19 maggio 2008
Quali sono i contenuti più importanti del Piano, può farci qualche esempio significativo?
Fra le cose più interessanti introdotte dal Piano Paesaggistico della Sardegna vi sono i cosi detti “Beni identitari” (muretti a secco, strade bianche, ecc.), una nuova categoria di beni che, per il particolare significato che rivestono rispetto alla storia, alla cultura e alle tradizioni della Sardegna, abbiamo deciso di sottoporre a un regime particolare di tutela proponendoci di valorizzarli in funzione dello sviluppo turistico ed economico della Sardegna.
Uno degli elementi che rendono il vostro Piano Paesaggistico virtuoso è il suo essere prescrittivo. Perché invece i Piani di molte altre Regioni non lo sono, limitandosi in alcuni casi a essere fondamentalmente descrittivi?
La Sardegna aveva già maturato un'esperienza negativa con i precedenti Piani Territoriali Paesistici, che proprio per il loro scarso carattere prescrittivo sono stati impugnati e bocciati dai giudici dello Stato. In fondo, dopo la Convenzione Europea del Paesaggio, è andata maturando la consapevolezza che senza alcuni caratteri prescrittivi in grado di circoscrivere non la volontà ma la concretezza della tutela nessun piano avrebbe la possibilità di adempiere con pienezza al dettato costituzionale.”
Come lei ha già dichiarato, una delle azioni più urgenti è abolire il sistema di autofinanziamento delle autonomie locali basato sull'ICI per combattere il problema del "mattone selvaggio". Come il vostro Piano interviene in questo senso, e quali le politiche a riguardo dell'amministrazione regionale?
Fino a quando la cosiddetta finanza locale dipenderà dai costi di costruzione, dalle tasse comunali sugli immobili e in generale sul sistema fiscale legato alla trasformazione territoriale, la politica di una gestione del territorio improntata sulla sostenibilità e sul contenimento del consumo di territorio non potrà avere compimento. Il Piano della Sardegna non prevede nulla in questo senso, ma abbiamo voluto accompagnare un Piano caratterizzato dai principi di sostenibilità con provvedimenti legislativi che hanno incrementato i trasferimenti ordinari al sistema delle autonomie locali (+43%) proprio per avviare una nuova cultura di maggiore autonomia dei Comuni della Sardegna dai processi edificatori incontrollati.
Quali sono le nuove sfide introdotte dal testo di riforma del Codice dei Beni Culturali e quali le strategie che la vostra amministrazione adotterà nel breve termine?
L'ultima riforma del Codice ha lasciato la Sardegna abbastanza delusa soprattutto per alcuni aspetti che ripropongono una neo centralizzazione statale in tema di tutela del paesaggio. Avevamo invece coltivato la speranza, anche basandoci sulle nostre buone pratiche, che una più sinergica collaborazione fra Stato e Regioni potesse produrre una svolta qualitativa nel compimento della tutela del paesaggio italiano. Il fatto che poche Regioni abbiano prodotto piani di qualità non significa arrendersi alle logiche delle Soprintendenze che, anche in passato, hanno mostrato tutti i limiti di efficacia nel perseguimento di livelli di maggiore qualità paesaggistica. L'esperienza fatta in Sardegna ci autorizza a rivendicare un ruolo più attivo nel processo costituzionale di salvaguardia del territorio e del paesaggio in grado di dimostrare che l'amore per la propria terra può produrre assai di più delle fredde norme disposte da Roma.
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