02 febbraio 2007
Le fiabe, giunte fino a noi grazie a una consolidata tradizione orale, sono il patrimonio della letteratura infantile e per questo hanno sempre vissuto in subordinazione rispetto agli altri testi letterari. Solo recentemente, in seguito allo studio delle tradizioni popolari e della cultura orale, sono state profondamente rivalutate. Diversamente dalle favole, le fiabe narrano di creature umane, spesso coinvolte in avventure straordinarie o accompagnate da personaggi magici, come streghe, fate, orchi e giganti.
Quelle raccolte e trascritte da Charles Perrault in Francia e dai fratelli Grimm in Germania sono diventate le più famose, come “Cenerentola”, “Il gatto con gli stivali”, “La bella addormentata nel bosco”, “Biancaneve e i sette nani”, “Cappuccetto rosso”, “Hansel e Gretel”, “Pollicino” e “Raperonzolo”. A queste si sono poi aggiunte le fiabe raccolte in Italia da Italo Calvino, e quelle del russo Aleksander Afanasiev.
E come dimenticare la famosissima fiaba di “Pinocchio”, scritta dall'italiano Collodi e tradotta in tantissime lingue, il “Peter Pan” dell'inglese James Matthew Barrie, e le numerose fiabe del danese Andersen: “Il brutto anatroccolo”, “La piccola fiammiferaia”, “La principessa sul pisello”, “La sirenetta” e “Il soldatino di piombo”.
Giungono da tempi ancora più lontani le favole, che raccontano di storielle di animali, simboli di vizi e virtù degli uomini, per regalare ammonimenti e leggi morali. Le più famose sono senza dubbio quelle di Esopo, il favolista greco del VI secolo a.C. Da Il cervo e la vite, a Il lupo e l'agnello, a La volpe e l'uva, si tratta di racconti di animali parlanti che ancora oggi suggeriscono una saggia morale ad adulti e bambini.
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