10 dicembre 2024
Alberto Predieri, fondatore del FAI assieme a Giulia Maria Crespi, Renato Bazzoni e Franco Russoli, è stato uno dei protagonisti della cultura della seconda metà del Novecento.
Professore universitario e avvocato, con incarichi nelle principali aziende italiane, è stato un innovatore, perché ha impresso una svolta nel modo di intendere e tutelare il paesaggio.
A Predieri dobbiamo idee che oggi diamo per acquisite, quasi scontate, ma rivoluzionarie all’epoca in cui sono state formulate. Per lungo tempo il paesaggio è stato identificato nelle sole bellezze naturali o nel bel panorama.
Ma alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso Predieri abbandona questa idea estetizzante di paesaggio e conia la felice formula del paesaggio come “forma del Paese”, plasmato nel corso dei secoli grazie all’opera della natura e dell’uomo ed elemento di riconoscimento identitario della comunità che lo abita.
È una concezione estesa, capace di ospitare al suo interno il paesaggio come ambiente naturale, comprensivo di bellezze estetiche, flora e fauna, e il paesaggio come bene culturale, espressione di valori collettivi identitari.
Questo modo di intendere il paesaggio è frutto dell’abbattimento di steccati disciplinari, perché il paesaggio si nutre di estetica, ma anche di geografia, urbanistica, architettura, archeologia, diritto, economia, storia, antropologia, linguistica e letteratura. L’idea di paesaggio integrale con profilo identitario tematizzata da Predieri è divenuta poi dominante, al punto da essere attualmente accolta sia nella Convenzione europea sul paesaggio, sia nel Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Con Predieri cambia anche il modo di intendere e amministrare il patrimonio paesaggistico: se il paesaggio va concepito in senso ampio, la sua tutela non può risolversi nella semplice conservazione delle bellezze naturali.
La tutela del paesaggio è “pianificazione del mutamento”, è “regolazione cosciente”, e, quindi, cura, valorizzazione e sviluppo.
Per essere efficace, deve essere unitaria, ma al tempo diffusa, con istituzioni pubbliche e private tra loro coordinate in una leale collaborazione.
Ultimo – e più importante – lascito di Predieri è l’idea che la tutela del paesaggio sia una componente essenziale dell’ordinamento costituzionale e democratico, una potente leva per rimuovere gli ostacoli all’uguaglianza, migliorando la qualità della vita per tutti e permettendo il libero sviluppo della persona. Una lezione, oltre che giuridica, anche culturale e civile.
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