14 febbraio 2013
Il FAI ha perso uno dei suoi amici più cari, l'ambasciatore Antonio Puri Purini, scomparso qualche giorno fa a causa di un male incurabile. Antonio Puri Purini era un fedele servitore dello Stato e la sua brillante carriera lo dimostra: diplomatico di lungo corso, è stato Consigliere del Presidente Carlo Azeglio Ciampi e a capo dell'Ambasciata italiana in Germania dal 2005 al 2009. Ha scritto sulle colonne del Corriere della Sera.
“Diventai un diplomatico all'età di 23 anni dopo aver vinto un concorso pubblico – spiegò sulle pagine del quotidiano il 27 settembre 2011 - . Il servizio allo Stato e la difesa degli interessi generali mi sembravano la realizzazione professionale più appagante che si potesse sognare. Ho amato per una vita il mio Paese: credevo nei patrioti del Risorgimento, della Resistenza, nel patrimonio politico lasciato da De Gasperi, Moro, Fanfani, nell'apertura, nella vitalità, nel cosmopolitismo della cultura italiana”.
Antonio Puri Purini era un europeista convinto e a fianco di Ciampi, aveva lavorato perché il nostro Paese ottenesse sempre più credibilità all'estero e perché il valore della nostra identità europea fosse riconosciuto in Italia. Ha dedicato a questa esperienza un libro appassionato, Dal colle più alto. Al Quirinale, con Ciampi negli anni in cui tutto cambiò (Ed. Il Saggiatore).
Proprio il grande amore per il nostro Paese lo aveva spinto anche a fianco del FAI, come Presidente de "I 200 del FAI" da aprile 2011. I 200 sono i trustees della Fondazione, un gruppo scelto di persone fisiche e giuridiche, sensibili ai valori della cultura, interessate alla conservazione del patrimonio storico, artistico e ambientale del nostro Paese.
“Antonio Puri Purini credeva fermamente nell'importanza di tutelare e valorizzare la bellezza del nostro Paese – ricorda Giovanna Loredan Bonetti, Vicepresidente de "I 200 del FAI", e per questo sosteneva il FAI e la sua attività a favore della salvaguardia del patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano. La sua scomparsa lascia un grande vuoto, era un uomo colto e brillante, con una grande apertura mentale e una rara sincerità. Il FAI ha perso un amico e le tante telefonate di cordoglio che stiamo ricevendo lo testimoniano”. Con spirito battagliero ha affrontato la malattia, senza mai rinunciare agli impegni e alle sue passioni. Dalla Fondazione le più sentite condoglianze alla moglie Rosanna e a tutta la sua famiglia.
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