28 aprile 2025
Signor Presidente,
sono sinceramente emozionato nell’esser qui oggi a raccontare l’impegno civico degli oltre 5.000 giovani volontari che animano la rete territoriale del Fondo per l’Ambiente Italiano.
Ho interrogato a lungo la mia esperienza cercando di comprendere quale sia lo stimolo che spinge un giovane adulto a spendersi in maniera gratuita e volontaria per la collettività.
Per noi, nuove generazioni, il timore più grande è quello di scivolare nell’indifferenza, di pensare che i nostri gesti e le nostre manifestazioni, per quanto rumorose siano, non abbiano alcun impatto sulla società. Spesso risultiamo allora disillusi, imprigionati nelle continue etichette negative che l’opinione pubblica si ostina ad attribuirci, trovando conforto temporaneo nella leggerezza delle mode.
Sempre più isolati, rischiamo però di smarrire i ritmi vivi della democrazia: nell’età in cui dovremmo correre spinti dalla forza delle idee, stiamo rallentando il passo, lasciando a poche mani la tessitura del nostro futuro.
In tal contesto, il volontariato può offrire una risposta tangibile a questa crisi civica: esso rappresenta un potente strumento di aggregazione sociale capace di unire persone con anime diverse, canalizzando le loro energie verso il bene comune.
In particolare, la Fondazione rappresenta per i giovani italiani un laboratorio pratico di resilienza civile, incarnando il sale più originale di quell’azione popolare che la nostra Costituzione ci sprona ad attuare. Essa ci spinge a riscoprire il coraggio dell’ostinatezza, di sognare ad occhi aperti progetti apparentemente irrealizzabili e spenderci con passione per renderli possibili.
Allo stesso tempo, ci invita a recuperare quell’atteggiamento antichissimo della discussione, favorendo il dibattito delle idee nell’epoca del pensiero artificiale.
Così i 93 Gruppi FAI Giovani sparsi sul territorio nazionale, da Aosta a Siracusa, esercitano il loro dovere sociale nella tutela del patrimonio culturale e ambientale, ovvero quelle strutture irriducibili che costituiscono la nostra identità nazionale.
Tuttavia, la maturazione della coscienza civica non può intendersi come un processo spontaneo: è cruciale elaborare programmi solidi che trovino le loro basi nelle scuole, favorendo iniziative capaci di immergere gli studenti nella società. Percorsi formativi incentrati sulla sensibilizzazione alla bellezza che mostrino l’importanza vitale di investimenti nel settore culturale: un insegnamento da trasmettere fin dall’infanzia e che dovrebbe essere un ideale costante nello sviluppo dello Stato futuro.
La Fondazione interpreta questa esigenza di educazione civica attraverso il progetto Apprendisti Ciceroni, che permette agli studenti di diventare narratori dei propri luoghi, riscoprendone il carattere più intimo.
Ma questo è solo uno dei tanti volti di un FAI che offre a un giovane volontario la possibilità di abitare civicamente il proprio territorio.
Un cammino di crescita personale che trova il suo significato nella riscoperta delle radici, quelle tracce emotive del passato che continuano a esistere nelle comunità e nei paesaggi.
Una memoria sociale che non si limita a essere vincolo del presente o sterile retorica del ricordo, ma uno spazio d’incontro nel quale si intrecciano esperienze, letture e voci che forgiano le persone che siamo. E non possedere una coscienza storica di questo tipo può disorientarci: abbiamo bisogno di sentirci non soli, di sapere che nella gente, nelle piante e nella terra c’è qualcosa di nostro, che anche quando non ci siamo resta lì ad aspettarci.
Il FAI ci insegna a mettere la cura al centro di ogni nostro gesto, trasformandoci in giovani custodi di un patrimonio a cui possiamo restituire valore e dignità attraverso le nostre azioni.
La cura è premura, attenzione, autentico amore, ma è anche il coraggio di confrontarsi con realtà difficili, quelle che spesso preferiremmo nascondere o tacere. Nella cura risiede sempre una forma di protesta contro ciò che non funziona, un fermento che ci spinge a esplorare gli spazi invisibili ai margini, lì dove si celano storie e opportunità.
Ho avuto la fortuna di crescere all’interno della Fondazione, immergendomi nei suoi valori e facendoli miei.
Ogni volta che condivido questa esperienza, sento un brivido d’emozione pensando a ciò che siamo riusciti a realizzare e a tutto ciò che potremo costruire in futuro come nuove generazioni del FAI.
Spero di aver trasmesso almeno una parte della passione che ci anima, pur sapendo che spesso le parole non riescono a catturare pienamente la profondità di un sentimento che può solo essere vissuto.
nei Beni FAI tutto l'anno
Gratis