24 febbraio 2007
La Commedia dell'Arte nasce nell'Italia del Cinquecento, anche se tale definizione le viene attribuita solo nel 1750 nella commedia “Il teatro comico” di Carlo Goldoni. Nata da un lungo processo evolutivo che parte dall'aggregazione di piccole compagnie di acrobati, buffoni, istrioni e ciarlatani che intrattenevano il pubblico per spillar denaro, la Commedia dell'Arte o “commedia all'italiana” è intesa come quel teatro delle maschere e dell'improvvisazione che coinvolge compagnie girovaghe ben strutturate. La più famosa è quella dei Gelosi, modello per tutte le altre, tra cui quella di Flaminio Scala e la Compagnia degli Accessi.
Come suggerisce la parola “arte” nell'accezione utilizzata da Goldoni, infatti, per la prima volta nella storia del teatro occidentale gli attori delle compagnie sono dei professionisti. Si sancisce il primato dell'attore all'interno dell'opera e quello del teatro si afferma come mestiere retribuito grazie al quale un individuo può guadagnarsi da vivere sfruttando la sua abilità di animatore.
Superando la commedia rinascimentale e umanistica condotta da dilettanti, quella dell'arte si sviluppa grazie alla nascita di teatri privati, soprattutto nella città di Venezia, dove commedie e melodrammi sono rappresentati a pagamento. Quelli che un tempo erano giocolieri di strada o buffoni di corte, si cimentano ora in trame sempre più complesse che richiedono la creazione di un canovaccio da tener presente durante la rappresentazione.
È nella Commedia dell'Arte che le “maschere” cominciano una vera carriera teatrale. Per fare alcuni esempi: Arlecchino si afferma come il servo imbranato e sempre affamato, Brighella il servo furbacchione, Pulcinella il servo sciocco ma dotato di una buona dose di saggezza popolare, e Colombina la serva furba e maliziosa.
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