Restaurare un giardino non è solo un lavoro, è un'
arte. Un'arte che richiede competenze, capacità, ma soprattutto l'attenzione scrupolosa necessaria alla cura di un “
essere vivente”. Ma quanto è diverso il restauro di un giardino da quello di un monumento o di una statua? Lo abbiamo chiesto a uno dei più importanti architetti di giardino italiani,
Paolo Pejrone, che ha curato i lavori al
Castello di Masino, Caravino (TO), fortezza che domina dall'alto di una collina il paesaggio miracolosamente intatto del Canavese. I lavori sono stati realizzati grazie al contributo di
Fondazione Zegna e
Compagnia San Paolo.
“Benché il restauro di un giardino non sia poi così diverso dal restauro di un monumento – spiega l'architetto
Pejrone – il primo si contraddistingue per due elementi chiave: l'intervento avviene su di un ‘
oggetto vivo' e i
tempi di realizzazione sono inevitabilmente molto più lunghi”. Entrambi questi fattori richiedono una maggiore
capacità di “guardare in avanti”, di andare al di là del raggiungimento di un bell'effetto molto appariscente nel brevissimo termine, che però non sia gestibile nel tempo. Senza poi dimenticare l'importanza del “passato”, a cui si deve attingere per individuare le valenze estetiche che devono essere salvaguardate nel nuovo progetto.
“Questa ‘visione al futuro' – prosegue Paolo Pejrone – comporta scelte coraggiose finalizzate a creare un giardino che abbia bisogno di poco lavoro una volta terminato l'intervento. Con un buon investimento di partenza si può ottenere così un risultato che garantisca una gestione tranquilla, poco dispendiosa e, soprattutto, sostenibile nel tempo”.
Una linea, questa, seguita alla lettera per l'immissione al
Castello di Masino di circa
7mila spiree (Spirea Van Houttey). Tradizionalmente conosciuta con il nome di “Regina dei Prati”, la spirea è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Rosacee che cresce in Europa e nell'America del Nord. Il suo nome deriva da “spira” che allude alla forma a spirale dei suoi minuscoli fiori profumati di uno splendido colore bianco-crema.
“La scelta della spirea - conferma Pejrone - è stata dettata essenzialmente da due fattori: da una parte, una
valutazione estetica, perché questo tipo di piante regala con la sua fioritura uno spettacolo fantastico per un mese e mezzo; dall'altra, le
proprietà tipiche delle spiree, piante che hanno bisogno di pochissima irrigazione e quindi in grado, nel tempo, di diventare indipendenti e robuste. L'obiettivo infatti era di non creare un
giardino complicato, ma al contrario
sostenibile e resistente, capace di vivere tranquillamente negli anni con pochissime cure e, soprattutto, con pochissima acqua. Sono pochi i giardini in Italia che hanno avuto il coraggio di prendere decisioni di questo tipo, e di questo ne sono molto orgoglioso”. Le spiree sono state protagoniste domenica 20 aprile scorsa in “Un castello fiorito di bianco”, quando tutto il Canavese si è riunito attorno al Castello, suo naturale epicentro, per festeggiare la prima bianchissima fioritura della Spirea Van Houttey.