Intervista al Capodelegazione FAI di Milano: Piergiacomo Mion

Intervista al Capodelegazione FAI di Milano: Piergiacomo Mion

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Intervista al Capodelegazione FAI di Milano: Piergiacomo Mion
Dal territorio

28 ottobre 2020

Piergiacomo Mion Dalle Carbonare dal mese di Gennaio 2020 è il nuovo Capodelegazione FAI di Milano. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua lunga esperienza come volontario e le sfide future della Delegazione.

Originario di Thiene (Vicenza) Piergiacomo Mion Dalle Carbonare è il nuovo Capodelegazione FAI di Milano. Classe 1988, insegna Politiche Culturali e Marketing all’Università Bocconi e il suo tempo libero lo dedica da 15 anni al Fondo Ambiente Italiano.

Piergiacomo, in che modo ti sei avvicinato al FAI? Quanti anni avevi quando hai deciso di diventare volontario FAI?

La colpa è stata della professoressa del liceo e del programma “Apprendisti Ciceroni”! Durante un’edizione di Giornate FAI, in cui è stato aperto il Teatro Olimpico a Vicenza, ho partecipato come narratore e da lì ho continuato. Una volta trasferitomi a Milano, per conoscere meglio la città e fare nuove amicizie, mi sono riavvicinato al FAI e alla Delegazione di Milano.

Come si concilia questo impegno con il lavoro che svolgi?

Non sempre è semplice, ma i risultati ripagano sempre tutti gli sforzi. Le attività del FAI sono stimolanti dal punto di vista culturale ma anche professionale: molte delle cose che insegno in Università le posso mettere in pratica all’interno delle diverse attività che portiamo avanti con la Delegazione.

Quali sono i passi che ti hanno portato a diventare nel mese di Gennaio 2020 Capodelegazione di Milano?

Tramite amici e colleghi di lavoro, ho partecipato come volontario Giornate FAI presso la Caserma dell’Aeronautica Militare - Comando 1ª Regione Aerea di Milano. Un’esperienza che mi ha permesso di riscoprire il FAI e conoscere un gruppo fantastico. Di lì, ho continuato a partecipare alle attività della Delegazione, gestendo alcune aperture durante Giornate FAI fino a entrare in Delegazione nel 2017. Da gennaio ho intrapreso questa sfida e formato una Delegazione con 20 componenti, alcuni già attivi da anni ma molti alla loro prima esperienza in Delegazione.

Quali sono le sfide per la Delegazione FAI di Milano nei prossimi mesi?

Il FAI a Milano ha una storia lunga e importante. Oggi la sfida però è quella di coinvolgere più persone possibili, pronte a sostenerne la missione e i valori. Per fare questo, a mio avviso, diventa importante raccontare e valorizzare la ricchezza del patrimonio artistico-culturale presente in tutte le zone della città riscoprendo anche quelle più periferiche e avvicinare i giovani dai 25 ai 35 anni. Sono due obiettivi distinti, il primo con un risvolto più socio-culturale sul territorio ma vicino ai temi del FAI e quindi tutela e promozione del patrimonio artistico-culturale. Il secondo invece, richiede un nuovo approccio e nuove idee: serve parlare di temi cari ai giovani con modalità coinvolgenti e nuove per la Delegazione. Quindi sostenibilità, sviluppo, economia ma anche professionalità nel mondo dell’arte e networking. La nuova Delegazione è formata per più del 50% da under 40 e, Covid-19 permettendo, questo nuovo obiettivo sarà una delle nostre priorità.

Si sono appena concluse le Giornate FAI d’Autunno, che quest’anno prevedevano eccezionalmente un doppio appuntamento, per te sono state le prime nel nuovo ruolo di Capodelegazione. Come sono andati questi due fine settimana?

Le Giornate FAI d’Autunno quest’anno hanno rappresentato un momento di rinascita, pur mantenendo tutte le disposizioni di sicurezza del caso. Il primo weekend ha coinvolto oltre 6.000 visitatori e 500 volontari in 6 diversi Beni. Il secondo weekend, visti gli appelli delle autorità locali e l’andamento dei contagi nella città di Milano abbiamo scelto, con enorme dispiacere, di annullare. Credo che le istituzioni culturali abbiano dimostrato di essere luoghi sicuri e che giochino un ruolo fondamentale in questa fase di estrema incertezza e tensione che tutti viviamo. Non è stato facile organizzare le aperture, ma grazie alla disponibilità di proprietà e volontari siamo riusciti a dare un’opportunità di conoscere il territorio e la ricchezza dello stesso in modo sicuro e ordinato.

Poiché la tua professione è quella dell’insegnante e sei quotidianamente in contatto con i giovani, qual è il tuo messaggio per loro?

Non sono nella posizione di dare consigli paternalistici, ma credo che le nuove generazioni si trovino (ci troviamo!) di fronte a scelte importanti per il futuro della società. La cultura e la bellezza sono motori di sviluppo, collante sociale, attenzione per l’ambiente e benessere individuale e collettivo. Rendersi conto dell’importanza e della fragilità di questo patrimonio deve in primis passare da una presa di coscienza necessaria per poter lasciare ai nostri figli e nipoti una società più coesa e sviluppata di quella che abbiamo ricevuto. Il FAI da 45 anni è impegnato proprio in questo cercando coinvolgendo sempre più persone nel prendersi cura del nostro patrimonio. L’invito è quello di unirsi a noi nella sfida!

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