29 maggio 2017
“Le molte ombre nel Disegno di Legge di riforma urbanistica appena proposto dalla Regione Sardegna offuscano, purtroppo, gli stessi principi a cui si è ispirato – ha dichiarato il Presidente del FAI Andrea Carandini - Molti sono gli aspetti che destano preoccupazione, ma auspichiamo che nel corso del dibattito consiliare la Regione vorrà rivedere, correggere ed eliminare le criticità, tornando così a garantire sostenibilità ed equità intergenerazionale attraverso la tutela della principale risorsa del suo territorio: il paesaggio”.
Il Disegno di Legge prevede, infatti, diverse deroghe al Piano Paesaggistico: vengono promossi gli incrementi volumetrici per le strutture turistico-ricettive anche se localizzate nei 300 metri dalla battigia e anche se tutelate dalla pianificazione urbanistica comunale; inoltre gli ambiti di potenziale trasformabilità vengono inseriti purché preferibilmente in contiguità con insediamenti esistenti o con i centri abitati, mentre il Piano Paesaggistico vieta espressamente nuovi insediamenti turistici all'interno della fascia costiera.
Per promuovere un auspicabile miglioramento della qualità e della sicurezza del patrimonio edilizio, il disegno di legge propone, inoltre, un “rinnovo” basato sulla demolizione e ricostruzione: misura che ricorda nelle modalità i numerosi “piani-casa” che non hanno prodotto alcun rilancio economico nella Regione ma soltanto reso vana ogni pianificazione.
Infine, si riscontrano dubbi su aspetti di legittimità nei confronti del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, normativa che definisce i piani paesaggistici “cogenti e prevalenti” su ogni altra forma di pianificazione. Per realizzare progetti ecosostenibili e di grande interesse sociale, invece, viene consentito di andare in deroga a ogni regolamentazione e quindi, in caso di conflitto tra un progetto e il Piano Paesaggistico, la Soprintendenza non potrebbe più applicare le prescrizioni del Piano.
In questo contesto di minaccia per il Piano Paesaggistico sardo, arriva però una buona notizia. La Corte Costituzionale ha, infatti, sancito l'incostituzionalità della legge di bilancio della Regione Sardegna che normava gli usi civici su ricorso proposto dal Consiglio dei Ministri. Gli “usi civici” sono antichi diritti, di origine medievale poi regolamentati nel primo Novecento, concessi a una comunità di “utilizzo” delle terre demaniali per scopi non lesivi del bene stesso, nel rispetto dei valori ambientali e delle risorse naturali. Attraverso gli usi civici si soddisfano storicamente bisogni primari dei cittadini di una comunità legati ai beni che il territorio può dare. Il demanio civico della Sardegna destinato a usi civici coinvolge circa il 20% del suolo dell'Isola ed è sottoposto a vincolo paesaggistico. La Corte costituzionale, con la recente sentenza, ha quindi evitato la possibilità di sdemanializzazione di questi terreni. “Le norme regionali impugnate – dice la sentenza – producono l'effetto di sottrarre al patrimonio collettivo vasti appezzamenti di territorio”. Le aree destinate agli usi civici sono aree tutelate ex lege con il vincolo paesaggistico in base ad una competenza primaria statale, per cui le disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio prevalgono sulla normativa regionale.
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