21 marzo 2018
Queste le domande su cui si è interrogato il FAI quando ha scelto di ospitare a Villa Necchi Campiglio gli studi preparatori per il monumentale altorilievo della “Giustizia Corporativa”, opera realizzata da Arturo Martini nel 1937 per il Palazzo di Giustizia di Milano.
Un intervento di valorizzazione che dal 7 marzo al 6 maggio arricchisce il Bene del FAI con un’esposizione temporanea che riunisce, per la prima volta, il bozzetto originale in gesso, due grandi altorilievi a grandezza naturale (anch’essi in gesso) utilizzati dall’artista come modelli per il gruppo degli “Intellettuali” e della “Famiglia” e un bozzetto in bronzo del gruppo della “Famiglia”.
Trattandosi di una casa – museo anni Trenta, con una sua precisa identità e altre opere d’arte presenti, l’allestimento della mostra è stato progettato in piena sintonia con lo stile e gli arredi della dimora, come se fosse un ampliamento della collezione permanente. Sono stati, inoltre, indagati i materiali presenti in villa al fine di individuare quello più idoneo a supportare il peso delle opere. La scelta è ricaduta sull'ottone brunito, facilmente armonizzabile al contesto.
In alcuni casi i supporti sono stati progettati ad hoc, come per la “Famiglia”, posizionata su una nuova consolle molto simile a quelle già esistenti in casa, mentre in altri (gli “Intellettuali”) si è proceduto integrando, in modo del tutto invisibile, gli arredi originari con dei rinforzi in ferro. Lo stile dei basamenti, per quanto riguarda i materiali e il colore, si ritrova anche nelle modalità scelte per la rilegatura delle riproduzioni fotografiche.
Infine, l’illuminazione ha mantenuto una grande coerenza con le atmosfere di una casa-museo, aggiungendo dei faretti alle luci esistenti, e un'attenzione particolare è stata data alla collocazione delle opere, in dialogo costante con gli oggetti e gli arredi della villa e alla giusta altezza per incontrare lo sguardo del visitatore e offrire una migliore fruizione.
Le opere, molto pesanti, hanno richiesto l’impiego di trasportatori specializzati che, con l’ausilio di particolari apparecchiature, hanno potuto sollevarle e posizionarle nel luogo scelto per l’esposizione. Particolare cura e attenzione è stata data anche alla villa attraverso indagini strutturali volte a verificare preventivamente l’assenza di rischi per la dimora.
I bozzetti, mai più esposti dagli anni Settanta, sono così tornati alla luce raccontando al pubblico com’è nata la “Giustizia Corporativa” di Martini, opera monumentale dalla forte carica innovativa per la compresenza di aspetti umani, ben rappresentati dai volti delle figure, in un’opera pubblica ai tempi commissionata dal Duce.
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