25 agosto 2014
Mancano pochi mesi all'inizio dell'Expo, la grande esposizione universale che si terrà a Milano dal primo maggio al 31 ottobre 2015, e in questi giorni si è molto dibattuto sulla richiesta avanzata dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e dall'Ambasciatore della cultura della Regione per l'Expo 2015 Vittorio Sgarbi al Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini di trasferire i Bronzi di Riace a Milano in vista dell'importante manifestazione.
Un secco "no" al trasferimento arriva dal Soprintendente ai Beni archeologici della Calabria Simonetta Bonomi: "Da tutte le relazioni dell'Istituto superiore per la conservazione e il restauro fatte dopo le campagne di restauro di questi anni emerge in grande evidenza la fragilità strutturale dei Bronzi di Riace". L'archeologo e storico dell'arte Salvatore Settis scrive su Repubblica: "La cultura non è un'impresa di traslochi, e anche quando un'opera sia trasportabile non è detto che debba essere “movimentata” in continuazione. È vano nascondersi che, se mai i Bronzi di Riace andassero all'Expo di Milano, fatalmente continuerebbero a girare per tutto il mondo".
Di parere opposto il critico d'arte Philippe Daverio: "Sto dalla parte di Sgarbi e sono favorevole al trasferimento dei Bronzi di Riace a Milano. Ma, a mio parere, ne basterebbe uno. Del resto non sono nati per stare insieme. Così quello esposto a Milano in occasione dell'Expo farebbe anche da cassa di risonanza per l'altro che resterebbe a casa, nel museo di Reggio Calabria".
Marco Magnifico, Vicepresidente esecutivo del FAI, scrive sulle pagine del "Corriere della Sera" dello scorso 21 agosto: "Confesso che la proposta di Sgarbi ha in un certo senso offeso il mio orgoglio milanese (Vittorio comprendimi!): ma come!? Riteniamo la nostra storia, le nostre arti, i nostri monumenti così poco interessanti e/o appariscenti da dover ricorrere alla presenza in città di ‘star straniere' per far bella figura agli occhi del mondo?"
"Avrei molto applaudito l'idea di riportare per qualche mese al suo altare delle Grazie l'Incoronazione di spine di Tiziano sottrattaci da Napoleone e oggi al Louvre – prosegue Magnifico - e sarei stato felice se fossimo riusciti a riportare in città (anche se San Francesco Grande non c'è più) la Vergine delle Rocce ...o magari anche tutte e due...; ma i sublimi Bronzi cosa diavolo c'entrano in una città che con l'Expo ha vinto la grande e irripetibile opportunità di farsi conoscere al mondo per altri meriti oltre alla grande capacità imprenditoriale? Questa è l'occasione per dire al mondo che noi non siamo solo dané ma anche molto ma molto altro! Per fortuna l'Assessore Del Corno ha nuovamente dato prova della sua saggia fermezza: 'Non abbiamo bisogno dei Bronzi di Riace a Milano'".
"E allora Vittorio, visto che rispetti e ami la nostra città dacci una mano a raccontare bene, senza fronzoli, rispettando e interpretando quel che è rimasto di quel nostro ‘stile' che ben conosci, che siamo stati una capitale dell'Impero Romano... aiutaci a raccontare la storia gloriosa del nostro Medioevo, la meraviglia di Sant'Ambrogio, l'opera degli ordini monastici che con il loro lavoro ridiedero impulso alla città con una agricoltura d'avanguardia che ha forgiato il nostro paesaggio costellandolo di abbazie come Chiaravalle, Viboldone e Morimondo...; e poi la storia ardita e civile della costruzione del Duomo, nostro supremo capolavoro e cardine della nostra identità (lui sì una grande star!) oggi così ben raccontata anche nel rinnovato museo del Duomo; e poi la rinascita sforzesca con il più bell'ospedale del mondo, con i foresti Bramante e Leonardo ma anche con i nostri Foppa (sarà regolarmente aperta e giustamente magnificata la cappella Portinari?), Bambaja, Bramantino e Luini e con il supremo cantiere, tutt'ora dimenticato, della Certosa di Pavia; e poi l'epoca dei Borromeo con San Carlo che dalla chiesa della Passione manda per mano del Cerano un monito all'Italia dell'eterno bengodi mangiando pane e acqua e con suo nipote il cardinal Federico che istituisce l'Ambrosiana ancora oggi vero scrigno della nostra milanesità!”
"(...) Che possano viaggiare o no (che noia sempre le solite querelle quando c'è un ministero e delle regole precise!) lasciamo i Bronzi a Reggio; difendiamoli semmai - d'accordissimo con Sgarbi! - dai vergognosi vituperi di ignobili performances e affianchiamoli finalmente (poveretti! tutti soli in quella nuova stanza tanto tremendamente anonima, in quel magnifico edificio piacentiniano completamente vuoto) con tutti gli impareggiabili capolavori che quel Museo possiede e mandiamoci tanta, tantissima gente; per raccontare al mondo che in Italia ogni città ha una sua storia, unica e irripetibile. A noi milanesi tocca ora il compito di raccontare ‘bene' la nostra, con ciò che essa nei secoli ci ha lasciato e senza inutilmente attingere altrove. Se riusciamo ne saremo fieri".
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