05 giugno 2013
20 maggio 2012. Sono le 4.03. E' ancora notte. Quasi l'alba. I bambini racconteranno di aver pensato a un tuono, a un carro armato, al treno Freccia Rossa, a un ladro dentro al divano…. (*) Sembra quasi di risentirlo quel boato, impresso nella mente degli emiliani, indelebilmente, perché da quell'istante la loro vita è cambiata per sempre. E non erano passati nove giorni che in un mattino soleggiato il boato è tornato, improvviso, spaventoso, mortale. Ancora una volta. Era il 29 maggio. 28 vittime, 300 feriti, 45.000 sfollati, 59 comuni colpiti.1.600 beni culturali danneggiati(**). Danni per 13 miliardi di euro (stima Commissione UE). Una tragedia.
E' passato un anno e quell'esperienza tragica non ha portato con sé solo sofferenza, dolore, immobilismo. Anzi: ci ha mostrato la forza di una popolazione caparbia e tenace. La forza di tante persone che non si sono fatte inghiottire dall'angoscia ma che, senza perdere tempo, si sono rimboccate le maniche. Per ripartire. Per ripartire ogni giorno: con impegno, sforzo, fiducia. Un dato su tutti, quello inerente le aziende del territorio: dodici mesi fa i lavoratori in cassa integrazione arrivarono a toccare le 41.335 unità. Oggi il dato è sceso a 2.627 dipendenti (***). Ci sono racconti bellissimi di chi è riuscito a ricominciare, a lavorare e a dare lavoro. Anche meglio di prima.
Ma veniamo al FAI. Non potevamo star certo fermi di fronte a 1.600 beni danneggiati! Nei primi giorni della tragedia ci siamo subito chiesti: COSA POSSIAMO FARE? Senza ancora pensare al come e con quali soldi. Ma solo a cosa fare. Per dare un segnale forte. Per dire ci siamo, vi vogliamo aiutare anche noi. “Ci piacerebbe rimettere in piedi tutto”, pensavamo in quei giorni: le chiese, gli edifici storici, il castello di Mirandola, la chiesa di San Francesco; la Rocca estense a San Felice sul Panaro o il centro storico di Concordia sulla Secchia; il Castello di Galeazza a Crevalcore o la Pieve di Cento. Ma abbiamo dovuto scegliere, invece e, insieme ai nostri volontari emiliani, abbiamo deciso per il Municipio di Finale Emilia. Non solo un monumento storico ma un punto di riferimento per tutti in questo tranquillo paese - al Finàl, in dialetto finalese - che, come i suoi vicini, viveva serenamente adagiato sulla pianura padana, coi suoi 15.000 abitanti, grandi lavoratori, dei campi, fino alla seconda metà del XX secolo, e dell'industria poi. Il Municipio, dunque, cuore della comunità locale, che con il suo campanile scandiva la vita dei cittadini. Il nostro impegno è quello di far tornare a battere il cuore pulsante della comunità, e per farlo abbiamo chiesto aiuto ai tanti amici che, come noi, credono fortemente nel valore inestimabile che un monumento, un'opera d'arte, un paesaggio hanno per la nostra stessa vita. Perché l'ambiente è il mio specchio – diceva il filosofo Josè Ortega y Gasset – e se distruggo l'ambiente, distruggo me stesso.
In accordo con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Emilia Romagna e il Comune di Finale rappresentato dal suo energico Sindaco Fernando Ferioli, mettiamo in sicurezza il Palazzo, dichiarato inagibile dopo le scosse subite. Poi, decidiamo che, per le caratteristiche del Palazzo Comunale di Finale Emilia, bene strategico dal punto di vista della pubblica utilità e bene vincolato, sia meglio procedere con un miglioramento del suo comportamento strutturale in caso di sisma, evitandone l'adeguamento alle nuove norme in materia antisismica che avrebbero comportato un intervento troppo invasivo e rispettandone il suo valore storico.
Come fare un progetto se non si può entrare nel palazzo ancora pieno di documenti, mobili, arredi, a cui si sono aggiunti calcinacci, detriti, polvere? A ottobre 2012 può finalmente partire lo sgombero degli spazi del Municipio e solo nel febbraio 2013 è possibile entrare e procedere con le indagini.
Insieme al FAI e alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici tanti sono i professionisti che decidono di offrire le proprie competenze, tutti uniti per un unico obiettivo: restituire agli abitanti di Finale il cuore della loro cittadina. Vincenzo Vandelli e Gaetano Marzani, architetti dello Studio Progettisti Associati di Sassuolo, Giorgio Serafini, ingegnere strutturista, Fabio Iemmi, restauratore, il professor Stefano Lugli del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, gli architetti Giorgio Peverelli ed Emilio Colombo Zefinetti della Egon srl per i rilievi laser scanner 3D e la realizzazione delle analisi termografiche, Anselmo Pulcini, responsabile delle prove strutturali, e Vincenzo Radaelli, Flavio Ranica e Vincenzo Venturini, responsabili della progettazione degli impianti elettrici, meccanici e della prevenzione incendi, tutti coadiuvati da Roberto Segattini e Clara Bianchi, dell'Ufficio Tecnico del FAI.
Si procede alla realizzazione delle indagini specialistiche necessarie per comprendere le evoluzioni nel tempo del fabbricato, la configurazione tipologica e strutturale dei vari elementi che lo compongono e la tipologia dei materiali con cui è stato costruito. Successivamente, per rispettare il valore storico-culturale e le caratteristiche del monumento, si studiano le evoluzioni dell'edificio nel corso dei secoli: così gli archivi di stato, degli Estensi a Modena, delle Soprintendenze locali e del Comune, diventano il pane quotidiano per il nostro team di esperti.
Proprio mentre scriviamo sta procedendo il lavoro di progettazione diviso in due parti: progetto preliminare per il recupero dell'intero Palazzo Comunale e progetto esecutivo per la porzione più antica dello stesso. Per un intervento di conservazione e restauro la definizione di un progetto accurato è la fase più delicata che richiede tempistiche consistenti, necessarie a valutare e soppesare ogni necessità nel rispetto dei manufatti antichi, oltreché delle normative vigenti. Per questi motivi dedicheremo al progetto tutti i prossimi mesi del 2013, mentre dal 2014 si procederà alla fase più operativa di realizzazione dei lavori, che verrà gestita direttamente dall'Amministrazione Comunale a cui saranno versati i fondi raccolti necessari per gestire la gara d'appalto con il vincolo del rispetto del progetto definito nel corso di quest'anno sotto il coordinamento del FAI.
Nulla potremmo fare senza i nostri Iscritti, i nostri sostenitori, le aziende illuminate, i cittadini comuni, gli enti locali che condividono i nostri valori, il nostro impegno. Per questo, per poter realizzare il restauro del Municipio, abbiamo chiesto l'aiuto di tutti. E l'aiuto è arrivato. Concreto. Ogni singolo euro a dimostrazione di quanto sia importante per tante persone esserci, fare qualcosa in prima persona, anche con un piccolo gesto: la rinuncia a un caffè.
Tra le varie iniziative un appello inviato a tutti gli Iscritti FAI a metà luglio, a due mesi dal sisma; l'organizzazione di una mostra fotografica Interno perduto. L'immanenza del terremoto presso Villa Necchi Campiglio a Milano; un concerto della pianista Maria Perrotta tenutosi presso l'Università Bocconi di Milano e finalizzato a raccogliere altri fondi; la vendita online dell'opera ideata per il FAI dall'artista Francesco Vezzoli. E ancora tante iniziative locali organizzate dalle Delegazioni FAI, come la cena di raccolta fondi organizzata dalla Presidenza FAI Emilia – Romagna alla presenza di Serena Dandini e l'apertura straordinaria della casa di Lucio Dalla, a cura della Delegazione di Bologna.
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