla mia finestra estendevasi sino al mare per la lunghezza di quattro miglia, e colla larghezza da sei a sette miglia per ogni lato; ch’è coverto di vigne, di olivi, di mandorle, di superbe biade già in perfetta efflorescenza, di legumi eccellenti, in somma di tutte le produzioni immaginevoli che può somministrare la terra, piantate alternativamente colla più graziosa varietà; dove le possessioni de’ diversi proprietari sono separate da siepi di aloe e di fichi d’India; dove più di cento rossignoli empiono l’aria de’ loro canti, con in mezzo a questa amena campagna il tempio in buonissima conservazione chiamato di Giunone Lacinia…».

Un tessuto agrario che, ancora oggi, resiste e resta promiscuo, come vuole la tradizione, rappresentando la testimonianza del paesaggio produttivo dell’arboricoltura «asciutta», affiancata – dove c’è disponibilità di acqua – dalla coltivazione di piante di agrumi.

Sui difficili e aridi pendii, tra le pareti di tufo e il fondovalle, vengono infatti coltivate le tipiche specie dell’arboricoltura mediterranea: maestosi ulivi – di cui si conservano esemplari plurisecolari – e mandorli, ma anche pistacchi, carrubi e fichi d'India, specie capaci di adattarsi a condizioni ambientali estreme.

Nelle aree più pianeggianti e fertili si snodano invece gli appezzamenti coltivati a vite a spalliera e i “giardini” di agrumi, che richiedono un adeguato apporto irriguo. A questo sistema rurale si integra l’antico sistema idraulico risalente al V secolo a.C.: una rete di cunicoli sotterranei – i cosiddetti ipogei – scavati nella roccia calcarenitica, che corre al di sotto del piano campagna alimentando vasche d’irrigazione, o gebbie, utilizzate per irrigare, appunto, i giardini. Un esempio perfettamente conservato di questo sistema si trova nel Giardino della Kolymbethra, dove l’antico impianto funziona ancora oggi, rendendo il terreno fertile e adatto alle coltivazioni di piante di aranci, limoni e mandarini.

Il Giardino della Kolymbethra

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Tutto questo dimostra l’esistenza di un’agricoltura integrata e resiliente, che si è affermata nel tempo, mantenendo ancora oggi un ruolo fondamentale nella conservazione di un ambiente unico e nello sviluppo sociale ed economico del territorio.

La Valle dei Templi si conferma così non solo come uno dei luoghi simbolo della civiltà classica, ma anche come esempio virtuoso di paesaggio rurale storico, capace di conservare intatto il legame tra natura e cultura.

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