13 dicembre 2018
La conoscenza e l’educazione non maturano solo sui banchi di scuola, ma nascono anche dall’esperienza concreta, come la scoperta di un luogo capace di raccontare la storia, la memoria e l’identità di cui è testimonianza.
Da dicembre sui Beni del FAI sventola la bandiera europea insieme a quella italiana. Una scelta di cui ha parlato recentemente il presidente Andrea Carandini, in un discorso ai volontari della Fondazione:
Ci stiamo allontanando dall’Europa isolando il Paese come mai era fino ad ora avvenuto e stiamo precipitosamente dissipando anche la più elementare educazione civica. Temi come la necessità di declinare i sogni con la realtà oggettiva, l’indispensabilità di una costituzione liberal-democratica, la pianificazione e la manutenzione dei nostri territori e dei loro patrimoni ambientali, storici e artistici e come la formazione culturale personale, troppo spesso degenerata in un analfabetismo di ritorno, non vengono affrontati dalla politica ed emergono non adeguatamente nel pubblico dibattito, per cui è diventato sempre più indispensabile che il FAI si faccia sentire. Apriamo dunque la bandiera europea accanto a quella italiana nei nostri Beni, attenzione a non ricadere nell’abisso: la civiltà europea è ancora un bene indispensabile per noi e per il Globo, nonostante i suoi limiti ed errori. Stiamo attenti a non gettarla nell’oblio, quando null’altro vediamo nel resto del Mondo che democrazie illiberali e quindi finte e le solite dittature.
La bandiera europea è il simbolo di una storia che ci appartiene, di un’identità da cui non si può prescindere. Insieme a quella italiana rappresentano un riferimento semplice, immediato e pregnante a quei valori a cui è necessario ispirarsi.
Il FAI ha scelto di innalzare insieme le bandiere europea e italiana adempiendo uno dei punti fondamentali della propria missione: promuovere l’educazione e l’istruzione della collettività alla difesa dell’ambiente e del patrimonio artistico e monumentale italiano, che è anche parte fondamentale della storia e dell’identità europea. Una posizione in linea con un’interpretazione del paesaggio inteso non solo come patrimonio da proteggere, ma come strumento pedagogico da utilizzare per insegnare ai giovani i valori che non possiamo permetterci di perdere, per continuare a costruire un’Italia liberale e democratica.
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