09 ottobre 2013
L'ondata di maltempo che sta flagellando l'Italia meridionale ha provocato già tre morti in Puglia e nel Lazio: due di loro sono stati travolti dall'esondazione di un canale a Ginosa Marina. Il maltempo ha provocato danni notevolissimi: in tutta la provincia di Taranto: strade interrotte, coltivazioni rovinate, danni ad abitazioni ed edifici. In Basilicata i danni all'agricoltura sono di 3 milioni di euro.
Questa è soltanto l'ultima delle tragedie provocate dal maltempo. Questi disastri non sono solo il frutto di tragiche fatalità ma sono il risultato di una gestione scorretta del territorio: il consumo di suolo, gli abusivismi edilizi, la diminuzione dei terreni agricoli hanno alterato l'assetto idrogeologico dei nostro Paese; oggi ben il 10% del territorio italiano è a rischio di frane e alluvioni.
Oggi ricorre il 50mo anniversario della tragedia del Vajont. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ricordando le oltre 2 mila vittime, ha affermato che è "quell'evento non fu una tragica, inevitabile fatalità, ma drammatica conseguenza di precise colpe umane, che vanno denunciate e di cui non possono sottacersi le responsabilità". Per questo - secondo il Presidente - "è dovere fondamentale delle istituzioni pubbliche operare, con l'attivo coinvolgimento della comunità scientifica e degli operatori privati, per la tutela, la cura e la valorizzazione del territorio, cui va affiancata una costante e puntuale azione di vigilanza e di controllo".
Il Parlamento italiano ha scelto la data del 9 ottobre come "Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo".
Nel 2012 il FAI con il WWF ha firmato un dossier sul consumo di suolo: “Terra rubata. Viaggio nell'Italia che scompare". Ecco alcuni dati di questa grande emergenza
Nel 2012 il FAI ha siglato un Protocollo d'intesa per la valorizzazione dell'area di Punta Mesco, a Levanto: un angolo di paradiso delle Cinque Terre. Il protocollo intende preservare al meglio il paesaggio storico rurale, riprendere le coltivazioni tradizionali, risistemare il terreno e recuperare i terrazzamenti, particolarmente preziosi per evitare alluvioni e smottamenti.
Nello stesso anno il FAI si è opposto con forza a un provvedimento della Regione Sardegna che escludeva dalla tutela paesistica le aree limitrofe alle zone umide, aree naturalistiche di grande valore per l'ecosistema. Il Governo ha accolto le obiezioni del FAI e ha fatto ricorso contro questa legge per incostituzionalità.
Ogni giorno, dal 1975, il FAI si prende cura del territorio dei suoi Beni in tutta Italia: come alla Baia di Ieranto a Massa Lubrense (NA), dove, nel 1986, è iniziato un importante intervento di recupero paesaggistico-ambientale, caratterizzato dall'affascinate connubio tra la natura incontaminata e la millenaria attività dell'uomo. O al Bosco di San Francesco ad Assisi (PG) dove, dopo l'apertura al pubblico nel 2011, sono previsti nuovi interventi agroforestali che permetteranno di salvaguardare la biodiversità di specie e di ambienti tipici delle attività agricole tradizionali.
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