03 aprile 2017
Gentile Presidente del FAI,
sentivo, in seguito alla bellissima giornata del 26 marzo trascorsa a Palazzo Mattei di Giove in Roma, la necessità di rivolgermi a tutti quelli che hanno partecipato e reso possibile questo miracoloso evento delle Giornate di Primavera per esternare tutta la pienezza di cose belle che sentivo nel cuore, frutto di quella faticosa ma ricchissima giornata a fare la voce narrante del Fai: un grande onore, una grande responsabilità, ma un piacere immenso nel condividere con quanti arrivavano sul luogo la conoscenza e l'amore per la nostra storia scritta con la pietra, coi dipinti, con le nostre bellissime città.
La sua lettera diretta a tutti noi mi ha reso impossibile resistere ancora a questo impulso prepotente ed ecco quindi questa lettera diretta a Lei come a tutti coloro che hanno lavorato a questo evento.
Tutti noi che abbiamo partecipato come volontari a questa 25° edizione delle Giornate di Primavera del FAI abbiamo sicuramente cercato di dare il massimo nella organizzazione, nella gestione dell'evento, nel prepararci sui libri e coi sopralluoghi, nell'accogliere i visitatori facendoli sentire in qualche modo “a casa loro” in questi luoghi splendidi e pieni di storia, della nostra storia.
Essere entrati in relazione con tanti cittadini che, spinti dal desiderio di vedere e di conoscere, pazientemente hanno atteso di poter visitare i luoghi aperti nella manifestazione, è stata una bellissima forma di condivisione non solo culturale ma anche umana.
Ma questa condivisione è stata importante anche all'interno della organizzazione di tutto l'insieme dei volontari che hanno partecipato alle giornate: una sensazione di fresca e gioiosa leggerezza percepita fin dalla prima riunione per la adesione dei volontari. Nel salone di Palazzo Mattei, dove erano riunite alcune centinaia di persone, si percepiva come un senso di festosa mobilitazione generale che coinvolgeva sia coloro che avevano partecipato come volontari alle precedenti edizioni, sia coloro che aderivano per la prima volta come me. Si stava organizzando una sorta di “macchina da guerra” pacifica ma possente, mirata a porgere a tutti la conoscenza della bellezza dei luoghi storici del nostro paese.
E questo senso di condivisione ci ha accompagnato nel progredire delle tappe organizzative: nelle riunioni di presentazione coi responsabili dove si rivelava una ricchezza di capacità e attitudini date dai differenti percorsi formativi dei volontari aderenti; nelle prove per saggiare la attitudine alla comunicazione; durante i sopralluoghi nello scambiarsi le impressioni e la attenzione ai particolari rivelati dalle differenti sensibilità di ognuno facendone patrimonio comune; nello scambiarsi i materiali documentari tra i narratori durante la preparazione sul sito da illustrare. Infine, nel giorno di apertura, è stato bello lavorare in squadra, ognuno col proprio compito che doveva integrarsi nel tutto della organizzazione: stabilire tra “narratore” e “chiudifila” dei gesti di intesa per rispettare i tempi di visita, per non intralciarsi con i gruppi che precedono o con quelli che seguono.
Ed ogni interazione è stato un momento di conoscenza, confronto e condivisione prima umana e poi culturale, tra persone di differente età, provenienza, formazione culturale, ma tutte accomunate da questo desiderio di fare questa esperienza insieme ad altre persone condividendo qualcosa di bello e prezioso. Non ho percepito soluzione di continuità tra questa grande “famiglia” e i visitatori nel giorno di apertura: la famiglia si allargava a loro.
Ed è così che alla fine della visita ho ringraziato i visitatori anche a nome dei settemila volontari che partecipavano alla giornata per aver condiviso con noi la bellezza di quel luogo augurandomi che anche loro si fossero sentiti “a casa”. Mai paga fu più grande del loro “grazie” e del loro sorriso al momento del commiato.
Dell'arrivederci e dell'abbraccio col responsabile del sito e con gli altri volontari a fine giornata.
E della sua lettera e del suo abbraccio, Presidente.
E' in occasioni come questa che anche se si da tanto, in realtà si riceve tantissimo.
Tutta questa ricchezza la sento ancora nel cuore, e voglio che continui a produrre cose belle. La spilla tonda di latta con scritto Volontario FAI è per me più preziosa di una medaglia d'oro, e mi auguro di poterla indossare in tante e tante occasioni, perché significherà continuare a condividere la bellezza del nostro patrimonio culturale con chi è il legittimo erede di quel patrimonio, i cittadini italiani, e il mondo intero.
Per tutto questo infine, Gentile Presidente e Carissimo FAI, ricambio con calore l'abbraccio da parte mia e da parte di tutti i settemila volontari di questa meravigliosa giornata. A presto,
un volontario FAI Stefano Martini
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