31 agosto 2010
Integrare preoccupazioni di natura etica, culturale e ambientale all'interno della visione strategica d'impresa. È la definizione di Corporate Social Responsibility (CSR), la Responsabilità sociale d'impresa che, negli ultimi anni, è diventata uno degli asset fondamentali delle aziende che vogliono primeggiare sul mercato. Comportarsi in modo responsabile, oltre che contribuire a creare un mondo migliore, significa per le imprese offrire un valore aggiunto ad azionisti, dipendenti e, soprattutto, consumatori, che sempre più valutano i prodotti in base alla loro sostenibilità. Una visione, questa, pienamente condivisa da Deutsche Bank, che ha fatto della CSR il suo “core business” puntando su due progetti legati all'arte contemporanea e alla musica classica. Abbiamo chiesto al CEO dell'azienda, Flavio Valeri, di spiegarci meglio l'approccio dell'istituto di credito e di raccontarci la nascita della collaborazione con il FAI per il progetto “Grandi Orchestre Sinfoniche Internazionali per Deutsche Bank a favore del FAI”.
La responsabilità sociale d'impresa è oggi un tema molto importante per le aziende. Quale pensa sarà lo scenario delle strategie aziendali in Italia in questo senso?
Il tema della responsabilità sociale ha assunto negli ultimi anni una crescente importanza sia a livello internazionale sia in Italia. Gli istituti di credito, in particolare, hanno sviluppato competenze sempre più specifiche in materia, concentrando gli sforzi su iniziative misurabili e quantificabili, mentre in passato rischiava di prevalere la tendenza ad erogare contributi a pioggia, non sempre in presenza di una visione strategica complessiva. Deutsche Bank attribuisce un'importanza decisiva al principio della 'sostenibilità': ogni attività deve essere sostenibile per garantire risultati positivi nel medio-lungo termine. 'Sostenibilità' e 'responsabilità' sono due facce della stessa medaglia. Agire in maniera 'sostenibile' significa agire in maniera 'responsabile' nei confronti di azionisti, clienti, dipendenti, società e ambiente.
Come risponde la sua azienda a questa esigenza sempre più sentita da parte dell'opinione pubblica?
La visione di Deutsche Bank è riassunta nell'espressione "Costruire capitale sociale". Il nostro Istituto, coerentemente agli ideali dell'economia sociale di mercato, ha sempre concepito la propria attività non solo come profondamente radicata nel contesto-economico, ma anche come dedita al suo costante miglioramento dal punto di vista sociale. Per Deutsche Bank la responsabilità sociale non solo è parte integrante del modo di fare business, ma è vero e proprio "core business". Mi piace ricordare, in proposito, una frase di Alfred Herrhausen, amministratore delegato di Deutsche Bank negli anni '80: "Se non ci comportiamo in maniera responsabile, renderemo la terra un luogo inabitabile". Per avere un'idea della portata dei nostri progetti, basti pensare che nel 2009 i dipendenti Deutsche Bank hanno dedicato 35.000 giornate a progetti di volontariato in tutto il mondo e che 275.000 persone hanno beneficiato delle iniziative sociali del nostro Istituto.
A livello italiano quali sono le iniziative di CSR che la banca sta portando avanti? Quale ruolo assumono nell'ambito delle strategie di business?
Anche in Italia i progetti di corporate social responsibility sono parte integrante delle strategie di business. In concreto, negli ultimi anni abbiamo portato avanti, seguendo le linee di casa madre, due progetti: il primo è legato alla nostra collezione di arte contemporanea, il secondo alla musica classica. Nel 2007 abbiamo aperto Deutsche Bank Collection Italy, che conta circa 500 opere. Rappresenta un importante tassello della collezione d'arte contemporanea della banca che, a livello globale, conta oltre 56.000 opere. Il nostro impegno in questo settore è finalizzato ad un duplice obiettivo: da un lato supportare le giovani generazioni di artisti e, dall'altro, sviluppare il concetto di "Art works", ossia l'arte che vive nei luoghi di lavoro, luoghi in cui le opere sono sempre fruibili per i dipendenti e i visitatori. La collezione ha accresciuto il capitale culturale della banca, aprendo nuovi orizzonti a collaboratori, clienti e pubblici di riferimento, e viene valorizzata periodicamente attraverso aperture al pubblico.
E nella musica classica?
Un progetto al quale ho lavorato fin dal mio arrivo in Deutsche Bank è l'iniziativa "Grandi Orchestre Sinfoniche Internazionali per Deutsche Bank a favore del FAI". Prevede l'esibizione, una volta l'anno, di una prestigiosa orchestra internazionale presso il Teatro alla Scala di Milano. L'anno scorso ha suonato la London Symphony Orchestra, quest'anno saranno i Bamberger Symphonyker. I fondi raccolti andranno a sostegno del FAI, per il suo impegno nella tutela del patrimonio artistico e ambientale italiano, temi ai quali anche la nostra banca pone un costante e crescente interesse. Stiamo lavorando inoltre ad alcuni importanti progetti legati al mondo dell'educazione e del sociale.
Come nasce la scelta di sostenere la musica sinfonica internazionale?
Direi che rappresenta la naturale evoluzione di un connubio di lunga data tra la banca e la musica classica, iniziato nel 1989 quando Deutsche Bank è diventata partner dei Berliner Philharmoniker. Il nostro progetto insieme al FAI, concepito su base pluriennale, intende declinare questo impegno anche in Italia.
Quale pensa sia il ruolo che l'Italia svolge e deve svolgere a livello internazionale in questo campo? Quale il ruolo che Fondazioni come il FAI svolgono in questo senso?
Penso che l'Italia, considerando il suo immenso patrimonio artistico, culturale e ambientale, possa svolgere un ruolo importante a livello internazionale ed offrire numerose occasioni di investimento in iniziative di corporale social responsibility. Le Fondazioni come il FAI svolgono, in tal senso, un compito molto prezioso di mediazione culturale e organizzativa, oltre che essere strumento concreto di fund-raising. Il FAI, in particolare, rappresenta una punta di eccellenza che continua a svolgere un ruolo chiave per il Paese. Per Deutsche Bank è un onore essere partner del FAI.
Ph. © Paolo Valentini
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