11 settembre 2008
“La più antica rappresentazione di un giardino è quella incisa su una tavoletta sumerica del 3000 avanti Cristo, nella quale si vede un albero da frutta circondato da un muro. Tutta l'idea di giardino si è sviluppata nel corso dei secoli proprio su questo concetto: uno spazio chiuso dove crescere gli alberi”. Come da semi secolari, dalle parole di Giuseppe Barbera, professore di Colture Arboree all'Università di Palermo e curatore dei lavori di recupero del Giardino della Kolymbetra, Valle dei Templi (AG), germoglia l'immagine del Giardino Pantesco di Pantelleria, simbolo dell'idea primigenia di giardino, di un sapere antico e tradizionale per decenni abbandonato e che oggi torna a essere incredibilmente attuale.
“In questi giorni – conferma Giuseppe Barbera, promotore dell'idea della donazione al FAI e curatore degli aspetti biologico agronomici del restauro - il problema della scarsità dell'acqua è, insieme a quella del petrolio, la maggiore minaccia esistente che, come molti sostengono, sarà la causa delle prossime guerre. A Pantelleria in particolare l'acqua è un bene quasi inesistente e quindi il Giardino Pantesco, un sistema autosufficiente che utilizza la porosità delle pietre e l'escursione termica tra giorno e notte per captare l'acqua dall'atmosfera in zone aride, rappresenta un tesoro di sapienza unico, da cui attingere conoscenza per risolvere i problemi attuali”.
La tecnologia su cui si basa il giardino risale agli albori della cultura dei Paesi caldo aridi del sud del Mediterraneo, e fa parte di quel know how costruito nei millenni e poi abbandonato negli ultimi cinquant'anni con l'avvento della civiltà industriale, che oggi diventa vitale invece recuperare, studiare, comprendere. “Non è un caso – prosegue Barbera - che a settembre presenteremo un progetto del CNR di Bologna, in particolare dell'IBIMET, l'Istituto di Biometeorologia che, insieme al dipartimento di Colture Arboree dell'Università di Palermo, studieranno attraverso sensori molto sensibili cosa succede all'interno del nostro giardino, per conoscere meglio i suoi meccanismi, con l'obiettivo di trasferirli poi in altri sistemi e in altri luoghi. Tutto ciò ci fa capire che i problemi attuali, che ci riportano a situazioni di pericolo che pensavamo dimenticate come la mancanza di cibo, l'esaurimento del petrolio, la stessa acqua che si trasforma in un bene limitato, possono essere risolti studiando le antiche tecnologie. Una lezione importante da cui tutti possiamo e dobbiamo imparare qualcosa”.
Leggi anche:
nei Beni FAI tutto l'anno
Gratis