I batteri possono essere bravissimi restauratori

I batteri possono essere bravissimi restauratori

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I batteri possono essere bravissimi restauratori
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27 novembre 2012

Su questo sito tempo fa abbiamo detto che i microrganismi danneggiano le opere d'arte e i monumenti. Marcella Mattavelli, delegata FAI di Lecco per il Gruppo Giovani e Conservatrice del Museo Astronomico-Orto Botanico di Brera presso l'Università degli Studi di Milano, ha chiesto ad Andrea Polo, ricercatore del Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l'Ambiente (DeFENS) della stessa Università, una ‘replica' di approfondimento sulla scoperta del gruppo di lavoro a cui appartiene: non tutti i microrganismi danneggiano le opere d'arte, alcuni sono invece degli efficientissimi “restauratori”!

 

Alcuni batteri sono amici dell'arte

Le opere d'arte hanno tanti nuovi, insospettabili alleati: i batteri. Come abbiamo detto, generalmente crediamo che siano proprio i microrganismi a mettere in pericolo i quadri, le statue e tutte le opere d'arte. La ricerca scientifica ha mostrato che solo una piccola parte di batteri è in effetti dannosa. Nei laboratori della Prof.ssa Claudia Sorlini e della Dr.ssa Francesca Cappitelli dell'Università degli Studi di Milano, è nata l'idea di utilizzare i batteri per il restauro e la conservazione delle opere d'arte attraverso il “biorestauro”.

 

Il “biorestauro”: un metodo ecologico per il restauro conservativo

Affreschi, sculture, monumenti si rovinano a causa dell'invecchiamento dei materiali e dall'inquinamento. I metodi tradizionali di pulitura utilizzano tecniche fisiche, come bisturi o polveri abrasive, e chimiche, ad esempio solventi organici. Questi metodi possono essere aggressivi per i materiali delle opere d'arte o possono inquinare l'ambiente con sostanze tossiche. La pulitura con il laser è invece costosa e provoca l'ingiallimento della pietra.

Con il “biorestauro” cellule vive vengono utilizzate per pulire le opere d'arte, come “spazzini” i microrganismi "mangiano" la sporcizia trasformandola in gas non tossici. Questo metodo ha due vantaggi: non inquina e non è aggressivo per l'opera d'arte dato che non intacca le parti che non hanno bisogno della pulitura. Il "biorestauro" è una soluzione brevettata che è già stata impiegata con successo per pulire una lunetta del Duomo di Milano, per rimuovere lo stucco dal basamento della Pietà Rondinini di Michelangelo e per la pulitura di marmi policromi del Duomo di Firenze. L'Università degli Studi di Milano non si ferma certo qui: i ricercatori continuano gli studi per migliorare le tecniche di "biorestauro" e per produrre bioformulati da mettere in commercio.

» Leggi l'approfondimento di Andrea Polo “Batteri alleati dell'uomo nella conservazione delle opere d'arte”

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