24 gennaio 2020
Venerdì 24 gennaio si è tenuta la presentazione del Manifesto "Un'economia a misura d'uomo contro la crisi climatica" - promosso dalla Fondazione Symbola - presso il Sacro Convento di San Francesco ad Assisi, che papa Francesco ha definito “città del messaggio”.
L’obiettivo del “Manifesto di Assisi” è costruire un'economia e una società più a misura d'uomo in grado di affrontare con coraggio la crisi climatica, grazie ad una nuova alleanza tra istituzioni, politica, società e cultura.
"Una grande pagina di speranza, una svolta epocale, culturale e ambientale per passare dalle parole ai fatti", è stato sottolineato nel corso della presentazione a Perugia nel Salone d'Onore della Regione Umbria.
Il FAI, con il Presidente Andrea Carandini, ha aderito al Manifesto di Assisi perché si riconosce nei suoi obiettivi: l’attenzione alla sostenibilità ambientale non solo non è cosa nuova per il FAI, ma è uno degli indicatori fondamentali che monitorano e indirizzano l’attività della Fondazione. Questo nuovo grande impegno anche educativo del FAI è il contributo – sempre più forte e sempre più impegnativo – che la Fondazione porta alla grande e tremenda sfida che l’umanità sta lanciando al cambiamento climatico, una delle più grandi sfide alle quali l’umanità, intera e compatta, è stata chiamata da quando il pianeta è abitato dall’uomo. I movimenti giovanili di questi ultimi mesi dimostrano come il tema stia finalmente giungendo a maturazione. Il FAI cura, promuove, vigila e opera per mantenere viva la speranza di riuscire a salvare la nostra Terra. Il FAI vuole fare la sua parte.
È previsto l’avvio dei lavori per tracciare un percorso, con gli interventi del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli e del Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi.
Affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. È una sfida di enorme portata che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali. Il contributo di tutti i mondi economici e produttivi e soprattutto la partecipazione dei cittadini. Importante è stato ed è in questa direzione il ruolo dell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco.
Siamo convinti che, in presenza di politiche serie e lungimiranti, sia possibile azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050. Questa sfida può rinnovare la missione dell’Europa dandole forza e centralità. E può vedere un’Italia in prima fila. Già oggi in molti settori, dall’industria all’agricoltura, dall’artigianato ai servizi, dal design alla ricerca, siamo protagonisti nel campo dell’economia circolare e sostenibile. Siamo, ad esempio, primi in Europa come percentuale di riciclo dei rifiuti prodotti.
La nostra green economy rende più competitive le nostre imprese e produce posti di lavoro affondando le radici, spesso secolari, in un modo di produrre legato alla qualità, alla bellezza, all’efficienza, alla storia delle città, alle esperienze positive di comunità e territori. Fa della coesione sociale un fattore produttivo e coniuga empatia e tecnologia. Larga parte della nostra economia dipende da questo.
I nostri problemi sono grandi e antichi: non solo il debito pubblico ma le diseguaglianze sociali e territoriali, l’illegalità e l’economia in nero, una burocrazia spesso inefficiente e soffocante, l’incertezza per il presente e il futuro che alimenta paure. Ma l’Italia è anche in grado di mettere in campo risorse ed esperienze che spesso non siamo in grado di valorizzare. Noi siamo convinti che non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia.
La sfida della crisi climatica può essere l’occasione per mettere in movimento il nostro Paese in nome di un futuro comune e migliore. Noi, in ogni caso, nei limiti delle nostre possibilità, lavoreremo in questa direzione, senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno. Un’Italia che fa l’Italia, a partire dalle nostre tradizioni migliori, è essenziale per questa sfida e può dare un importante contributo per provare a costruire un mondo, civile, gentile.
Tra i promotori del Manifesto: il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci, il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, il direttore della rivista San Francesco, padre Enzo Fortunato, il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, quello di Confindustria, Vincenzo Boccia, l'amministratore delegato Enel, Francesco Starace, e di Novamont, Catia Bastioli.