19 maggio 2014
Contribuire a definire il fabbisogno pubblico della cultura in Italia e proporre alcune misure concrete di incentivazione / defiscalizzazione per favorire il consenso dei privati al finanziamento dei diversi settori della cultura. Questi gli obiettivi del convegno Finanziare la cultura. Le risorse pubbliche necessarie, le risorse private possibili, promosso dall'associazione Priorità Cultura, presieduta dall'ex Ministro per i Beni Culturali Francesco Rutelli, e svoltosi lunedì 12 maggio al Teatro Franco Parenti di Milano.
Andrea Carandini, Presidente del FAI, presente all'incontro insieme a Severino Salvemini, Salvatore Settis e Pierluigi Sacco, ha presentato la visione del FAI nella gestione dei monumenti sottolineando quanto sia vicino per la Fondazione raggiungere il traguardo dell'autofinanziamento dei beni che gestisce. Nel 2013, infatti, i proventi diretti dei 50 Beni, di cui 28 regolarmente aperti al pubblico, hanno coperto il 59,8% delle spese, le sponsorizzazioni e la raccolta fondi relative a queste proprietà hanno portato la copertura degli oneri all'82,6% mentre il rimanente 17,4% è stato coperto da altre fonti di finanziamento del FAI.
“Il segreto dall'auto-sostentamento economico – ha dichiarato il Presidente del FAI - sta non già nella cultura asservita a un immediato profitto, ma nella partecipazione appassionata e diretta ai valori del paesaggio e del patrimonio culturale. Una tale partecipazione presuppone che manutenzione programmata, servizi e comunicazione siano concepiti, non come parti aggiuntive, ma in modo organico e sociale.” Diventa quindi necessario uno Stato forte capace di investire nei beni culturali a livello della media europea e, al tempo stesso, una società civile sempre più attiva, di cui la Fondazione è parte: una forma di cooperazione allargata che permette la “condivisione di idee e pratiche volte ad attuare un sistema di manutenzione, gestione e comunicazione / partecipazione sempre più in grado di tutelare il patrimonio e di promuovere la cultura, favorendone il pieno godimento”.
Bisogna, inoltre, tenere conto delle diverse esigenze di ogni bene, tali per cui è difficile immagine un unico modello di gestione, e valorizzare le potenzialità di ciascuno. “Che anche i beni di media e piccola entità – ha continuato Andrea Carandini – possano arrivare progressivamente ad auto-sostenersi non è da considerarsi più un'utopia, alla condizione che la manutenzione, i servizi, la comunicazione e la partecipazione rientrino in una concezione unitaria, ch'essi siano di alta qualità scientifica e tecnica e siano rivolti al vasto pubblico, con offerte conoscitive, eventi e altre attività differenziate, onde rispondere ai bisogni dei diversi tipi di persone e di famiglie. Così i beni meno grandi, medi e piccoli potrebbero sgravare i grandissimi dagli eccessi di pubblico, dovuti al loro essere diventati feticci universali del turismo mordi e fuggi.”
In conclusione al suo intervento Carandini ha rivolto un appello al Governo: “Spero che il Ministro Franceschini possa rafforzare la funzione essenziale dello Stato, cominciando a delineare una riforma del settore che scaturisca finalmente da una visione – il che fin'ora non è avvenuto – e possa, al tempo stesso, varare una stagione di buona volontà, di leale cooperazione e di fiduciosa sperimentazione fra istituzioni pubbliche e privato sociale o comunque non rivolto solamente al profitto, al fine di curare il bene comune come si manifesta nei luoghi speciali della nostra patria”.
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