L'agricoltura europea rischia di essere meno verde

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L'agricoltura europea rischia di essere meno verde
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04 febbraio 2013

Il negoziato sul bilancio europeo e la riforma delle politiche agricole sono in pieno svolgimento. I provvedimenti votati dalla Commissione agricoltura pochi giorni fa ha fatto prevalere gli interessi dell'agricoltura industriale, che utilizza prodotti chimici. Sul "Corriere della Sera" ne parlano il Presidente onorario FAI Giulia Maria Mozzoni Crespi e la coordinatrice di un tavolo di 14 Associazioni ambientaliste, tra cui il FAI, Maria Grazia Mammuccini.

Il negoziato sul bilancio europeo e la riforma delle Politiche agricole comunitarie (PAC) sono in pieno svolgimento: La Commissione Agricoltura ha votato sulla riforma delle PAC lo scorso 23 e 24 gennaio 2013, il 7 e 8 febbraio il Consiglio europeo si riunirà per il bilancio. La riforma della PAC sarà successivamente votata nella sessione plenaria del Parlamento europeo dal 11 al 14 marzo 2013.

Il FAI e altre 14 associazioni ambientaliste (Associazione italiana agricoltura biologica, Associazione per l'agricoltura biodinamica) , Federbio-Unione nazionale produttori biologici e biodinamici, Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica, Italia nostra, Legambiente, Lipu-Birdlife Italia, Pro natura, Slow food, Società italiana ecologia del paesaggio, Touring club italiano, WWF) hanno presentato al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Mario Catania il documento “PAC 2014 – 2020: per un'agricoltura in grado di riconciliare Economia ed Ecologia”.

Sulle pagine del "Corriere della Sera" Maria Grazia Mammuccini, che coordina il tavolo delle Associazioni ambientaliste, afferma “Alla fine del 2011 la Commissione europea aveva varato una proposta di riforma della Politica agricola comunitaria che conteneva segnali di innovazione introducendo misure ‘verdi' per premiare chi produce tenendo conto dell'equilibrio con l'ambiente, il paesaggio, la biodiversità. Invece il 23 e il 24 gennaio la Commissione Agricoltura del Parlamento ha fatto prevalere gli interessi dell'agricoltura industriale, che naturalmente ricorre ai fertilizzanti chimici. C'è ancora tempo per cambiare le cose, il voto in aula è previsto per l'11 e il 14 marzo, per questo ci mobilitiamo”.

Maria Grazia Mammuccini spiega: “Sono stati cancellati dagli aiuti 'verdi' tutte le misure obbligatorie per il clima, la biodiversità, la diversificazione delle colture, la tutela dei prati permanenti e le aree di interesse ecologico che sono state ridotte dal 7% al 3%. L'82% delle aziende agricole europee sarà esentato dal produrre con pratiche rispettose dell'ambiente perché l'obbligo scatta solo per chi ha più di 10 ettari. La media italiana per azienda è dell'8%”.

Un altro aspetto preoccupante è il fatto che si metta sullo stesso piano il metodo biologico con altre certificazioni agro ambientali, equiparando chi utilizza prodotti chimici e chi invece non li usa.

Il Presidente onorario FAI Giulia Maria Mozzoni Crespi dalle colonne dello stesso quotidiano spiega che è nel pieno interesse dell'Unione europea investire sull'agricoltura biologica: "Con l'agricoltura biologica e biodinamica non solo si produce cibo sano e con la filiera corta, prospettiva essenziale in un mondo in cui il carburante scarseggerà sempre più. Ma si assicura il controllo del territorio, proprio perché coltivato. Si evita il dissesto idrogeologico. Si tutela il paesaggio. Si aumenta il turismo. E si fa crescere anche l'occupazione tra i giovani: l'agricoltura chimica, dove manca la rotazione delle colture e quindi si impoverisce il territorio, sta perdendo quote di mercato. Quella biologica ne vede crescere sempre di più. E i giovani vanno a lavorare lì, anche perché l'agricoltura biologica spesso si sposa all'agriturismo, all'accoglienza".

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