La digitalizzazione dei musei e del patrimonio culturale

La digitalizzazione dei musei e del patrimonio culturale

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La digitalizzazione dei musei e del patrimonio culturale
Aziende

02 dicembre 2020

Le chiusure che hanno colpito i luoghi della cultura da marzo a oggi hanno imposto una rapida accelerazione ai processi in corso, e nuovi progetti sono in cantiere per rendere più digitali i nostri luoghi della cultura.

Pochi giorni fa ha aperto i battenti Rome Museum Exhibition, la fiera internazionale sui musei, i luoghi di cultura e le destinazioni culturali: una terza edizione organizzata interamente in modalità virtuale. Dal 25 al 27 novembre sulla piattaforma creata per l’occorrenza si è parlato anche di filantropia, di fondazioni, di digitalizzazione, di comunicazione, di formazione.

L’emergenza attuale ha fatto sentire il suo peso sin dal convegno di apertura: con i musei chiusi, la comunicazione digitale - non senza l’uso dei social media - è diventata indispensabile soprattutto in questo settore, perché ha portato nelle case degli italiani i contenuti culturali con un linguaggio comprensibile a tutti, aprendo finalmente le porte della torre d’avorio in cui il patrimonio d’arte era rinchiuso.

La digitalizzazione è un tema fondamentale e strategico per i beni culturali, tanto che il piano per la digitalizzazione del patrimonio è il più corposo di quelli presentati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come candidati per i fondi Next Generation EU (ovvero quelli ancora chiamati “Recovery Fund”).

A tal proposito, alcuni stralci dell'intervista di Federico Giannini al Ministro Dario Franceschini:

(…) Nei mesi scorsi Lei ha molto insistito sulla necessità di una “Netflix della cultura”, tanto che nel decreto rilancio sono stati stanziati 10 milioni di euro per realizzarla. Lei che idea ha di questa “Netflix della cultura” su cui non è trapelato molto finora? Come intende realizzarla? Ci saranno anche degli “agganci” con l’esperienza dal vivo, per esempio l’accesso per chi visita i musei? Il lockdown ci ha mostrato come l’offerta culturale possa andare dalle sale museali, cinematografiche e dello spettacolo dal vivo fin dentro le case. Questo fenomeno ha dimostrato che si può moltiplicare l’offerta culturale e si possono raggiungere più persone. Stiamo quindi ragionando su una idea, già finanziata con dieci milioni di euro, per realizzare una piattaforma digitale pubblica, che stiamo costruendo con Cassa Depositi e Prestiti ma che potrà avere anche Partner privati, che possa offrire a pagamento in Italia e nel mondo l’intera offerta culturale del nostro paese. Al momento non è possibile sapere quanto dureranno le misure di restrizione per cinema, teatri, prosa e spettacolo dal vivo, e quindi questa proposta vuole essere un’integrazione. Nessuno, sia chiaro, pensa di sostituire la bellezza dello spettacolo dal vivo o di una visita di persona ad un museo. Questa integrazione può dare la possibilità, anche una volta finita l’emergenza sanitaria, a chi vuole restare a casa o sta in qualsiasi parte del mondo, di visitare un museo o di godere di un film o di un’opera teatrale. Inoltre è un grande veicolo di promozione della cultura del nostro Paese.

Un tema importante è quello dei dati: i musei statali fanno poca attività di profilazione, e questo riguarda sia le attività online sia quelle fisiche. Vale a dire che i nostri musei conoscono poco il loro pubblico. Come pensa di migliorare un problema che sta diventando sempre più pressante? È evidente che l’uso sempre più massiccio dei profili social da parte dei musei consentirà una maggiore profilazione del pubblico potenziale di riferimento. Anche in questo campo, i big data saranno fondamentali, e su questo c’è ancora molto da lavorare.

Come sono cambiati i musei sul web

Grazie anche al crescente interesse degli italiani verso i contenuti culturali digitali, i musei hanno incrementato la loro presenza in rete: la crescita maggiore si è registrata su Instagram (+7,2%), seguito da Facebook (+5,1%).

In tale contesto sono considerati positivi i risultati per i musei italiani online in seguito al cosiddetto lockdown: a renderli noti è l’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del Politecnico di Milano, che da tempo monitora le attività digitali dei musei.

L’Osservatorio rileva che il 76% dei musei è presente almeno su un canale social media, con Facebook che si conferma il più diffuso (76%), seguito da Instagram (45%, rispetto al 26% dell’anno precedente). Alcune istituzioni sperimentano anche canali social nati più di recente come TikTok. La presenza sui social ha consentito alle istituzioni culturali di offrire contenuti per approfondire la conoscenza anche dopo la visita e di mantenere una relazione di lungo periodo con i propri visitatori.

La ricerca condotta dall’Osservatorio è poi andata anche oltre. Per quanto riguarda l’esperienza di visita on site, dall’indagine svolta su un campione di 430 musei, monumenti e aree archeologiche italiani, si osserva come le audioguide (32%), QR-code (31%) e installazioni interattive (28%) siano gli strumenti di supporto alla visita più diffusi. Tuttavia dall’indagine emerge anche che il 51% dei musei non è ancora dotato di wi-fi!

Se con i musei aperti - dichiara Michela Arnaboldi, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio - il digitale aveva rappresentato un complemento all’esperienza di visita, con la chiusura delle istituzioni culturali il digitale si è rivelato lo strumento necessario per poter offrire contenuti culturali. Questo ha portato inevitabilmente ad un uso diverso del canale online, social media in primis ma anche siti web, che sono divenuti da strumenti di comunicazione e di preparazione alla visita, quali erano fino ad ora, strumenti di vera e propria erogazione di contenuto.

In vista dei prossimi passi che i musei dovranno affrontare per un più esteso utilizzo del digitale va ricordato che l’esperienza dal vivo e la visita online rappresentano due tipi di offerta non alternativi, bensì complementari ed in grado di soddisfare esigenze talvolta differenti. L’Osservatorio sottolinea inoltre che occorre innanzitutto una presa di coscienza, da parte dei policy maker e dei responsabili della gestione delle istituzioni, della necessità di un cambio di passo nei contenuti e nei modi di proporre il valore.

Saranno poi necessari investimenti in strumenti di supporto al customer journey sia online che onsite. Negli ultimi due anni l’83% dei musei, monumenti e aree archeologiche italiane ha investito in innovazione digitale, concentrandosi prevalentemente su servizi di supporto alla visita in loco (48%) e catalogazione e digitalizzazione della collezione (46%): secondo l’Osservatorio, queste due voci costituiranno la priorità di investimento anche per i prossimi due anni, seguite da comunicazione e customer care e attività educative e didattiche.

Infine, l’Osservatorio pone l’attenzione sull’accesso ai servizi museali offerti dal sito web e dall’applicazione (soltanto il 2%). Diversi esponenti dell’ecosistema culturale, infatti, hanno sostenuto la necessità di studiare forme di abbonamento o biglietto più ricche di quelle attualmente a disposizione, che contemplino itinerari e percorsi tematici, ovvero l’integrazione online-onsite che incentiverebbe il ritorno al museo e l’accesso a contenuti on demand sul web.

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